Capitolo Sei

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hope that you don't run from me

***

Harry si chiude la porta alle spalle, inspirando ed espirando, mentre si sfrega i polpastrelli sulle occhiaie pronunciate. Mentre ancora stringe la maniglia d'ottone in una presa ferrea, il suo telefono inizia a squillare. Sobbalza, la bile gli si arrampica su per lo stomaco.

Gli ultimi quattro mesi sono stati orribili. Harry ha iniziato a conservare, per monito o forse per paura, tutti i biglietti di Matt in una scatola di latta nel suo ufficio: le note erano diventate cinque al giorno, poggiate solo Dio sa come sulla scrivania, ogni santa mattina. I messaggi si erano prima moltiplicati, facendosi anche più spinti e meno cortesi, e poi si era passato alle chiamate. Matt chiamava a qualsiasi ora, ossessivamente, finché non riceveva una risposta, ma Harry non parlava, e l'uomo si accontentava di sentire il suo respiro nel ricevitore mentre raccontava la sua giornata come se nulla fosse. Harry aveva cambiato caffetterie, strade e orari per andare a lavoro, ristoranti e persino appuntamenti, con il rischio di perdere clienti importanti, ma Matt era sempre riuscito a mandargli un messaggio per fargli intendere che lo stava guardando, e che sapeva, e che non era felice di vederlo con altri uomini che non fossero lui. Una volta aveva scritto 'tanto alla fine ti addormenti solo davanti a me'.

Harry non aveva chiuso occhio tutta la notte, e la mattina dopo si era ritrovato questo:

Matt: Mi dispiace che tu non abbia dormito, amore :( Ti farò avere una tisana a lavoro x

Quello risaliva a un paio di giorni fa. Da quel momento, Harry è sceso il meno possibile, e ha anche evitato di dormire, o di stare in camera sua. Ha la sensazione che ogni cosa al suo interno (le foto, le copertine che ha scattato e incorniciato, i poster) lo fissi, quasi lo ispezioni, sviscerandolo come una rana su tavolo di un'aula di biologia. Harry può solo boccheggiare e osservare il modo in cui viene aperto e privato di qualsiasi cosa.

Ovviamente, gli altri l'avevano notato: Liam e Niall gli gravitavano attorno come due satelliti dall'espressione preoccupata; sua madre e sua sorella, dopo la loro ultima videochiamata, hanno proposto non tanto velatamente di venire a Londra a fargli visita per qualche giorno, per 'farlo staccare un po' dal lavoro'. Persino Ed, impegnatissimo nel registrare un nuovo singolo, gli ha chiesto se avesse mangiato abbastanza, se dormisse bene, se ci fosse qualche problema.

A quanto pare era lui, il problema, ma davanti a tutti accusava sempre il lavoro.

Tirando fuori il telefono dal cappotto, si rilassa contro la porta nel vedere che è proprio Ed, quello che lo sta chiamando. Si affretta a rispondere: ''Ehi, amico.''

''Hazza, finalmente! Non ti vedo da una vita, bello.'' la voce di Ed è sinceramente preoccupata, ed Harry si sente ancora peggio. E' colpa sua se tutte le persone attorno a lui sono preoccupate, e non ha nemmeno il coraggio di rassicurarle. Gli si stringe il cuore in una morsa.

''E' vero, Ed. Che mi dici?''

''Che potremmo aggiornarci un po' sul lavoro davanti a una birra, stasera. Mi sono preso la serata libera dallo studio di registrazione. Ci sei?''

''In realtà, Ed, io'' Harry si schiarisce velocemente la voce ''Non mi sento troppo bene. Credo che per un paio di giorni lavorerò persino da casa, quindi... Sì. Magari appena mi riprendo vieni qui a cena, no? Cucina Niall. Vuole vantarsi della nuova stella che ha appena preso, lo stronzo.''

Nel momento in cui l'ha pensato, la vede già come un'ottima idea. Non uscire di casa per qualche giorno, spegnere il telefono, dormire sul divano con la scusa che il bagno è più vicino e lui non si sente bene. Potrebbe funzionare.

Sky Never Looked So Blue ||L.S.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora