Io non capisco: avevo chiaramente detto ad Alex di vederci a pranzo, ma lei non c'è. Sono qui da un quarto d'ora e non sono mai stata famosa per la mia pazienza, quindi decido di andarmene da sola a mangiare, poco male. Mi siedo sempre sotto il solito albero ed inizio a mangiare il toast che mi ha preparato Niall questa mattina.
- Posso sedermi vicino a te? - sento dire vicino al mio orecchio e mi spavento abbastanza.
- Porco cazzo, Ashton, non ci provare mai più: mi hai fatto prendere un infarto. - gli dico io.
Ridacchia e si sistema vicino a me poggiando la schiena contro l'albero. In questo momento il mio braccio destro sta toccando il suo braccio sinistro e si stanno creando delle strane scintille.
Da quando sono diventata un'adolescente eccitata per uno sfioramento delle braccia? Ripeto, DELLE BRACCIA.
Scuoto la testa per togliere questo pensiero ma Ashton mi nota.
- A che stai pensando? - mi chiede.
- Solo che sono cambiata da quando sono qua. - gli rispondo sincera.
- Ah sì? E com'eri prima? -
- Molto più fredda. E in tutti i sensi, a Londra fa molto più freddo e avevo sempre le mani congelate. -
- Sei pessima con le battute. - mi dice lui mentre ride.
- Sì, vero, ma intanto stai ridendo. - "e hai una risata che riscalda il cuore" Avrei voluto aggiungere, ma dopo essermi schiaffeggiata mentalmente riacquisto il controllo di me stessa.
- Chi sei, Mia? - mi chiede d'un tratto, facendosi serio e guardandomi negli occhi.
- Cos'è, una di quelle domande complicate che devono avere una risposta altrettanto complicata? - ci scherzo su.
- No, raccontami davvero la tua storia. - ripete lui, prendendo il mio toast ancora intatto e dandogli un morso. Un morso? Ma che dico, ne ha staccato metà.
- Primo, non mangiare il mio toast; secondo, non sono così interessante da dover raccontare la mia storia. E terzo… sto scherzando non c'è nessun punto tre, ma è solo che non c'è due senza tre ed è brutto fare una lista di motivi con solo due punti. Ti aspetti sempre che ne debba arrivare un terzo ma invece non arriva e rimani con il fiato sospeso. -
- Ti hanno mai detto che parli troppo? - mi interrompe lui.
- Sì, qualche volta. - ammetto abbassando lo sguardo e trovando all'improvviso le mie ginocchia molto interessanti. Ho delle ginocchia molto sexy.
- A cosa pensi? - mi chiede di nuovo Ashton.
- Alle mie ginocchia. - rispondo sinceramente senza riflettere.
- Sei strana, ma mi piaci. -
- Lo prendo come un complimento. -
- Lo era infatti. - a quell'affermazione tiro su lo sguardo e lo incateno in quello di Ashton. In quegli occhi verdi.
Solo ora mi rendo conto di quello che ha detto poco fa.Mi piaci.
Okay, sicuramente l'ha detto senza pensare. Come amica, sì, sicuramente intendeva che gli piaccio come persona.
Riesco quasi a convincere il mio cervello a fermarsi di fantasticare, ma le farfalle nello stomaco non hanno alcuna intenzione di fermarsi.
Eh sì, perché lui è troppo vicino e posso sentire il suo profumo da qui.
È decisamente troppo vicino e le opzioni ora sono due: o sto diventando strabica e lo vedo avvicinarsi ma in realtà non è così, oppure questo stronzo si sta avvicinando veramente.
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Can I be your drug?
Fanfiction-La direzione, signorina? - "Lontano, il più lontano possibile da qua." avrei voluto rispondere al ragazzo al terminal. - Qual é il primo volo che parte? - mi sono limitata. - Sidney. - - Perfetto, un posto su quel volo. - - Andata e ritorno? - - So...