Cap.14

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Non so che cavolo mi prende, ho dato l'abito a lei perché volevo farlo arrabbiare, fargli capire che anche se sono sua prigioniera non farò quello che lui vuole.
Zaira con quel vestito era meravigliosa, incantevole, le stava benissimo, sulla sua pelle ambrata il rosa creava un bagliore perfetto.
Penso che le doni molto più che a me, ma alla fine sono scappata via come una quindicenne.
Per non guardare lui.
Perché Lui le ha sorriso e io non volevo vedere altro.
Ho bisogno di tornare alla normalità, fatta di piccole cose, dove Derek mi veniva a prendere per la pizza del venerdi sera e con mio padre che rientrava sconfortato dopo aver perso al gioco per l'ennesima volta.
Si, soprattutto lui mi mancava, nonostante questa situazione fosse colpa sua, mi mancava più di tutti, come mi mancava la mamma, dopo la sua scomparsa era cominciato il declino.

Era stato anche lui vittima inconsapevole di quell'incidente insieme a lei, si amavano di quell'amore che capita raramente nella vita e la sua perdita lo ha devastato, annientato, sconfitto.

Provo comprensione per lui e compassione per me, che mi trovo qui a fare non so cosa e aspettare che uno sconosciuto decida della mia vita.
Grosse lacrime scendono sul mio volto, mi stringo alle lenzuola per non urlare, impreco con me stessa, ma non arrivo a nulla.

Penso ai miei studi e ai lavori con i bambini che volevo fare, a quelli che avrei voluto con Derek, ma non farò niente di tutto questo.

Sento bussare, provo ad asciugarmi le lacrime, non voglio che Samira mi veda e cominci a consolarmi.
Mi metto a sedere sul letto, pronuncio un "avanti"soffocato.
Quando si apre la porta, mi trovo davanti Marcus che mi guarda.
"Sei testarda" esordisce contrariato, ma poi nota le mie lacrime e si avvicina al letto.
La sua presenza in camera mi meraviglia, ha lasciato la festa e Zaira per venire da me.

"Perché piangi?"
"Secondo te?" Mi asciugo dei lacrimoni che sono venuti giù all'improvviso.
Ma perché nessuno comprende il mio stato d'animo.
"Voglio tornare a casa mia" ci proverò sempre a rinfacciargli il mio odio.

"Non è possibile"
"Perché? Se tu vuoi lo puoi fare, sei tu che mi tieni prigioniera"

"Perché ora sei mia e non si torna più indietro"
Queste parole mi soffocano, mi fanno mancare l'aria, ha mostrato il suo vero essere, la sua natura.

"Io non sono un oggetto, non sono merce, sono una donna con dei sentimenti, emozioni che tu non potrai mai soffocare"
"Sei arrogante, presuntuoso e possessivo"
Sono decisa provo il tutto per tutto, sono esasperata da lui e dalla situazione.

Lo guardo sfidandolo, "Non provare a fermarmi"
"Io me ne vado e tu non mi fermerai"

Mi dirigo verso la porta, ma mi afferra un braccio e mi tira a sé.
"Ti ho già fermata due volte e ti fermerò ancora" il viso vicinissimo al mio
"E io continuerò a provarci" lo sfido fissandolo senza paura.

Si ferma, pianta gli occhi nei miei e mi bacia.
Non uno di quei baci dove non sai cosa fare, ma un bacio che vuole tutto di te, che ti prende anche l'anima e se la porta con sé.
Mi mette le mani nei capelli e me li sconvolge, come sta sconvolgendo la mia lingua.
Si scosta per riprendere fiato, lo abbiamo entrambi esaurito nel prendere tutto dell'altro.
Non è un bacio di quelli che mi dava Derek, questo è un bacio con la b maiuscola, dove non ti rendi più conto di dove sei.

"Adesso vieni con me" é perentorio e autoritario.
Ho i capelli arruffati e le labbra gonfie e questo solo per un bacio di pochi secondi.
Sconvolge la mia vita e io non riesco a dire di no.

Ho solo una shirt lunga e nemmeno il reggiseno, non ho idea di dove voglia portarmi.

"Ma dove mi vuoi portare?"
"Sshh basta domande, adesso si fa a modo mio"
"E quale sarebbe?"
"Sarebbe che tu sei la mia schiava personale"
"Ma sei impazzito!"
Mi blocco al centro della stanza, cerco di liberarmi dalla sua presa ma inutilmente, è più forte di me.

Quei muscoli non sono solo scenografici.

"Stavo scherzando mi piace provocarti e farti arrabbiare"
Brontolo sottovoce.
"Cos'hai detto?"
"Non era rivolto a te"
"Andiamo ora"

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