Cap.6

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Il viaggio in aereo e l'arrivo alla villa, avviene sempre in modo da essere circondati da uomini.
Mi sto abituando ad essere sorvegliata.

Quando ho saputo di Marcus, ho avuto una strana paura, il fatto che lo abbia visto fare sesso con quella ragazza mi ha disorientata, pensare che tra un giorno o l'altro possa capitare a me, mi imbarazza e mi provoca curiosità.

La villa è bellissima e quel poco che ho visto di Dubai mi ha affascinata.
Il deserto lo vedo da lontano, il sole è accecante, forte, non sono abituata, la mia carnagione è olivastra mi abbronzo facilmente e adoro stare al sole, ma sono le temperature alte che mi fanno stare male.

La sera fortunatamente ha rinfrescato molto, non ho voluto cenare con le altre sono rimasta in camera.
La villa è talmente grande che non si vede nessuno.
A me è stata assegnata una stanza dove dalla finestra si vede il deserto, molto ampia e spaziosa.
Samira mi ha detto che Marcus era impegnato con alcune persone e il suo secondo, l'uomo anziano era con lui.
Non mi è capitato d'incontrarlo nemmeno sull'aereo privato.

Dev'essere molto potente, nessuno c'ha controllato né all'imbarco a New York tantomeno appena atterrati.

Mi sembra strano di trovarmi qui, esco dalla camera e non trovo nessuno, posso muovermi tranquillamente, ma poi penso che sono completamente controllata e vigilata.
Scendo in piscina e l'acqua è piacevole, mi viene voglia di fare un bagno anche se non ho il costume.
Ma poco importa, in giro non c'è nessuno tranne le guardie.
Tolgo il caftano e resto solo in slip ed entro in acqua, non prima di essermi accertata che ci sia l'acqua bassa, non vorrei morire affogata.
Dopo qualche minuto inizio a rilassarmi, qualche bracciata la riesco a fare ma è l'acqua alta che mi spaventa.

Mi bagno anche i capelli e resto un po' sul bordo della piscina.
Ne approfitto per guardarmi intorno, il giardino è molto grande e ci sono molti divani e lettini che lo circondano, sembra di essere in un resort di lusso.
Mi avvicino alla scaletta per risalire.

"Lascia che ti aiuti" sollevo la testa e due occhi nerissimi mi guardano attentamente.
La sua voce roca e profonda è gentile, non incute paura.

Consapevole di essere nuda a metà lo guardo con sfida, non amo le costrizioni né fisiche e mentali.

"Riesco a farcela da sola" gli rispondo cercando di non far tremare la mia voce.
Si sposta per farmi passare e sento il suo sguardo su di me, prendo un asciugamano a disposizione sulla sedia e mi asciugo come se fosse la cosa più naturale possibile.

Incrocia le braccia al petto, sembra interessato ad osservare quello che faccio.

"Ci siamo già incontrati" mi dice
"Non credo di ricordare" gli rispondo a tono senza guardarlo.
Si mette a ridere e si avvicina.
"Tu sai chi sono"

"Purtroppo si" lo guardo di traverso, non voglio dargli la soddisfazione di leggere la paura nei miei occhi.

Sta ancora guardando il mio corpo, inizio a sentirmi strana.
Prendo il mio caftano e faccio per infilarlo.
Mi blocca prendendolo lui.
"Non lo fare"
Lo guardo stizzata.

"Cosa c'è? Devi osservare meglio la mercanzia?" Metto le mani sui fianchi e inizio ad agitarmi, lo fisso dritto negli occhi, sono nuda ma non provo vergogna davanti lui.

Ho in mente lo sguardo che aveva quando stava con quella ragazza, era lussuria, piacere, passione.

Stringe tra le mani il caftano ma non è arrabbiato semmai curioso del mio comportamento.

Si avvicina ancora e sento gelarmi, non provo paura a guardarlo, ma incombe su di me.
È più alto di almeno venti centimetri con spalle forti, un petto muscolo e braccia forti che mi hanno presa nel mio tentativo fallito di scappare.

È molto bello, ha labbra carnose e naso perfetto, penso a quello che mi ha fatto e lo odio, mi ha portato via tutto.

Gli strappo il caftano dalle mani, cerco d'infilarlo velocemente.

"Sei molto bella"
Mi sfiora il braccio con le dita, mi sento accendere, brucia la mia pelle al contatto.

"Non mi toccare" mi ritraggo subito.
"Non provare a toccarmi mai più"

"Lo sai che sei mia adesso, appartieni a me"

Non si scompone, non penso che per ottenere una cosa debba chiedere più di una volta.
"Non sono di tua proprietà, il mio cuore appartiene a Derek, hai ucciso mio padre, hai rovinato la mia vita, io ti odio"

Vedo la sua mascella che si contrae, lo sto provocando, accusando.

Non dice nulla, il suo sguardo si rabbuia, ma non mi tocca.

"Sei ribelle ma riuscirò a domarti, vorrai solo me"

"Sei tanto sicuro delle tue prestazioni? E poi siamo ritornati nel Medioevo e non me ne sono resa conto?"
Lo sfido, penso che un altro al mio posto sarebbe già morto.
Si mette a ridere, quando lo fa è ancora più bello.
"E tu sei sicura delle tue?"
Mi ammutolisco, non ho esperienza, non conosco arti amatorie, e non so se sono capace.

"Con Derek stavo bene"
Ride ancora.
"Con quel ragazzino?"
"Non è un ragazzino, dovevamo sposarci ma tu hai distrutto tutto, la mia vita, il mio futuro"
Inizio a piangere non volevo davanti a lui, volevo mostrarmi forte, che non si sarebbe piegata al suo volere.
Il cuore mi martella nel petto, lo sento pulsare nelle mie orecchie, il respiro si confonde con i miei singhiozzi.
Lo colpisco con pugni chiusi sul petto.
Non mi dice nulla e non mi ferma, mi fa sfogare, fino a quando non mi calmo.

Mi prende i polsi e mi stringe le braccia dietro la mia schiena.

"Non piangere"
Lo guardo negli occhi, non riesco a capire perché sono così arrendevole con lui.
"Non ti sarà fatto del male, da nessuno" mi asciuga le lacrime con le dita.
È un gesto così intimo, che vorrebbe infodermi coraggio.
"Me ne già fatto più di quanto immagini"
Glielo dico con la voce del cuore e vedo che lo comprende, perché ha addolcito ancora di più la sua espressione.
"Ci sono cose che vanno fatte, impegni che vanno mantenuti" mi dice a voce bassa stringendosi nelle spalle.
"Mio padre andava ucciso, in un vicolo, come un criminale, non aveva fatto nulla di male, i soldi li avremmo restituiti" gli grido contro.

"Erano molti soldi che doveva restituire"

"A te? Adesso come aspetti che ti vengano restituiti? Mi farai prostituire con i tuoi amici?"

Non rispondeva, osservava lontano ma teneva sempre le sue braccia che mi bloccava. Iniziavo a sentire il suo corpo forte sul mio, ero esile e la sua virilità la iniziavo a sentire forte.

"Marcus"
Una voce d'uomo ci distoglie.
"Sono arrivati".

"Ok"
Non si volta, resta con lo sguardo nel mio.
"È meglio che torni di sopra".
La sua voce non è un consiglio ma un ordine.
Non ho voglia di replicare dopo le tensioni di prima, mi lascia i polsi, me lo strofino perché sono arrossati.

Mi accarezza i capelli, non capisco questi gesti nei miei confronti, sono molto gentili, ma Samira mi ha detto che lui è così, io vedo solo colui che mi ha distrutto la vita.

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