Capitolo quarto "Il ragazzo della pioggia"

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Il ragazzo non la notò

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Il ragazzo non la notò.

Rivolse solo uno sguardo fugace a George, responsabile di un club scolastico che riuniva gli studenti più appassionati di saghe fantasy, e si sedette vicino a lui, sull'unico posto libero.

Tutti lo osservarono in silenzio, ma lui non sembrava preoccuparsene.

Scoccò un'occhiata veloce e diffidente all'aula, senza dare importanza alle persone che vi erano dentro. Aveva un atteggiamento estraneo a quello tipicamente timido del nuovo arrivato: più che uno studente nuovo, sembrava, infatti, un gatto delle nevi capitato in un luogo completamente dissimile dal suo habitat naturale. Era rigido e freddo; e il suo volto non mostrava nemmeno l'accenno di un sorriso nervoso, mentre i suoi grigi occhi felini e imperturbabili si spostavano dalle cartine geografiche dell'America e dell'Europa alla lavagna digitale dietro alla cattedra.

Le sue compagne di classe lo guardavano con ammirazione, come se fosse avvolto da un'aurea magnetica e ipnotizzante, mentre un brivido freddo pervase Evelyn: aveva la singolare impressione che, entrando in quell'aula, il ragazzo avesse portato con sé il gelo che si era insinuato tra loro due quando lei gli aveva chiesto del fratello.

Nonostante fosse vestito diversamente rispetto alla volta in cui lo aveva visto per la prima volta — indossava, infatti, un semplice paio di jeans e una maglietta a mezze maniche nera — Evelyn non poteva nutrire dubbi: bastava soltanto quello sguardo a renderlo inequivocabile.

Se non lo avesse mai incontrato prima di allora, molto probabilmente lo avrebbe guardato non diversamente da come stavano facendo le altre ragazze: nel modo in cui si osserva un nuovo affascinante compagno di classe.

Tuttavia non era questo il caso. Lo sguardo della ragazza stava scrutando la nuova figura che era apparsa inaspettatamente nell'aula, ma gli occhi della mente rievocarono un'altra immagine: quella del ragazzo incappucciato in cui si era imbattuta il giorno prima.

- Io sono George Baker - Con un largo sorriso stampato sul suo volto dai connotati ancora molto fanciulleschi, George porse una mano al nuovo ragazzo per presentarsi, ma quest'ultimo si limitò a guardarla interdetto, come se il ragazzo, con quel gesto, lo stesse invitando a ballare.

Prima, però, che il nuovo compagno di classe di Evelyn potesse dire il suo nome, il professor Smith, un uomo britannico di mezz'età che aveva una rispettiva camicia per ogni giorno della settimana, entrò in aula con il fiatone.

Chiuse la porta alle sue spalle e, una volta posata la sua valigetta sulla cattedra, si affrettò a tirare fuori il materiale che gli serviva per la lezione.
- Scusate per il ritardo, sono rimasto imbottigliato nel traffico. Non immaginate quanto sia nervoso, quindi oggi pretendo particolare attenzione e assoluta serietà da parte vostra – Le sue dita si muovevano frenetiche per digitare la password d'accesso al registro elettronico.
- Oggi ci sono pure le interrogazioni e spero soltanto che la vostra ignoranza non mi faccia uscire di testa. Se solo nutriste un po' di più di empatia verso i vostri cari professori, vi rendereste conto di quanti sacrifici facciamo per voi - Sbagliò più di una volta a scrivere la password.

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