Chapter 2

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Drown dei bring me the horizon parte subito, lasciandomi beare della nuova canzone di una delle mie band preferite. Semplicemente fantastica. Mi appoggio al muretto e poso il borsone tra le mie vans nere. Sento un ragazzo avvicinarsi a me e provare a parlarmi, tolgo una cuffietta dall'orecchio, forse non riuscendo a nascondere la mia noia.

- Scusa, mi stavi parlando? - dico, cercando di non essere troppo antipatica.

- Sì, ti stavo chiedendo se sei di qua e se sai dove posso prendere un taxi... -  mi chiede il ragazzo che, devo ammettere, non è niente male. Alto, muscoloso con i capelli e barba rossa. Un ginger. Ma, anche se é un bel ragazzo, non mi metto a sbavare, non sono quel tipo di ragazza.

- Non sono di qua, ma non ci vuole un genio a capire che i taxi sono lì. Sai, dove ci sono tutte quelle macchine gialle parcheggiate con sopra scritto taxi... hai presente? - rispondo in modo decisamente acido. Il ragazzo si mette a ridere, anche se in realtà non volevo essere simpatica.

- Sai, non sono cosi stupido. Era solo un pretesto per poterti parlare e poterti guardare da vicino. Ti ho visto da lontano e ho pensato che tu fossi molto bella, e devo dire che anche da vicino non cambio idea. - afferma, sicuro di sé.

- Scusa, ma che fai? Ci stai provando? E  queste sarebbero le tue tattiche di rimorchio? Credo che tu possa fare di meglio, dai, sforzati. -

- Posso anche parlare dei tuoi occhi, sono stati loro che mi hanno incatenato e trascinato a te come un'ancora con la barca. -

- Senti bello, non attacca e poi l'ancora... -dico, mimando le virgolette - ...usala per affondare e sparire, grazie e ciao. -

Evidentemente capisce che non é aria e gira alla larga. Sarò stata un po' brusca, ma sono fatta così. Un po' mi dispiace se ho ferito i suoi sentimenti.

- Cavolo, l'hai smontato proprio. Se n'è andato con la coda tra le gambe. - dice un ragazzo molto strano seduto sul muretto affianco a me. Giuro che quando mi ci sono seduta non c'era. È alto, con un bel fisico, la pelle chiara e marmorea e dei vistosi capelli rosso fuoco.

- Perché tutti i tipi strani devono capitare a me oggi? - dico a voce piuttosto alta.

- Non me ne posso stare seduta in santa pace su un muretto a Sidney che tutti sembrano aver voglia di provarci con me. - continuo il mio monologo che sembra divertire molto il rosso che infatti si mette a ridere di gusto.

- Guarda, puoi stare tranquilla. Non ci sto provando, anche perché sarebbe un incesto, Mia. -

Mia? Incesto? Oh mio dio, che figura. Solo adesso riconosco quegli occhi verdi che caratterizzano la nostra famiglia e quei lineamenti cosí delicati.

- MIKEY, OH MIO DIO, SCUSA, NON TI AVEVO RICONOSCIUTO! MA COME SEI DIVERSO. ERA DA TROPPO CHE NON CI VEDEVAMO. - gli urlo mentre lo abbraccio. In effetti era da quasi dieci anni che non ci vedevamo.

- Sì, Mia, anche io sono felice di vederti. - dice, mentre cerca di togliermi di dosso.

- So che devo raccontarti troppe cose e ti devo spiegare anche perché sono qui lo so, lo so. - ammetto, mentre cerco anche di scusarmi.

- Sì, adesso non mi interessa. Prima mi devi dire assolutamente due cose. La prima è come mi stanno i capelli rossi, e la seconda... perché credi che io sia strano?-  mi chiede, facendomi gli occhioni da cucciolo.

- Ti stanno benissimo Mikey. - dico scompigliandoglieli.

- Mikey? Da quanto tempo era che nessuno mi chiamava più così... comunque, parlando di cose serie, perché sei qua Mia? -

Eccola la domanda che aspettavo. Cosa gli rispondo? Che volevo studiare all'estero? No, non se la berrebbe. Che volevo rivederlo? Sì, ma non lo convincerebbe. Opto per la verità, la semplice verità.

Can I be your drug?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora