Capitolo 19

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-Sbruffone...- commentai, mentre Willy Glass se ne andava. -Ma chi si crede di essere? Entrerò nella squadra solo come ultimo membro e pretendo il numero 10- lo imitai. Nathan mi guardò con fare curioso, mentre Jack, Todd e Timmy, forse anche Max e Steve, mi sbavavano dietro. -Ottima performance, Jessica- commentarono, con gli occhi a forma di cuore. -Aggiungeteci anche le stelline- sbuffai io. -Perché non provi a convincere Axel? Magari a te da retta- propose Nathan. -Bah, figurati se quello mi ascolta- dissi agitando la mano -Però posso provarci- continuai poi, tamburellandomi il mento. -Allora ci vediamo dopo- mi salutò Nathan. -A dopo Jessica- sbavarono gli altri e io li guardai con supponenza. Mi allontanai e uscii dal cancello. C'era una cosa che dovevo fare prima di parlare con Axel.

I nostri sguardi si incontrarono ed ebbi la sensazione che lui stesse cercando di fulminarmi. -Joe non c'è- mi disse. Io lo guardai. Sempre il solito, sempre così freddo, distaccato e strategico. -Non sono qui per Joe, sono qui per te.- gli risposi. Lui mi guardò storto. Era sorprendente quanto facesse paura il suo sguardo nonostante gli occhialini. -Che vuoi?- mi chiese col suo solito fare aggressivo e freddo. -Voglio sapere perchè avete deciso di sfidare la Raimon. Non hanno nemmeno undici giocatori per giocare, quindi non dirmi che è per allenamento!- esclamai, sfidandolo con lo sguardo. Lui mi voltò le spalle. -Non sono affari tuoi- sbuffò lui. -Sì che lo sono- esclamai, afferrandogli il polso e voltandolo con forza. -Sono parte dello staff del club, quindi sì, sono affari miei- Ci guardammo a lungo, studiandoci, aspettando il momento giusto per attaccare, odiandoci perfino. La mia mano incarcerava ancora il suo polso. Quel contatto era molto strano: non avevo mai avuto occasione di toccare Jude, ho sempre avuto paura di allungare una mano verso di lui, quasi che lui fosse un qualcosa di soprannaturale. In quel momento, per la prima volta da quando lo conoscevo, Jude sembrava umano. -Il comandante non sarebbe d'accordo se te lo dicessi.- rispose lui, rimanendo immobile, non facendo niente per liberarsi il polso, come se quel contatto gli piacesse. -Il comandante!- ringhiai io, stringendo forte il suo polso. -È il tuo allenatore Jude! È del tutto ridicolo che voi abbiate paura di lui, al punto da non discutere mai i suoi ordini! Jude, un allenatore allena e sostiene i suoi giocatori, non li trasforma in soldati! Dimmi, il tuo comandante ti ha mai sostenuto, appoggiato o altro? Che ha fatto, oltre a trasformarti in un soldatino?- Lui si mosse con una rapidità micidiale. Liberò il polso e mi scaraventò a terra. Il contraccolpo fu così grande da farmi smettere di respirare. Lui rimase lì in piedi, torreggiando su di me. -Tu non puoi capire cosa ha fatto il comandante per me, per noi. Non sai niente- Iniziò a tremare dal nervoso. -So che ti ha portato a diventare un qualcosa di disumano, che alcune riserve sono svenute in allenamento per l'intensità degli esercizi e so che Dark ha inventato due tecniche proibite, una delle quali ha ucciso mio fratello e ha spedito Joe dritto in ospedale. E tu ti affianchi a uno così?- il mio tono non era rabbioso, nervoso o altro, era calmo. -Axel, lui si chiama Axel- mi disse Jude e iniziò ad allontanarsi. -Ma di che parli? Che c'entra Axel?- gli chiesi, provando a inseguirlo, ma lui era già sparito. Un nome. Che me ne facevo di un nome? Forse Axel ne sapeva qualcosa, magari era un emissario della Royal. Ma, se Axel continuava a rifiutare di entrare in squadra, come poteva spiare la Raimon? E poi, a che scopo?

