Capitolo 5

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Liam's pov

Ordine e rigore, i due obbiettivi di vitale importanza che ogni uomo dovrebbe avere. La vita è come una partita a scacchi, ogni mossa è imprevedibile, così mi direbbe il grande Alberto Angela, va bene adesso parlerò seriamente. La mia vita è sempre stata di ordine e rigore, ogni mia mossa è stata tracciata su una dettagliata tabella di marcia per il compimento dei miei scopi. Lavoro, lavoro e ancora lavoro. Questo era il mio scopo, laurearmi e lavorare fin quando il mio cervello ne avesse avuto la possibilità, diventare qualcuno e avere successo. Gli amici e l'amore erano solamente pedine inutili all'interno della scacchiera della mia vita, sono rapporti stupidi, superflui e deleteri. Tutti e due condizionano la tua vita, perché legarsi a qualcuno ci porta solamente a fare scelte sbagliate che condizioneranno per sempre il nostro futuro facendoci vivere una vita di rimpianti. Non ho mai avuto amici, me ne stavo sempre in un angolino per gli affari miei con il naso affondato nei libri nella mia cameretta, mentre mio fratello usciva e si divertiva, lui non può capire, mi ripetevo, i miei genitori avevano decretato che io avrei dovuto prendere in mano le redini dell'azienda, e io ho fatto tutto quello che mi ordinassero, rimanevo ore e ore ad approfondire ogni mia conoscenza da argomenti di politica a filosofia, divoravo documentari e avevo uno orario rigido, sveglia alle 6 per poi andare a dormire alle 8, è stato così per 27 anni della mia vita, sempre la stessa routine, tutti i santi giorni. Quando sono stato ammesso ad Oxford capì che tutti i miei sforzi erano finalmente stati ripagati e il mio obbiettivo era sempre più vicino. E adesso? Ho ventisette anni e un attestato di laurea in mano, e poi? Non ho niente, la mia vita è vuota. Sono come un robot, non ho sentimenti, eseguo qualsiasi cosa mi venga detta, e pure c'era qualcuno per cui valesse la pena di lottare, ma che ho fatto? L'ho lasciata andare via perché il mio futuro era più importante che vedere il suo sorriso. Ho sempre considerato mio fratello uno stupido che ha rinunciato a tutto per una donna, lo stupido in realtà sono io. Che ho buttato al vento 27 anni preziosi, non ho amici, non ho la mia famiglia, non ho lei, non c'è più speranza.

Mi preparo a lasciare la stanza di dormitorio che mi ha accompagnato in questi anni, in mano due grossi scatoloni e la valigia che ho già portato all'entrata –Questo è un addio- sussurro alle quattro pareti che sono state il mio rifugio sicuro per tutto questo tempo, un pezzo di me sarà sempre legato a questo grande campus, a queste aule, alla biblioteca, al cortile e alle menti brillanti di quelli che per breve tempo sono stati miei colleghi, sarò sempre legato a Oxford. Luke il mio compagno di stanza partirà con me, ci conosciamo da tanti anni ed è l'unico che possa considerare amico. Entra in camera trafelato, ha sempre avuto un talento innato per gli sport ma non credo che con il suo completo elegante possa essere andato a correre –Che ti è successo? Come mai sei così sudato? – chiedo porgendogli una bottiglietta d'acqua –Abbiamo ricevuto un invito- fa respiri profondi tracannando la bottiglia –Tu ed io? – annuisce –Ci hanno invitato ad un matrimonio- lo guardo inarcando un sopracciglio, chi avrebbe mai potuto invitarci ad un matrimonio? –Chi si sposerebbe? - -Ken e Jade- sgrano gli occhi sorpreso –Ken Tripper e Jade Brookes? - -Esattamente la notizia è arrivata oggi e fra una settimana dobbiamo andare a Los Angeles- deglutisco rumorosamente e i palmi delle mani cominciano a sudarmi –Ci saranno tutti...sei pronto? – annuisco incapace di parlare, afferro saldamente i due scatoloni e li metto sotto braccio, lascio la stanza senza voltarmi –E aspettami! – grida Luke da dietro, ma io non lo ascolto, troppo occupato a fermare il chiacchiericcio formatosi nella mia testa, è tempo di tonare alle origini. 

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