Capitolo Quattro

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we're sleeping on our problems and we'll solve them in our sleep
wake up early morning and they're still under the sheets

***

"Harry?"

Il riccio si gira di scatto, incontrando lo sguardo confuso di Liam, per poi rilassarsi di riflesso. Torna a tagliare la sua frutta, voltandosi lentamente. La cucina getta ombre di sole pallido e sporco su di loro, chiusi nella bolla delle lampade artificiali. Senza alzare il capo, Harry mette da parte la buccia della mela e inizia a tagliarne gli spicchi in dadi nel contenitore di plastica.

"Buongiorno, Li. Vai a correre?" domanda pigramente, e sente il suo migliore amico muoversi oltre l'isola dal ripiano in marmo, verso il frigo.

"Sì, Harold, come ogni santo giorno. Tu, invece? Che ci fai già in piedi?"

"Ho delle foto da selezionare e un paio d'incontri importanti, ma non mi sembrava il caso di disturbare Cindy per questo" spiega velocemente, agitando una mano all'aria "E quindi mi porto qualcosa da mangiare in studio e ci vado adesso."

"Capito..." Liam sorseggia piano il suo caffè freddo, guardandolo da sotto le ciglia. "Sai, ieri Niall mi ha detto che sei sceso molto tardi. Persino più tardi di lui."

È una frase buttata lì, un po' per caso, ma Harry irrigidisce comunque le spalle mentre chiude il suo contenitore. Fortunatamente, Liam non lo vede in viso. Si sistema il bun sulla nuca, prima di schiarirsi la voce e dire:

"E quindi?"

"Niente. Davvero. Be', io vado, allora. Siamo da Niall a pranzo?"

"Siamo da Niall a pranzo. Certo." ripete Harry fiocamente, regalandogli un sorriso. In un turbinio di pacche sulle spalle e dolci occhi castani, Liam è fuori dalla porta. Harry pulisce le bucce che ha scartato, poi la cucina, e lascia un post-it per Niall, sbadigliando. È una cosa stupida, si è detto la sera prima mentre impostava quella ridicola sveglia, ma servirà a calmare i suoi nervi, e può giustificare una cosa del genere ai suoi coinquilini, almeno per un giorno.

Si lava i denti e, stretta una sciarpa blu al collo, affonda il naso nel colletto di lana, pregno dell'odore di Niall. Prenderà la sua e imputerà l'errore alla stanchezza, e non succederà niente. Piano, con una mano che trema appena, apre la porta di casa e la chiude senza far rumore.

Nell'aria gelida di una Londra che dorme ancora, Harry conta i passi per l'ascensore, i secondi per il piano terra, le falcate per uscire e girare l'angolo. È un lento, estenuante conteggio che nella sua mente è scandito come un orologio delle brutte notizie, che non vede l'ora di zittire, di rompere, di dimenticare.

Ha già svoltato l'angolo ed è a metà della strada quando il suo telefono vibra, facendolo fermare per un attimo: il labbro gli trema, ma riprende a camminare. Agguanta il cellulare con dita ferme e bianchicce da come stringe la presa, poi ispira dal naso e lo arriccia. Qualcosa nel suo petto muore nel leggere l'anteprima del menù a tendina.

Matt: Ancora non so decidere quale colore ti stia meglio, amore mio. Ma il blu è molto bello. Te lo strapperei via. ;) x

Harry non visualizza quel messaggio, come non ha visualizzato gli altri tre, arrivati in quei tre giorni, sempre riguardanti il suo abbigliamento appena uscito di casa. Stremato, si limita a bloccare il numero, chiudendo di nuovo il cellulare e, spera, Matt fuori dalla sua vita.

Inizia a camminare un po' più velocemente, come se dovesse scappare, come se fosse a metà tra il passeggiare e il correre. Lascia, sanguinolento sul marciapiede dove si è fermato, un pezzo del suo cuore.

Sky Never Looked So Blue ||L.S.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora