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-In che senso mancano solo tre giorni?- esclamo, sedendomi come sempre accanto ad Esa per la colazione.

-Oggi ci sono le prove scritte e la gara di ballo, domani le prove orali e dopodomani la consegna dei diplomi. E poi ognuno tornerà alle proprie vite- risponde lei, con un pizzico di nostalgia nella voce.

Faccio volare velocemente lo sguardo per tutto il tavolo. Di Piero, il primo seduto a sinistra, sembra la persona più tranquilla del mondo, mentre sorseggia con grazia il suo latte e cacao. Giordano, accanto a lui, sembra star impazzendo. Continua a copiare dal libro un milione di formule matematiche, che poi si attacca con lo scotch sotto le scarpe. Luca lo sta aiutando, e di tanto in tanto copia la sua tecnica, ritrovandosi la suola delle scarpe simile a un collage di parentesi graffe, incognite e segni di operazioni. Davide e Andrea hanno la testa china su un libro, mentre accanto a loro l'altro gemello sembra essere molto interessato a una crepa che si è appena formata nel muro. Sto quasi per dirgli di mettersi a ripassare, ma so che non avrebbe senso. Leo non ascolta mai nessun consiglio. Sofia sta aiutando Federica, che sembra sul punto di esplodere. 

Io ed Esa, ieri sera, abbiamo deciso di non ripetere niente all'ultimo minuto. Più informazioni aggiungiamo, peggio ricorderemo tutto quanto.

-Signori, andiamo. Gli esami inizieranno a momenti- annuncia il sorvegliante, mentre noi ci affrettiamo a metterci tutti in fila più o meno ordinatamente.

-Agitata, Ferrara?- mi chiede Davide, accanto a me.

-Potrei chiederti la stessa cosa, Vavalà- 

-Ci sediamo vicini? Non credo che Maggi ce l'abbia con noi-

-Per il tema ok, Esa non ha problemi. Ma per matematica devo passare vicino a lei. Tu te la cavi abbastanza bene, perciò lascerò il mio posto a Luca-

-Bello aver frequentato il liceo scientifico-

-Ti prego no! Tutta quella matematica...-

-La matematica non è così orribile, va solo...capita-

-Parli come se fosse una persona-

-Beh, qualcuno dovrà pur risolvere i suoi problemi, no?-

-Questa era davvero pessima, Vavalà-

Rivolgendomi un sorrisetto ironico, Davide prende posto in penultima fila nell'aula, per poi aspettare il mio arrivo.

-Compagni di banco fino alla fine, eh?- commenta Giordano, seduto come sempre al primo banco.

-Certo- risponde subito Davide, stringendomi dolcemente una mano -fino alla fine-

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E' passata mezz'ora da quando Maggi ci ha consegnato i fogli protocollo e la traccia del tema che dovremo scrivere. Quest'ultima, a pensarci bene, mi piace molto più di quanto pensassi. Ci è stato chiesto di raccontare la nostra esperienza all'interno di questo collegio, specificando se questo ha in qualche modo rivoluzionato il nostro modo di credere nell'amicizia.

Davide non ha staccato la sua penna del foglio neanche per un secondo. E' come quando disegna. Se trova l'ispirazione, niente può fermarlo.

A dire la verità, anche io sono piena di idee, così tante che non so da dove iniziare. 

-Tutto bene?- sussurra Davide, attento a non farsi sentire dal prof.

Io annuisco, sorridendogli.

-Certo che sei ispiratissimo, Dado-

-Strano a dirsi. Di solito ci metto una vita per scrivere un tema- poi lancia un'occhiata al mio foglio, ancora completamente bianco.

-Ti conviene iniziare a scrivere, Fede. Due ore passano più in fretta di quanto sembri-

Stranamente, subito dopo le sue parole, è come se qualcosa fosse scattato nella mia mente. Un'idea, su come iniziare il mio tema.

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-Quante pagine avete scritto?- chiese Esa, non appena usciamo dall'aula per una piccola pausa, prima della prova di matematica.

-Io ho scritto per tutto il foglio, non su una singola colonna. Mi sono uscite quattro pagine intere- rispondo, aspettando che Davide consegni il suo foglio.

-Io tre pagine. E devo dire che il tutto è stato abbastanza fluido. Di solito ci metto intere giornate ad elaborare un testo-

-Io anche! Pensa che a scuola tutti gli insegnanti sanno che devono darmi un quarto d'ora in più, per finire i compiti in classe-

Proprio in quel momento Davide esce sorridendo dalla classe.

-Sei felice di quello che hai scritto?- gli chiedo, lanciandogli un panino, che lui prende al volo.

-Veramente felice, si. L'ho finito anche in poco tempo. Sono rimasto seduto fino alla fine perché l'ho ricopiato- risponde, estraendo dalla tasca del pantalone un foglio.

-E perché lo hai fatto?- indago.

-Perché volevo fartelo leggere. Ma non adesso. Voglio aspettare l'ultima sera-

-Non sarà già tutto troppo commovente? Ci voleva pure il tuo tema?-

Lui ride, contagiando anche me.

-Vedi di farmi piangere e giuro che non ti do neanche il mio numero, Vavalà-

-E tu pensi che non riuscirei ad ottenerlo da solo?-

-In effetti non avrebbe senso. Minacceresti di morte persino Giordano, pur di averlo-

❝ 𝐓𝐇𝐀𝐓 𝐃𝐀𝐌𝐍 𝐒𝐌𝐈𝐋𝐄 ❞ || 𝑫𝒂𝒗𝒊𝒅𝒆 𝑽𝒂𝒗𝒂𝒍𝒂̀Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora