capitolo diciassettesimo

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Beatrice si chiuse la porta del suo appartamento alle spalle, subito dopo aver salutato Federico, ancora elettrizzata.

Le sembrava di star vivendo un sogno, anche se, secondo i patti, era tutto finto. Quel bacio, però, sembrava dire tutt'altro.

Tolse la giacca leggera che aveva indossato per la serata e poggiò la schiena alla parete che costituiva l'ingresso della sua abitazione.

Un sospiro pesante, annoiato dalla situazione, lasciò le sue labbra mentre la sua mente si riempiva di pensieri.

Le dava fastidio solo ricordare ciò che era successo pochi attimi prima, ma soprattutto non riusciva a sopportare il fatto che quel bacio le fosse piaciuto.

Che poi fosse piaciuto anche a Federico, quello era un dato di fatto. Altrimenti non lo avrebbe fatto e basta.

Il calciatore, infatti, aveva agito d'istinto, senza pensare alle conseguenze e godendosi soltanto il momento, perché si era trovato nella situazione perfetta per fare ciò che avrebbe voluto da un po' e di certo non se l'era sentita di lasciarsela scappare ancora.

Di conseguenza non perse neanche tempo a rimuginare sull'accaduto nei pochi minuti successivi che gli rimasero prima di andare a dormire.

Guidò fino a casa sua velocemente e ascoltando musica a tutto volume per scacciare ogni tipo di pensiero, e appena arrivato si cambiò in fretta e furia per mettersi a letto e dormire, senza neanche visualizzare le centinaia di messaggi che aveva ricevuto nelle ore precedenti.

Cosa da cui invece Beatrice non riuscì a trattenersi, motivo per il quale ebbe il coraggio di aprire la chat di gruppo con i suoi amici, dove i messaggi ricevuti erano almeno un centinaio.

Lesse poco e niente, perché era stanca e non voleva rovinarsi quella serata così bella, ma scrisse un messaggio che avrebbero sicuramente letto entrambi.

Ragazzi, so che volete delle spiegazioni. Se volete vediamoci domattina a casa mia. Fatemi sapere voi per l'orario.

Fu tutto ciò che scrisse, prima di spegnere il telefono ancor prima che i due potessero leggere il messaggio, per evitare risposte lampo, e poi si preparò per andare a dormire, ma non fu per nulla semplice prendere sonno quella notte.

La mattina successiva il risveglio di Beatrice fu decisamente brusco.

Non era andata a dormire tardi, anzi, ma per le prime ore della notte aveva dormito così male che alle dieci del mattino si trovava immersa in un sonno profondo.

Probabilmente sarebbe rimasta a letto per almeno altre due ore, se l'insistente rumore del citofono non l'avesse svegliata.

Si alzò lentamente dal letto, ancora intontita, mentre urlava un "arrivo!" poco convinto nella speranza che il suono potesse fermarsi, non considerando che dal terzo piano sarebbe stato difficile farsi sentire.

Rispose velocemente, e finalmente le sue orecchie ebbero pace, ma solo per pochi attimi prima che la voce squillante della sua migliore amica risuonasse forte dal quadratino metallico che l'aveva svegliata.

«Bea, ci apri? Siamo giù da almeno cinque minuti!» Esclamò Chiara, spazientita.

Beatrice non rispose, ma aprì agli amici sia il portone del condominio che la porta del suo appartamento, e corse ad indossare almeno un paio di pantofole.

Si guardò di sfuggita allo specchio, sistemando con le mani i capelli che sembravano un groviglio senza capo né coda, e nello stesso momento Marco e Chiara varcarono la soglia di casa di Beatrice, facendo non poco rumore.

La ragazza si girò verso gli amici con calma, per contrastare la "sfuriata" che si aspettava da loro.

Gli rivolse un flebile sorriso rassegnato, con il quale sperava di fargli un po' di pietà.

«Buongiorno! Si può sapere che succede, Bea? Ci sentiamo un po' esclusi dalla tua vita!» Esordì Chiara, ancora sconvolta, consapevole del fatto che non ci fosse nulla che non sapeva dell'amica.

Era sempre stata la prima a sapere qualsiasi cosa la riguardasse, e venire a sapere una cosa così importante da una foto sui social della sua squadra del cuore un po' l'aveva ferita.

«Possibile che ti abbia presentato Chiesa due settimane fa e ora vi ritrovo assieme senza neanche saperlo?» Chiese invece Marco retoricamente, con tono decisamente più scherzoso.

Beatrice si sedette al tavolo del salotto, facendo cenno ai due di fare lo stesso.

«Buongiorno. Avete ragione, avrei dovuto parlarvene, ma è stata una cosa così veloce che non ho avuto neanche il tempo di realizzare. Io e Federico ci stiamo frequentando, e non si tratta di nulla di ufficiale, ma ha deciso comunque di portarmi con sé alla cena di squadra di ieri. Mi dispiace non avervelo detto prima.» Disse Beatrice tutto d'un fiato, per paura di lasciarsi sfuggire un qualsiasi dettaglio sospetto.

Aveva deciso insieme a Federico di non rivelare nulla a nessuno, compresi i suoi migliori amici, e non aveva certo intenzione di infrangere una delle regole dopo così poco.

Inoltre, non voleva assolutamente mettere nei guai il suo "finto fidanzato".

Chiara e Marco si ammorbidirono un po' dopo quelle parole, ma non risparmiarono a Bea un piccolo interrogatorio a cui fu difficile rispondere.

Dopo almeno una mezz'ora di domande incalzanti e la promessa di futuri aggiornamenti sulla frequentazione, i due amici lasciarono l'appartamento e Beatrice iniziò a prepararsi per il turno di pomeriggio che aveva al lavoro.

Dopo una doccia ristoratrice, prese il telefono rispondendo solo ai messaggi più importanti, tra cui quelli dei familiari, a cui promise una spiegazione.

Le dispiaceva davvero dover mentire a tutte le persone a lei più care, ma allo stesso tempo sentiva di non star facendo nulla di male, anche e soprattutto perché in fondo ciò che stava facendo le piaceva.

Scelse al volo cosa indossare ed entro pochi minuti uscì di casa, giusto in tempo per arrivare al lavoro in orario.

Entrò in biblioteca particolarmente raggiante, pronta per il pomeriggio di lavoro che le sarebbe spettato, ma che non le pesava.

Claudia, che la aspettava per il cambio, la salutò affettuosamente e si preparò in fretta e furia per uscire, dato un impegno di cui aveva parlato a Bea di sfuggita il giorno prima.

«Ah, dimenticavo, c'è una cosa per te!» Esclamò, muovendo la testa verso un punto non definito alla sua destra e facendo l'occhiolino alla sua collega.

Bea si girò in quella direzione e sorrise immediatamente alla vista del bellissimo mazzo di fiori che si trovò davanti.

Claudia la salutò al volo prima di uscire definitivamente dalla biblioteca, e Beatrice corse verso i fiori, con gli occhi che le brillavano, e lì annusò per sentirne il profumo che tanto le piaceva.

Sapeva perfettamente da chi provenisse quel mazzo di tulipani rosa, e al solo pensiero poté percepire il suo cuore battere più forte.

Beatrice prese delicatamente i fiori e li posò sul bancone, accanto alla sua borsa. Non riusciva a smettere di sorridere neanche mentre cercava un vaso dove poter riporre il suo regalo, consapevole che da qualche parte ce ne fosse uno.

Un suono improvviso, il trillo familiare di una notifica, ruppe il silenzio della biblioteca, attirando la sua attenzione.

Il cellulare era proprio accanto a lei, e Bea gettò uno sguardo veloce allo schermo, dove compariva un messaggio accompagnato da un nome ben noto scritto in grassetto.

Spazio autrice
Ciao! Non c'è molto da dire, in realtà. Non aggiornavo questa storia da tre anni e mezzo, ma ho deciso che era arrivato il momento giusto e l'ho ripresa. Spero che qualcuno la legga, ma allo stesso tempo sentivo io il bisogno di continuarla e, già che c'ero, di condividerlo con voi! 🫶🏻

Fake love || Federico ChiesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora