Intarsi Magrebini - IV

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Scritto a quattro mani con giadaocchiverdi

......

Brando

"Brando, che vuoi fare?"

Ride. Ride, la sua risata sommessa che sa di sfida e di voglia di sapere adesso cosa succede.

I nostri corpi sono incollati sotto il getto della doccia.

Mi abbasso, facendo scivolare la stretta delle mie braccia lungo la schiena, sulla vita, fino a cingerle le natiche ed a raccoglierle nelle mie mani aperte.

Ne approfitto per accogliere il suo seno nella mia bocca spalancata. Le labbra pronte a scattare e chiudersi intorno al capezzolo.

"Siiiì! Siiiì così!"

Torturo con la lingua la punta dritta, dura, che svetta dal mio bacio. Lilith si dimena, quasi per liberarsi dalla mia stretta. Ma ormai so bene che è solo il suo modo per amplificare il piacere del mio bacio.

Mi alzo senza staccarmi da lei e la sollevo. I suoi piedini si sollevano dal piatto della doccia e accarezzano i miei polpacci, le mie cosce. Le sue gambe si stringono intorno ai miei fianchi.

Esco dalla doccia. Non è il momento per rischiare una visita al pronto soccorso di Djerba.

Mi sposto verso la camera. Gocce d'acqua lente scivolano dai nostri corpi sul tappeto fra il letto e la vetrata.

Sposto la tenda, lasciando che il sole inondi lo spazio ricoprendo la nostra pelle di piccoli diamanti splendenti.

Sento le sue dita frugare nei miei capelli mentre piega il collo su di me cercando con la bocca il lobo del mio orecchio.

"Sei il solito porco Brando!" mormora.

Mordo il capezzolo in segno di risposta.

"Sì continua! Ti imploro!"

Una mano scivola fra i suoi glutei morbidi, solletico il suo piccolo fiore con il mio indice, aspettando che mi chieda di schiuderlo.

Allento appena la presa delle braccia. Scivola sul mio petto. Riesco a vedere la scia umida che il suo sesso aperto lascia accarezzando i peli del mio addome.

Ecco, sento avvolgere nell'abbraccio caldo delle sue labbra la punta del mio uccello. Si sono incontrati e ritrovati da soli, come in uno di quegli appuntamenti in cui tutto succede in maniera automatica, naturale.

"Adesso! Cazzo! Adesso!"

Mollo per un attimo la presa delle mie mani. Un attimo. Prima di stringerla di nuovo a me. Un attimo nel quale sento lo schiaffo delle sue cosce sulle mie palle mentre la mia voglia gonfia la riempie tutta.

Restiamo fermi. Senza respirare.

Troppo forte il brivido che ci scuote. Troppo forte la voglia di gustare quel brivido fino in fondo.

Lentamente stacca le mani dal mio collo e le porta indietro appoggiandosi al bordo di un cassettone di legno decorato da fini intarsi dorati.

Intarsi e incastri. I nostri.

Adesso.

Adesso non c'è più bisogno di parlare.

Gli occhi guidano la danza dei nostri corpi, le palpebre sincronizzano i movimenti, gli sguardi portano il ritmo.

Chiude gli occhi. Per un attimo più lungo degli altri. Chiudo anche i miei.

Ed esplodo in un brivido che ci lascia senza fiato.

Cadiamo sul letto, abbracciati.

Lentamente mi sposto, lei capisce, non c'è bisogno che le spieghi nulla.

Si distende sulla schiena, solleva le ginocchia ed apre le gambe tenendo i piedi sulla seta del lenzuolo e facendo posto alla mia bocca.

Raccolgo lentamente con la lingua i nostri sapori ed odori mescolati.

Scivolo su di lei, attento a non perdere una goccia di quel prezioso nettare.

Ecco i suoi occhi.

Il respiro si ferma.

La bacio.

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