Capitolo Tre

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these arms were made for holding you

***

Harry esce dalla sede di Londra dell'UNICEF, scivolando tra la folla mentre si aggiusta la sciarpa rossa attorno al collo. Sorride per il nuovo impiego per cui ha firmato, nonostante debba costringersi a incastrare quel nuovo impegno con gli scatti da scegliere per il Save the Children e le serate di gala a cui deve partecipare. Non vuole lamentarsi, però, non quando è riuscito a rendere una sua passione un lavoro più che retribuito, che lo mantiene e lo fa andare avanti in condizioni agiate. Niall insiste sempre che dietro un successo del genere ci sia una base di talento naturale, ma Harry sostiene la sua teoria sulla buona stella che ogni tanto gli ammicca alla schiena.

Mentre si ferma a un incrocio per aspettare il suo Uber, sblocca il telefono e controlla le mail di lavoro, rispondendo alle più urgenti, poi passa ai messaggi: vari sono da parte di Niall, che gli ha inviato una lista della spesa da fare, seguita da una serie di emoji di mani giunte, cuori e faccine ammiccanti. Harry risponde con un pollice in su, e ridacchia: se non conoscesse Niall dalle elementari, vedrebbe impossibile poter combinare tutti quegli ingredienti in un piatto commestibile. Ma lui e Liam sono gli assaggiatori certificati del cuoco dal primo anno di liceo, quindi può solo rallegrarsi alla prospettiva del pranzo che lo aspetta.

Mentre sta rispondendo al messaggio di Liam ('Ti prego, H, fa' la spesa, perché Niall minaccia di scendere e io ho bisogno di una mano con il tavolino da montare per il salotto') una nuova notifica gli fa vibrare il palmo: ne scorge l'anteprima e, scorrendo con il polpastrello del pollice, ne legge il testo dal menù a tendina.

Matt: Il rosso ti dona. x

Harry alza la testa di scatto, toccandosi con la mano inanellata il nodo della sciarpa, quasi di riflesso. Si alza persino sulle punte, ma Londra all'ora di punta è una fiumana di volti senza nome, in cui Harry non ritrova quello del ragazzo che ha scaricato tre sere prima. Il solo pensiero gli fa stringere la lingua tra i denti dal dispiacere, perché Matt sembrava veramente intenzionato a portare avanti la conoscenza. Harry ha provato a spiegare, in toni dispiaciuti e cortesi, che non era scattato nulla, e che non sarebbe andato a letto con lui per una sorta di patto non scritto. Tranne casi estremi, non era il tipo da rotolarsi tra le lenzuola per il gusto di farlo. A Matt non era andata esattamente giù (gli aveva scritto quel messaggio senza senso sull'amore, infondo), ed Harry non se l'era sentita di dirgli che per lui potevano rimanere amici. L'avrebbe fatto arrabbiare ancora di più.

Probabilmente, Matt l'aveva visto in piedi all'angolo e aveva scritto quel commento disinteressato, forse sperando di riattivare in qualche modo la sua attenzione, forse solo perché sinceramente gentile ma troppo timido per fermarsi a dirglielo, visti i loro trascorsi. Harry nemmeno visualizza, come l'altro messaggio, e si fa scivolare il telefono nella tasca del cappotto, osservando l'Uber accostare al marciapiede. Mentre apre la portiera, si sente degli occhi vagare sulla schiena, ma stringe la cinghia della tracolla e non ci pensa.

Probabilmente non è niente.

***

"Harry?" esala Louis, in piedi, con una mano ancora sulla porta.

E sì, la figura alta e sottile davanti a lui, gocciolante e tremante, è proprio Harry, che regala schizzi di pioggia gelida al pavimento. È zuppo dalla testa ai piedi, con il maglioncino di cotone nero attaccato al petto, il colletto di una maglietta bianca che sbuca scomposto, aderito come una ventosa al collo. I jeans sembrano irrigiditi dalla pioggia, gli stivaletti sono decisamente pieni d'acqua e i riccioli gli fanno scivolare delicate cascate sul viso pallido. Al sentire il suo nome, si stringe le braccia al petto, per impedirsi di tremare.

Sky Never Looked So Blue ||L.S.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora