Cap.8

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Lo seguo senza parlare, la sua mano mi tiene forte e cavolo, mi trasmette tranquillità.
Sarà il suo atteggiamento di autorevolezza che ha nei confronti dei suoi uomini, il modo in cui lo ascoltano e non ultimo il grande fascino che emana, che non ha nulla a che fare con la sua figura, ma è come un aurea che lo circonda.

Mi apre lo sportello, fa entrare prima me, poi si siede al mio fianco.

La macchina è grande con i vetri oscurati, attraversa le strade della città, le mille luci si disperdono su di essa, guardo incantata i palazzi dalle architetture particolari, i grattacieli altissimi svettano nel cielo.

Il lusso è ovunque, si vede nei centri commerciali, nelle vetrine dei negozi, tutto sembra che dicono solo quello, la città d'oro.

L'autista prosegue piano, in modo da poterla ammirare con calma.
"Sei mai stata a Dubai"
"No, in realtà non sono mai uscita dagli Stati Uniti"
Mi guarda con curiosità, sembra volermi chiedere altro.

"Il mio sogno è visitare l'Europa, con Derek volevamo andarci prima di sposarci"
Non so perché gli confido queste cose, per colpa sua, non lo vedrò nemmeno più.
Non mi risponde, non avrebbe molto senso giustificarsi, oppure dire prima o poi ci andrai.
Potrò andarci se lui me lo permetterà, la mia vita dipende completamente dalla sua volontà.

"Ti porto in un locale dove possiamo vedere il deserto".
Sono a bocca a aperta,  il deserto ha sempre esercitato un grande fascino su di me.
Ho amato leggere libri, vedere film che erano ambientati nel deserto.

Arriviamo al Bab al shams, così ha detto che si chiama, un palazzo poco lontano dalle luci scintillanti della città.
Scendiamo dalla macchina, siamo sempre seguiti da un suo uomo e saliamo fino alla terrazza.

Mi sento addosso gli sguardi degli uomini che incrociamo, non so se guardano me o lui.

"La vista del deserto che si gode da questa terrazza è impagabile"
Ha ragione davanti ai miei occhi si presenta uno scenario meraviglioso.

Ha saputo catturare anche l'ora propizia per poterlo ammirare.
Le dune del deserto si slanciano davanti a noi, nel momento in cui il sole, sta per tramontare, veniamo invasi da una luce color ambra, che non ha eguali in nessuna altra parte del mondo io credo.

Mi volto per guardarlo e vedo che mi osserva, la mia è una gioia infantile, la prima dopo questi giorni bui, me l'ha regalata proprio lui.
Non lo ringrazio, non dico nulla, credo il mio viso stia parlando per me, i miei occhi brillano dall'emozione.

Mi avvicino alla balaustra, e osservo il panorama.
"Mr. Sterling, il suo tavolo è pronto".
Il cameriere ci invita a seguirlo, é il tavolo migliore del locale, si gode il panorama.

Mi sposta la sedia e mi fa sedere, poi prende posto di fronte a me.
Mi giro intorno e non vedo nessuno dei suoi uomini e lo trovo strano.
"Cos'hai, tutto bene?"
"Trovo strano che non ci sia nessuno dei tuoi scagnozzi".
"Ci sono, ma non necessariamente bisogna vederli per essere protetti".
"Sei così importante?"
Incrocia le dita sotto il mento, a me sembra un ragazzo di trent'anni molto spensierato piuttosto che un temibile boss.

Piano piano l'orizzonte rosso fuoco si sta trasformando in un cielo stellato, non ne ho mai viste tante di stelle.

Gli arredi del locale sono nei toni dell'argilla e dell'ocra e riflettono il panorama intorno.

"L' abito che indossi è perfetto con i tuoi colori, sei stupenda"
Arrossisco, lo facevo anche con Derek quando mi fanno dei complimenti o particolari attenzioni.
"Non devi arrossire"
"Sei così pura"

Lo sarò per poco, mi ritrovo a pensare.

"Posso ordinare io per te? O preferisci scegliere dal menù?"
"No, và bene quello che scegli tu, non ho molte preferenze in fatto di cibo"

Il cameriere arriva subito, come se fosse nascosto nell'ombra.

La cena a base di pesce, tipica, con dei nomi irripetibili, ma è ottima e gustiamo tutto parlando poco.

Bevo un sorso di vino del luogo, ma non sono abituata a farlo, infatti sento un formicolio e leggerezza alla testa.

"Stasera sei molto ammirata"

Mi giro intorno, vedo molti uomini in compagnia di donne o di altri uomini, che mi osservano.
"Penso che stanno guardando te invece"
"Mi conoscono è probabile, ma ci sono sguardi che si riservano alle belle donne come te".
"Nessuno mi ha mai definita bella donna, sarà l'abito che indosso o il trucco che mi fa apparire diversa"
"Lo sei"

Si alza e viene dietro la mia sedia.
"Vieni ti mostro una cosa".
Mi prende il braccio e mi porta verso una parte di terrazza più appartata, la testa mi gira un po', non lo reggo proprio l'alcool.
Quando si ferma all'improvviso, finisco contro la sua spalla e mi prende con il braccio per evitare che possa cadere.
"Ti faccio quest'effetto? Cadi nelle mie braccia" Esclama quasi divertito.
"In realtà non sono abituata a bere, ho la testa che mi gira un po'"
"Lo immaginavo, sei proprio una bimba"

Non oso replicare a questa affermazione, ho ventun'anni, di sicuro non ho l'esperienza di Samira e le altre, ma nessuno gli ha detto di tenermi con sé.
"Se sono una bimba, cosa ci fai con me?"
Mi avvicino un po' troppo al suo viso, perché vedo i suoi occhi nerissimi, allargarsi, fissarmi intensamente.

"Ti farò diventare una donna"
Se queste parole fossero un arma, mi avrebbero colpita in pieno petto.

Il mio respiro si fa irregolare, penso a lui con Zaira e poi lo immagino con me.

"Senza il mio consenso, questo devi saperlo".

"Me lo darai, sarai tu che lo vorrai"

"Sei troppo sicuro di te, questo te l'ho già detto"

Siamo così vicini che i nostri corpi si sfiorano, sento il calore del suo corpo che mi arriva.

"Cosa volevi farmi vedere?"
Mi prende la mano e mi avvicina con sé verso la balaustra, volto la testa nella direzione che mi indica con la mano.
Davanti a me la meraviglia del deserto che si estende per chilometri, illuminato in alcuni punti da lanterne che sembrano fare dei giochi di luce.
Si distinguono da lontano delle tende berbere, con i loro colori tipici, sono circondati da luci che le fanno brillare.

"Sono stupita, ammaliata da tutto questo"
"Grazie" glielo dovevo.

"Il tuo entusiasmo di bimba mi ha già ampiamente ringraziato"

Si avvicina ancora, siamo così vicini da sentire il suo respiro caldo sulle mie labbra, non stacca gli occhi dai miei e le sue mani si poggiano sui miei fianchi.

Ho paura che mi voglia baciare e io non voglio, o almeno è quello che credo.
Ma non fa nulla, si limita a sentire il mio corpo vicino al suo, sembra che stia in ascolto o cercando di capire qualcosa.

Una figura spuntata dal nulla richiama la sua attenzione.
"Dobbiamo andare"

Lo guarda come se avesse interrotto qualcosa, io invece gli sono grata,  perché se avesse provato a baciarmi mi sarei odiata per la mia reazione.

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