Parte 6

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Mi svegliai con un mal di testa atroce. Mi guardai intorno e vidi Axel poco distante dal letto ch mi sorrideva. -Ben svegliata!- mi disse avvicinandosi a me. -Ma che....?- chiesi sotto shock e lui mi sorrise per tranquillizzarmi. -Sei svenuta per qualche ora per via dello spavento preso con quei teppisti.- mi spiegò Axel. Dopo poco entro il dottore, nonché padre di Axel. -Bene Jessica, puoi andare- mi disse, dopo aver fatto una visita lunga mezz'ora. Uscii dall'ospedale accompagnata da Axel e ci dirigemmo verso casa mia. Tra noi c'era un silenzio imbarazzante, c'era un'atmosfera tesa, come dopo una litigata. Alzai lo sguardo al cielo, pregando di ottenere un aiuto per alleviare la "tensione". -Sei della Royal Academy?- mi chiese ad un tratto Axel e io gioii mentalmente, ringaziandolo di aver interrotto il silenzio snervante di prima. -Sì, ma come fai a saperlo?- gli chiesi. -Ti ho visto qualche volta con la divisa della scuola.- mi disse con tono freddo. La capacità di Axel di passare in due secondi da un sorriso ad un'espressione glaciale è incredibile! Ci sono di momenti in cui si comporta come il ragazzo più dolce al mondo, altre in cui diventa la persona più odiosa del mondo. -Sono arrivata, grazie Axel!- gli dissi e lui continuò a camminare, alzando una mano in segno di saluto. "Presuntuoso!" Pensai spingendo il cancello di casa. -Ehi tesoro!- mi salutò mio padre. Sgranai gli occhi, non credendo ai miei occhi. Lui non esce mai dallo studio, se non per occasioni eccezionali, cioè feste o cene di lavoro, ma quel giorno non sì trattava di nessuna delle due. -Papà- dissi come se fosse la prima molta che lo vedevo. -Voglio farti conoscere una persona, vieni- mi disse, mettendomi una mano sulla spalla. Andammo nel suo studio, entrai con timore, perché non mi era mai stato permesso, nemmeno quando eravamo a Hokinawa, di entrarci. Da bambina credevo che mio padre fosse un supereroe e che il suo studio in realtà non era altro che il suo covo, dove si allenava, nascondeva i suoi abiti da eroe e spiasse le mosse dei nemici che volevano distruggere il mondo. Rimasi delusa quando, cresciuta di qualche anno, scoprii che in realtà quello era un normale studio lavorativo. Notai che c'era un signore con i lati della testa rapiti, al centro qualche ciocca di capelli raccolti dietro la nuca con una treccina piccola. Accanto a lui c'era una ragazza dai capelli rossi, vestita con la divisa della Raimon: una maglietta bianca con un fiocco color porpora, una gonna del medesimo colore del fiocco. -Jessica, ti presento il signor Raimon e sua figlia Nelly.- disse mio padre. Feci un piccolo inchino e sorrisi. -Perché non fai vedere a Nelly la casa?- propose mio padre e io annuii. Le mostrai l'abitazione, per poi andare in camera mia. -Sei della Royal...- disse lei con un pizzico di acidità vedendo sulla sedia la mia divisa appena lavata. -Sì, perché?- dissi acida io, era un male andare alla Royal Academy? -Raimon e Royal non vanno d'accordo.- mi disse -Che?- chiesi, non capendo. -La Raimon Junior High è una scuola gestita dalla mia famiglia.- rispose Nelly scocciata. La guardai in cagnesco, ma mi contenni dal risponderle per le rime. Se mio padre era uscito dal suo studio per farmi conoscere Nelly voleva dire che per lui era importante che andassimo d'accordo. Provammo a parlare, ma sinceramente non riuscimmo a trovare qualcosa che ci accumunasse oppure una passione di cui parlare. Ora io e lei siamo molto amiche, ma sinceramente all'ora avrei voluto strangolarla.

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