-Jessica, ci sei?- mi chiese Nathan. Lo guardai senza vederlo. Non stavo ascoltando quello che mi diceva, ero concentrata su Axel. Non ero riuscita a parlargli prima di entrare a scuola e all'intervallo si era volatilizzato. Che Jude gli avesse detto qualcosa a proposito della nostra conversazione? Che avesse paura di parlarne in pubblico? Una botta sulla testa mi fece tornare alla realtà. -Ma che fai?- urlai a Nathan , intento a rimettere via il libro che mi aveva colpito. -Non davi segni di vita- si giustificò lui. -Ahiiiaaa!- esclamò poi, quando gli tirai un pugno in testa. -Scusa, non davi segni di intelligenza- bofonchiai io, guardando da tutt'altra parte. -Sei una persona diabolica!- commentò lui, massaggiandosi la testa. -Grazie, è un grande complimento.- gli sorrisi io. -Sei riuscita a parlare con Axel?- mi chiese lui. Caddi dalla sedia. Come faceva Nathan a sapere che dovevo parlare con Axel? -Riguardo a che?- chiesi e lui sbuffò. -Jess, la squadra. Dovevi chiedere ad Axel se poteva entrare in squadra- Si sorresse la fronte con una mano. -Ah già. Non l'ho visto- commentai mettendomi a sedere. -"Oh Jessica, ti sei fatta male?" "No Nathan, tranquillo, sto bene!" "Vuoi una mano ad alzarti?" "Oh no, non disturbarti troppo"- dissi io guardandolo male. -Sei caduta da sola- sbuffò lui. -Bugiardo!- esclamai agitando le braccia.

Stavo tornando a casa a piedi da sola. Nathan era andato a correre con il suo amico Miles. Gentile, prima mi colpisce con un libro, poi mi fa cadere dalla sedia e infine mi fa andare a casa da sola. -Bell'amico che sei!- urlai al vento, tirando un calcio a un sasso che volò in aria. -Ahi!- esclamò una voce conosciuta. -Axel- dissi, vedendolo sbucare da un vicolo. -Ciao- mi salutò lui con il suo solito fare distaccato. -So che mi hai cercato oggi- Arrossii e annuii. -Ho bisogno di sapere una cosa- gli dissi guardandolo negli occhi. -Basta che non sia di matematica- disse lui -Doveva essere una battuta?- commentai studiandolo. -Tu conosci la Royal Academy?- gli chiesi poi, buttando fuori tutta l'aria trattenuta. -Certo, sono i campioni imbattuti del Football Frontier. Ho sentito che il loro allenatore è un uomo spregevole. Tu vieni da lì no?- rispose lui -Sì. Hanno sfidato la Raimon a una partita di calcio, un'amichevole. Ho chiesto al capitano della squadra come mai fossero interessati a giocare contro la Raimon, nettamente più debole, e lui ha fatto il tuo nome. Che c'entri tu con questa storia?- chiesi. Lui trattenne il respiro e strinse i pugni. Stava tremando. -Non sono affari tuoi- ringhiò. -Dimmi solo una cosa: stai dalla parte di Dark?- chiesi, sputando il nome di quel maledetto. -Mai- ansimò lui -mai potrò stare dalla sua parte. Ha fatto del male a mia sorella. Tutto perché mi voleva con lui- Ora Axel stava piangendo, piangeva di rabbia, una rabbia repressa. -Axel- gli dissi avvicinandomi a lui e mettendogli una mano sulla spalla. Piangevo anche io. Piangevo per me, per Jasper, per Joe, David, Axel, per sua sorella, per chiunque soffriva per colpa di Dark, ma soprattutto piangevo per Jude. -Ho perso mio fratello per colpa sua- ammisi. Lui mi guardò. -Promettimi- dissi con tutta la forza che avevo -promettimi che Ray Dark non farà mai più del male a nessuno, promettimi che lo fermerai.- Lui mi guardò e mi posò una mano sulla spalla. Non piangeva più, ora aveva uno sguardo combattivo, da guerriero che aveva perso tutto, ma che tornava in guerra perché aveva ancora una cosa per cui lottare, un qualcosa che nessuno gli avrebbe preso. -Non te lo prometto- disse con calma glaciale, ma riuscì a trasmettermi tutto l'affetto e il sostegno che provava. -Io te lo giuro-

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 06, 2017 ⏰

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