Garfield, la grande opera terrestre (spiegata da Paula Datsyuk)

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C'era una volta un giovane uomo che faceva il fumettista e che credeva che nulla fosse più importante della capacità di realizzare i desideri. Era una persona altruista, gentile, e il desiderio più profondo del suo cuore era quello di realizzare i desideri degli altri.

Insomma, uno che si vuole impantanare nei peggiori guai che possiate immaginare, così, perché era buono.

Tuttavia, la società in cui era cresciuto era sempre in tumulto: guerre, soprusi, litigi online (per qualche motivo questa cosa dei litigi online aveva una parte enorme e importante, perché il tizio non si limitasse a spegnere il computer non si sa), accuse infondate. I suoi amici erano sempre tristi e il giovane uomo si struggeva, perché non aveva il potere necessario per renderli felici.

Allora, capendo che era impossibile realizzare i desideri all'interno di quella società, iniziò a studiare per diventare un potentissimo stregone. Ci mise vent'anni della sua vita, ma infine divenne in grado di fare qualcosa che nessun altro poteva fare: riuscì ad estrarre i desideri dal cuore delle persone, per metterli all'interno di contenitori quadridimensionali indistruttibili, che avrebbero preservato quel desiderio per sempre. (I contenitori quadridimensionali in questione somigliavano a lasagne, comunque).

Anche se la vita avesse schiacciato le aspirazioni delle persone che avevano quei sogni (qui sogni e desideri sono usati come sinonimi), anche se la guerra e la paura, la sofferenza e l'orrore, fossero stati in grado di piegare l'animo del sognatore, il suo desiderio sarebbe rimasto intatto, splendente.

Allora lo stregone cercò un'isola deserta, su cui non abitava più nessuno per colpa di un disastro nucleare avvenuto circa quarant'anni prima, e lì fondò il suo regno: Margaritas, perché lì i suoi drink preferiti (i margaritas, appunto) non avrebbero mai scarseggiato e sarebbero stati gratuiti per tutti, proprio come la lambada, il ballo dei quattro canti e il giro-girotondo.

In quel regno che aveva fondato, il potente stregone portò tutti i contenitori quadridimensionali con all'interno i sogni e le speranze dei suoi amici ed eresse un enorme deposito dove custodirli: piano piano, con pazienza, avrebbe cercato di realizzarli uno ad uno, visto che ora non c'era più nessuno a dargli fastidio o metterlo in pericolo, e così lui poteva studiare e lavorare indisturbato.

Finalmente, a questo punto conosciamo il nome dello stregone: Garf.

Garf voleva che tutti fossero felici, perciò scrisse migliaia di volte lo stesso messaggio, lo infilò in migliaia di bottiglie, e lo spedì ovunque lanciandolo in mare: chiunque era il benvenuto a Margaritas e se fossero venuti a fargli compagnia, promettendo di non litigare fra di loro, e di non cercare di detronizzarlo, lui avrebbe realizzato i loro desideri.

All'inizio, Garf pensò che nessuno volesse vivere con lui, perché per mesi non venne nessuno... ma poi, all'improvviso, all'orizzonte spuntò una nave: era malandata, con il legno un po' marcio, una fiancata spaccata da quello che sembrava un colpo di cannone, l'albero maestro tranciato a metà.

Dalla nave uscirono degli emigrati stanchi ed emaciati, che subito si gettarono ai suoi piedi.

«Maestà, maestà» Pianse quello che era il loro capo «Siamo solo umile gente, poveri morti di fame! Non siamo nobili, non siamo belli, non siamo nessuno, ma abbiamo ricevuto questo messaggio, con dentro le coordinate della vostra bella isola! Saremo accolti?».

Garf non stava nella pelle dalla gioia: finalmente avrebbe avuto qualcuno a fargli compagnia!

«Venite, venite tutti!» Disse «Vi darò grissini, salatini e margaritas in gran quantità!».

I profughi si stabilirono a Margaritas e furono molto felici, perché ovviamente lì non c'era nessuno che cercasse di ucciderli, per di più la terra era fertile e ricca, crescevano ovunque funghi alti come bambini e il re era gentile e generoso.

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