Cap.3

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Mi trovo di nuovo nella stanza dove ho incontrato Samira.
Lei è vicino a me e mi tiene le mani, sta cercando di calmarmi, di confortarmi ma non ci riesce.

Sono troppo agitata, impaurita, spaventata, sono successe troppe cose negli ultimi giorni.
"Voglio andare via da qui, voglio sapere se Derek è vivo, mi puoi aiutare?"
Mi guarda come se le stessi chiedendo la luna, capisco che se anche volesse non può, verrebbe torturata e poi uccisa, come hanno fatto con mio padre.

La mia vita è finita, non ho più mio padre non ho più Derek, nemmeno me stessa, oramai appartengo a lui, quel vecchio che ho incontrato.

"Devi fartene una ragione, adesso appartieni a lui, come tutte noi"
Forse si riferisce alle altre ragazze che ho visto, erano tutte molto belle e curate, non sembravano dispiaciute di condurre questa vita.
Mi alzo disperata, è possibile che lei non voglia capire, se per lei la sua vita è questa, non significa che mi debba assoggettare al suo volere anch'io.

Cammino avanti e indietro, penso, cerco di capire, ma non riesco ad immaginare come andarmene da quella barca.
"Se stai pensando di poter scappare ancora, cerca di abbandonare l'idea, ci sono troppi uomini e veniamo sorvegliate a vista, anche adesso"
Mi guardo intorno e immagino delle telecamere che ci osservano, ci scrutano ascoltano quello che stiamo dicendo.
"Come ci sei finita qua?"
Voglio conoscere la sua storia e spero che voglia raccontarmela.

Si strofina le mani e si alza, cammina fino al tavolino dei liquori e si versa un martini.
"Ad otto anni sono finita in un bordello ad Instanbul, non avevo nessuno, non ho nemmeno mai conosciuto i miei genitori.

Ho cominciato con le pulizie, ma dopo qualche anno si accorsero che ero diventata quasi donna e cominciarono a chiedere di me invece delle altre.

La donna che lo gestiva cercò di tenermi il più possibile preservata da quelle mani, ma quando a chiederglielo è un uomo molto potente, non ha potuto dire di no."

Fa un lungo silenzio carico di angoscia.

Beve un sorso e riprende a parlare.

"Da allora divenni molto richiesta, all'età di quindici anni restai incinta, avevamo tutte le protezioni del caso ma successe.
Mi fecero abortire ma sono stata molto male, una brutta infezione mi ha colpito e non ho potuto lavorare per molto tempo.

Ero molto dimagrita e non mi cercavano più.
Poi arrivò lui a salvarmi e mi ha portato con sé, ha pagato molto la mia liberazione e io gli devo la vita.
Mi ha curata, sfamata e sono diventata la sua amante."

Mi dovetti sedere con le mani in faccia per reprimere un conato di vomito, era una storia tremenda, non osavo pensare cosa aveva potuto vedere e fare in quel bordello.

La vita ti lasciava sempre stordita, ma poi ti dava anche la forza per ricominciare a sperare nelle persone com'era successo con lei.

"E le altre ragazze chi sono?".
"Sono ragazze che gli danno piacere a lui e i suoi amici"
"Lo dividi con le altre?".
Lei sorrise e mi carezzo il viso come si fa con le bambine quando non vogliono capire.

"Non sono la donna della sua vita, non ho l'esclusiva su di lui, mi viene a cercare quando vuole, solo che non mi ha mai diviso con gli altri"

"Ma perché fa tutto questo, ci sono tante donne libere? Perché tenerci qua come prigioniere?"

"Noi siamo protette e lo è anche lui, è un uomo molto potente che ha molti nemici, non è ben visto, molti potrebbero volerlo uccidere e utilizzare anche una donna per farlo"

"Siamo trattate bene, non veniamo picchiate o maltrattate, mangiamo e abbiamo tutti i vestiti che vogliamo"

Sono smarrita, lei mi parla di vestiti, di protezione, io penso alla libertà, all'amore a poter fare un lavoro che piace, penso a vivere.
Quella non è vita, restare sottomessa ad un porco che fa quello che vuole di te e del tuo corpo.

"Sei vergine? Ho saputo che ti dovevi sposare"
Mi vennero le lacrime agli occhi, pensai a Derek, al nostro amore.

"Questo mese dovevo sposarmi, poi è arrivato lui a distruggere la mia vita, prima mio padre e poi questo"

"Non so nemmeno come si chiama"
"Non conosco nemmeno il suo nome per maledirlo"

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