Parte 15

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Il Re dei Fiori è...- rullo di tamburi -Hurley Kane!- La folla esplose in un enorme applauso. Sorrisi ad Hurley, che si incamminò sul palco. -E la nostra Regina è...-

Sentii tutte trattenere il fiato. Chi sperava di essere la Regina di Hurley perché era carino, era più grande, perché era un surfista o perché era considerato il vincitore della competizione dell'isola di surf. Invece altre volevano essere la Regina per la corona, per far ingelosire il ragazzo o per sbatterlo in faccia alla ragazza antipatica della 2B.

Io ero lì con il cuore che martellava. Volevo essere la Regina dei fiori di Hurley perché lui era il mio migliore amico e perché sapevo che lui lo voleva più di ogni altra cosa al mondo.

Il rullo di tamburi finì. In un attimo mi vidi davanti agli occhi tutti i sorrisi di Hurley, i suoi abbracci, tutte le volte che diceva:-Un giorno quelle corone saranno nostre-.

-La nostra Regina è...- Il cuore mi esplose -Jessica Di Rigo!-

Sorrisi correndo sul palco. Hurley aveva le mani in tasca. Si vedeva che era molto eccitato e che non vedeva l'ora di ballare con me il Ballo Reale.

Mi misero la girlanda di fiori che faceva da corona sulla testa. Il filo bianco e rosa che teneva uniti i fiori svolazzava nei miei capelli ed era perfettamente intonato al vestito. Mia madre doveva aver previsto la mia incoronazione.

-Balliamo?- chiese Hurley porgendomi la sua mano. La strinsi e mi lasciai trascinare sulla pista da ballo. Tutti introno ci guardavano, ci acclamavano, gioivano, ridevano. Dora batteva le mani entusiasta, mentre si faceva largo tra la folla per essere in prima fila a vedere me e Hurley ballare. Era come fluttuare su una nuvola, tutto intorno il vuoto del cielo. Esistevamo solo io e Hurley. Fu uno dei momenti più belli della mia vita. Chiusi gli occhi e quando li riaprii avevo davanti Jo. I suoi occhi ambrati erano fissi nei miei occhi castani. Mi lasciai trasportare da lui, scivolando sul terreno come se avessi le ali ai piedi.

Chiusi ancora gli occhi. Quando li riaprii Jo non c'era più, scomparso. Al suo posto c'era Hurley. Mi irrigidii un attimo, poi mi rilassai. Era ovvio che Jo non fosse lì. Come avrebbe potuto? Dopotutto, era ancora in ospedale a Tokyo. Io ero a una festa a Hokinawa, il mare ci separava.

La musica finì e Hurley si fermò di colpo. Scivolai tra le sue braccia dopo aver inciampato nei miei stessi piedi. -E tu sei una ballerina? Sarai inciampata mille volte!- mi disse Hurley ridendo. Gli pizzicai una spalla. -Parla il genio della danza!- esclamai io. -E poi io canto!- gli ricordai staccandomi da lui. Lui fece un sorriso beffardo e io lo fulminai con un po' troppo amore nello sguardo. -Bravi!- la gente intorno applaudiva e ci acclamava. Mia madre e mio padre erano lì, in prima fila. Mia madre aveva un vestito leggero bianco e un'orchidea tra i capelli, mio padre aveva una maglia bianca e i jeans. Anche a una festa aveva l'aspetto di un uomo d'affari. Riccardo era nel passeggino e masticava il ciuccio a forma di panda. L'allenatore della Mary Times Memorial era in prima fila e diceva a tutti:-Quando viveva qui era il capitano della mia squadra. Una ragazza d'oro, d'oro!- Tutti gli adulti si congratulavano con i miei genitori. -Vostra figlia è un talento.- -Quant'è posata!- -Che brava ballerina- -Sarete sicuramente fieri di lei!- -Mi ricordo quando era bambina e veniva a rubare i gattini dal mio negozio con il suo amico!- Questi erano i commenti e...un momento. -Hurley! La signora Chong! Quella del negozio di animali!- dissi io. Non vedevo quella donna da anni, più o meno quando era entrata in casa mia urlando di restituirle i gatti. Noi non lo facevamo per cattiveria, ma quei gattini erano così tanti, tutti rinchiusi in piccole gabbiette strettissime. Lo facevamo per loro, non volevamo fare i dispetti. -Certo che è un po' che non la si vede in giro- commentò Dora avvicinandosi. -Voleva venire a vedere l'incoronazione dei teppisti rubagatti- disse Hurley. Scoppiammo tutti a ridere. Mi squillò il telefono. Lo presi e lo guardai. Il nome di Jo comparve sulla schermata. -Aspettate un secondo!- dissi appartandomi.

-Jo- salutai con gioia quando risposi al telefono. -Ciao stellina. Disturbo?- mi disse lui. Sorrisi arrossendo leggermente. -No, figurati. Come stai?- chiesi io, allontanandomi dalla festa. Mi sedetti sotto un albero. -Tra due giorni esco dall'ospedale. Non ce la faccio più a stare fermo in questo letto!- disse lui. Probabilmente si mosse bruscamente, perchè si sentì un tonfo. -Jo?- chiesi preoccupata. -Mi era caduto il telefono!- disse leggermente irritato- -Oh Joseph, Joseph, Joseph, come faremo a farti diventare meno maldestro?- chiesi io con ironia. -Ehi! Non sono così terribile!- disse lui. Risi. -Non offenderti, ok?- gli dissi.

Rimanemmo a parlare per un'ora, poi lui dovette riattaccare, perchè i medici lo pressavano per farlo riposare. Dopo la chiusura della nostra conversazione, sentii qualcuno sedersi accanto a me. -Hurley- dissi io guardandolo con un sorriso. Era strano essere da soli, con le stelle in cielo, il mare che si riversava sulla sabbia, la luce lunare che risplendeva sugli occhialini di Hurley. -Jessie- mi disse lui. Guardava l'acqua, segno che stava pensando. Era bello vederlo mentre rifletteva, così concentrato, con quegli occhi azzurri che vagavano alla ricerca di una risposta. Poggiai la testa sulla sua spalla. Rimanemmo così per quello che sembrò un tempo infinito, dove esistevamo solo noi, dove il mondo eravamo noi, lì, su quella spiaggia al chiaro di luna. Era una cosa romantica. Non pensai a Jo, a quello che avrebbe detto o fatto, non pensai che avrei voluto averlo lì. Pensai solo che volevo vivere quel momento in eterno, viverlo con Hurley.

-Jessie- mi chiamò lui dopo un po'. -Sì?- dissi io. -Vorrei dirti una cosa- disse. Continuava a guardare fisso l'acqua. Sapevo che stava succedendo, che da quel momento la mia vita sarebbe cambiata. -Ti amo- mi disse. Continuai a guardare davanti a me, poi chiusi gli occhi. -Fa parlare il cuore- mi diceva sempre mia madre. Feci così, lasciai che a parlare fosse il mio cuore. -Anche io- dissi.


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