Sole Seta Sale - I

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Scritto a quattro mani con giadaocchiverdi

......

Lilith

Terzo giorno di navigazione. Stamattina mi sono svegliata presto, complice la nottata di sesso insoddisfacente con un tizio che ho abbordato a fine spettacolo.

La mancata nottata di sesso, a esser precisi. Ammetto di non aver selezionato bene la mia preda: in effetti durante la serata e per tutto lo spettacolo il mio sguardo vagava per la sala. In cerca di chi, non so. O forse non voglio ammetterlo. Avevo voglia di incrociare di nuovo un paio di occhi che, da ieri, non riesco a togliermi dalla mente. Ma questa nave è così grande che non è improbabile non incontrarsi per una settimana intera. E non è da me fare certi pensieri: a volte è un tale sollievo non rivedere più certe facce. Come l'idiota di ieri sera, che voleva fare il superuomo, infilandomi le mani dappertutto mentre percorrevamo il corridoio, diretti alla sua camera. Ce l'aveva praticamente già fuori dei pantaloni mentre armeggiava con la chiave elettronica per aprire la porta; invece è crollato dal sonno appena varcata la soglia della sua cabina.

Quando l'ho visto buttarsi sul letto ho pensato non volesse perdere tempo lì sulla porta, invece una volta raggiunto ho constatato che era già nel mondo dei sogni. Sono tornata nella mia cabina ridendo ma anche con un gran mal di testa, forse dovuto all'alcol. Mi sono spogliata come un automa e poi, senza nemmeno struccarmi, mi sono infilata a letto. Nuda. E sola.

Nel chiudere gli occhi mi sono apparsi di nuovo altri occhi, una sagoma in controluce e una voce profonda. Ho cominciato a contorcermi tra le lenzuola, mentre un nome rimbombava nella mia testa.

Ildebrando...una scarica alla base della nuca ha fatto vibrare il mio corpo.

Ildebrando...ho dovuto scoprirmi perché lo strusciare del lenzuolo sui capezzoli turgidi stava diventando insopportabile.

Ildebrando...ho affondato una mano tra le cosce, mugolando di piacere mentre l'orgasmo montava in me come una marea.

Sto ripensando a stanotte mentre prendo un caffè, seduta a un tavolino esterno. Abbiamo attraccato da poco e da qui vedo i turisti scendere a terra per l'escursione a Djerba.

Io non scendo mai dalla nave.

"Perché?"

Mi blocco. Ho un momento di smarrimento: mi sono posta da sola la domanda o me l'ha posta qualcun altro? Non ho il tempo di riprendermi da questa piccola incertezza, che sento due mani calde posarsi sulle mie spalle e una voce altrettanto calda sussurrarmi da dietro, all'orecchio: "Che ne dice di scendere e fare un giro anche noi?"

Che sia la suggestione per le parole appena pronunciate, ma il mio cuore comincia a galoppare e arriva un profumo di muschio e fieno a stordire le mie narici. Volto lentamente la testa e, partendo dalla mano ancora posata sulla mia spalla, percorro con lo sguardo le dita, il polso, le vene sull'avambraccio, il bicipite, la spalla e arrivo a vedere il viso.

Di Ildebrando.

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