Cap.5

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Avevo tante, troppe domande da fare a Samira la mattina seguente, ma mi limito ad osservarla e seguire con lo sguardo tutto quello che fa.
Mi aveva svegliato abbastanza presto.
"Buongiorno, hai dormito bene" la sua voce calma mi carezzava le orecchie.
Dormito era già tanto, dopo quello che aveva assistito nel salone non ero riuscita a chiudere occhio.
Mi auguravo solo di non incontrarlo.
"Abbastanza bene " mentii.
"Samira volevo chiederti di Derek" mi miso a sedere sul letto, tirandomi il lenzuolo per coprirmi.
"Chi può dirmi come sta, se è vivo?

"Posso chiedere a Nick, è lui che ti ha portato qui"
I miei occhi si illuminarono, era gentile, non so se questo era il ruolo che le avevano dato da fare con me.

"Grazie, perché sapere che lui sta bene mi darebbe un grande conforto".
La guardai riconoscente con gli occhi lucidi.
Era l'unica che mi aveva teso la mano.
Avevo paura a pensare il perché.
"Credo di vederlo più tardi sul ponte prima di partire"

"Partire?"
Mi raddrizzai ancora di più.
"Cosa vuoi dire?". Le chiesi con apprensione, anche se non sapevo nemmeno dove ci trovavamo.
"Dobbiamo tornare a casa"
"Devo venire anch'io con voi?"
Chiese timidamente, come se potessi avere un alternativa.
"Si Anais, adesso tu vivrai con noi, ne abbiamo già parlato ieri, prima cominci ad abituarti all'idea meglio sarà per te"
La sua voce assunse un tono basso, come si fa con i bambini, quando non vogliono capire, quando fanno i capricci.
"Nel pomeriggio abbiamo il volo per Dubai"
"Dubai? Ma che significa?" Mi misi le mani nei capelli e non riuscivo a pensare, andare nei paesi Arabi, io che non ero mai uscita dagli Stati Uniti, pensare che forse non sarei più ritornata, che non avrei più rivisto Derek, l'unico legame con la mia vita che ora mi sembrava così lontana.
"Ti abituerai, non ti preoccupare, all'inizio è così, ma poi ti piacerà stare con noi"
La guardai come se fosse pazza, come potevo abituarmi a quella vita, a pensare di essere una schiava sessuale di qualcuno che poteva fare di me quello che voleva.
Mi alzai disperata dal letto e andai in bagno, avevo bisogno di restare sola, di non ascoltare le sue parole.

Quando uscì era ancora lì che mi aspettava, aveva portato degli abiti, biancheria e trucchi.
Gli diedi una rapida occhiata, mi sembrarono tutte cose molto costose.

"Per chi sono?" Le chiesi indicando con la testa, le cose sparse sul letto.
"Sono per te, devi cambiarti e iniziare ad avere un aspetto più curato".

"È assurdo tutto questo" mi passai le mani tra i lunghi capelli.
Non avevo la forza per risponderle.
Cominciai a fare quello che voleva da me.

Indossai un abito, il più semplice che aveva trovato tra i tanti e la segui sul ponte per la colazione.

C'erano diversi uomini, le ragazze erano tre intorno ad un tavolo che mangiavano pigramente.
Quando alzò la testa la riconobbi subito, la ragazza della notte, mi guarda e mi sorride.

Si chiamavano Paula, Cassandra e lei Zaira, tutte bellissime e penso tutte con un passato molto difficile e ben felici di quella situazione.

Samira sembrava a capo di tutte, le chiedevano consigli e spiegazioni, che lei era ben felice di rispondere.

Ad un tratto si alzò e disse:
"Torno subito".
Le altre continuavano a parlare tra loro, non le prestavo molta attenzione, mi guardavo intorno per vedere i movimenti che facevano gli altri.
Erano rilassati ma con le armi alla cintura.

La barca stava navigando presumo verso la costa per poterci imbarcare.

Forse in quel frangente avrei trovato un modo per poter scappare.

La bionda dell'incontro notturno stava raccontando qualcosa d'interessante perché le altre sembravano pendere dalle sue labbra.
"...lo abbiano fatto tre volte poi si è alzato , come se la sua attenzione fosse stata catturata da qualcosa e poi mi ha mandata via"
"A me è toccato quel rammollito di Frank, un sonnifero era meglio" e si misero a ridere tutte e tre
"Marcus è tutta un altra storia".

Ne dedussi che il misterioso uomo della notte si chiamasse Marcus.

Quando Samira tornò mi prese in disparte, tirandomi per un braccio.
"Cosa succede?" Le chiesi preoccupata.

"Ho visto Nick e gli ho chiesto cosa fosse successo a Derek"
Il mio cuore si fermò, la paura di sentire che non c'era più a causa mia fu fortissima che cominciai a tremare.
Lei mi tenne stretta per le mani, comprendendo tutto il mio stato d'animo.

"Sta bene, non ti devi preoccupare ha avuto solo un brutto colpo alla testa."
Lacrime silenziose cominciarono a scendere sul mio viso, mi abbraccia e me le asciuga con un fazzoletto, la ringrazio non una, mille volte per avermi dato questa notizia.

Le ragazze ci guardano ma non chiedono spiegazioni, ritornano subito ai loro discorsi.

"Samira"
Siamo sul ponte e tra non molto attraccheremo.
"Io non ho ben capito perché sono stata rapita. Mi hai parlato di essere a disposizione sessuale, ma non voglio essere toccata da quell'uomo"
Mi sorride e mi tiene il braccio, ma io non voglio che abbia quello sguardo accondiscendente.
Ci sono molti uomini che si muovono avanti e indietro, stanno portando valigie, borse, mi chiedo in che tipo di affari poco puliti si occupa.
"Di che affari tratta?"
"Non ne so molto, ma ti posso dire che è coinvolto in molte cose, noi non dobbiamo necessariamente sapere di cosa"
"Stasera arriveremo a Dubai e potrai parlare con lui"
"Cos'altro deve dirmi? Abbiamo già chiarito l'altra sera?"
Mi sta osservando perplessa.
"Non credo che tu gli abbia parlato"
"Ma cosa intendi? Quando mi hai portata nel salone, lui mi ha detto quelle cose su mio padre".
"Ma non è lui".
Resto senza parole, non è il vecchio l'uomo che mi hai rapita.
Ho paura a chiedere ma penso di sapere la risposta, la sento nella pelle, dovevo capirlo dalla profondità dello sguardo e dalla sensazione che mi ha lasciato.

"Samira, dimmi come si chiama?".
"Marcus, si chiama Marcus"

L'uomo dagli occhi nerissimi e dal fisico che mi ha tormentato ieri sera, è lui la causa di tutto questo.

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