Profumo di mare - III

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Me ne sto sdraiato sul ponte della nave.

Mi godo l'ombra di questo angolo appartato, guardando i naviganti gaudenti che si divertono al sole.

Uno dei misteri della vita.

L'umanità si spezza la schiena nei campi, o maledice le ore passate in tangenziale nella calura e poi per rilassarsi corre al sole. Sì, questo è un argomento da studiare quando rimetterò i piedi sulla terraferma.

Ho optato per un abbigliamento più consono dopo che stamattina Rebecca mi ha fatto notare che ieri sera ero "leggermente" fuori tema. Quindi ho qualcosa di più colorato. Steve Vai 2015, Atene, che serata! Per il resto slip da mare, neri. E basta. No, le infradito decisamente non hanno incontrato i favori di Rebecca.

E qui, disteso, rimetto in fila i miei pensieri.

O almeno ci provo.

Già il fatto che mi renda conto che per la prima volta in vita mia abbia deciso il mio abbigliamento con l'intenzione di compiacere un'altra persona mi lascia stordito.

Il Vodka Sour che sto sorseggiando non aiuta. Il gusto fresco e pungente ed il profumo dello zenzero amplificano i ricordi.

Sento il calore improvviso della bocca di Rebecca che avvolgeva il mio membro. Le labbra che ne scoprivano la punta e la lingua, pronta a solleticarla.

Risento improvviso la vampata calda che il succo che aveva in bocca mi ha provocato.

Ripenso a come mi sono abbandonato a lei, regalandole quella erezione dolorosa.

E come lei ha saputo placarla.

"Stamattina niente Iron Maiden?"

La voce mi coglie di sorpresa. Istintivamente abbasso la maglietta sui fianchi per nascondere il ricordo della mattina. Gli slip non sono il mezzo migliore per nascondere certe emozioni. Cerco quella voce, e scoprire che proviene da una donna con un fisico da favola, malamente coperto solo da un copricostume di tessuto leggero e pizzo che lascia intravedere il bikini metallico.

Solleva con noncuranza gli occhiali da sole, ed i suoi occhi quasi trasparenti, che sembrano scrutare i miei pensieri, mi lasciano lì, impietrito.

Inebetito.

"Preferisco altri a Steve Vai, è bravissimo, ma è troppo tecnico, non si sente la forza, la passione, l'eccitazione che il rock vero deve trasmettere. Che ne pensa?"

La parola "eccitazione" sulle sue labbra è un colpo da KO per le mie residue speranze di darmi un contegno.

"Sono Lilith, sono la cantante che allieta le serate su questa nave. Mi avrà sentita ieri sera. Dura riconoscermi con abiti diversi e senza il trucco di scena".

Abbozzo un sorriso cretino di assenso pensando che ieri sera, mentre lei cantava, ero probabilmente sotto la doccia o forse già a dormire. E la parola "abiti" spinge il mio sguardo a seguire il contorno del suo bikini, seguendo le curve del suo corpo sinuoso.

"Le dico un segreto. Qui canto altro, ma nel tempo libero condivido la sua passione. Sono la frontman e chitarrista di un gruppo rock fatto di sole donne, ci chiamiamo " The Devil's Priestesses". Chissà, magari un giorno la troverò sotto il nostro palco."

Ride, una risata leggera, profonda.

E mi vedo con lei, nel vecchio fienile della mia cascina. Il mio covo segreto dove ho parcheggiato una batteria Pearl Reference Hyper Rock che farebbe invidia a tanti, e che suono, da solo, quando voglio concentrarmi.

Io e lei, da soli, in una jam session nel fienile.

"Ciao, ci vediamo."

Si volta ed il mio sguardo accompagna il suo ancheggiare mentre scompare in direzione della piscina. Ho pensato di farla entrare nel mio mondo segreto. E mi ritrovo ad ammettere a me stesso che suonare con lei è solo una banalissima scusa che mi sto raccontando.

Complimenti Ildebrando!

Una delle sacerdotesse del diavolo tenta l'abbordo e tu cosa fai? Riesci ad imbastire una conversazione in cui non spiccichi una parola, non emetti un suono, e comunichi solo con sguardi ebeti e silenzi imbarazzati? Complimenti davvero!

Bevo un altro sorso del mio drink.

Lo zenzero.

Non so neppure se definirlo verdura o banale erba.

Una delle creature utili solo a dimostrare lo humor del buon Dio o la casualità della evoluzione delle specie.

Come il formichiere.

Il formichiere, sì, quell'animale inutile che cattura le sue prede infilando la sua lingua nei formicai.

La lingua, lo zenzero, la preda.

Io, qualche ora fa, ero la preda.

Catturato dall'abbraccio caldo delle cosce di Rebecca strette intorno al mio collo. 

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