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POV NEWT
Non ero immune e lei lo sapeva, aveva avuto l'opportunità di dirmelo ma non l'aveva fatto.
Più ci pensavo più sentivo crescere dentro di me un sentimento misto di rabbia e tristezza.
Forse una parte di me aveva sempre saputo di non essere immune ma un'altra parte ci aveva comunque sperato, solo per una volta sarebbe stato bello essere speciale.

Quando mi allontanai decisi comunque di aspettarla, ero al di fuori della tenda a subire il frastuono del russare di Minho, mentre lei parlava con Vince.
Mi chiesi che cosa avesse di così importante da dirgli da non poterlo fare davanti a me e Thommy, per quanto conoscessi Mary più di chiunque altro a volte non riuscivo a capirla.
Quando finalmente mi raggiunse non dissi nulla aspettando che fosse lei a parlare per prima, mi chiesi se si accorgesse di quanto fossi ferito.
"Mi dispiace Newt"
Il suo tono di voce era cosi leggero che feci fatica a sentirla.
Sapevo che mi avesse nascosto la verità per proteggermi, ma ero stanco di essere sempre l'ultimo a sapere le cose, specialmente quando riguardavano noi.

Quando le dissi ciò che pensavo e quanto secondo me fosse sbagliato, rimase in silenzio, ad ascoltare ogni mia singola parola.
Se ne stava lì senza nascondere la sua stanchezza ed insostenibile tristezza
"Mi dispiace" ripeté dopo un pò "é solo che non riesco a sopportare l'idea che tu non sia immune"
Quella frase ebbe il poter di provocarmi un brivido di dolore su tutto il corpo, odiavo vederla così e odiavo me stesso per non poter farci nulla.
Se avessi saputo di non esserlo prima di conoscere Mary, non mi sarebbe importato, ma da quando c'era lei tutto aveva un peso diverso.
Non riuscii a risponderle, non trovavo le parole giuste, forse nemmeno c'erano.
Sapevo solo che il fatto di non poter essere felice con lei mi annientava.

"Newt.." disse risvegliandomi dai miei pensieri
Aspettava che dicessi qualcosa, glielo leggevo nella voce, voleva una risposta che non le seppi dare.
Le chiesi solo di abbracciarmi, perché volevo lei ed il suo mondo, tornare a casa e poterci vivere assieme.
Avevo lo sguardo fisso a terra aspettando che si avvicinasse a me e quando finalmente mi circondò con le sue braccia, potei stringerla anche io, avvicinando il suo corpo al mio.
La mia mente era un turbinio di domande e paure, avevo paura che se l'indomani le avessero detto di andarsene lei mi avrebbe chiesto di restare pur di proteggermi, e più di ogni altra cosa avevo paura di me stesso.
Conoscevo bene gli effetti del virus sulle persone, occhi spenti alimentati solo dalla voglia di uccidere chiunque ci fosse attorno, perdita di buon senso, e poi la rabbia che si impossessava delle loro menti come un parassita invisibile; avrei preferito morire che diventare così.
E per quanto mi sforzassi non riuscivo a scacciare quel pensiero dalla testa.
Rientrammo poco dopo, Minho aveva finalmente smesso di russare e la tenda aveva di nuovo assunto la sua confortevole pacatezza, misi la testa sul cuscino accogliendo Mary tra le braccia e mi assopii di colpo, cullato dalla sua presenza.

La mattina dopo fu difficile alzarsi, eravamo tutti altamente nervosi e stanchi totalmente in preda all'ansia per il verdetto di Vince, che ci fece cennò di seguirlo subito dopo colazione.
Appena entrai vidi Harriet che lanciare a me e Mary uno sguardo serio
"Abbiamo discusso a lungo sulla questione" dal tono con cui Vince pronunciò quelle parole capii che non li avrebbero fatti restare e per quanto inizialmente fui ferito dalla loro decisione non riuscii a biasimarli, perché avrebbe dovuto rischiare la vita per una persona che non conoscevano?
"Bene" dissi dopo aver aspettato che Vince finisse di parlare "allora me ne vado anche io"
Cercai di evitare lo sguardo di Mary ed incontrai quello ferito di Harriet, non era avrei mai voluto farle del male ma mentire sarebbe stato inutile.
Mary d'altro canto cercò in tutti i modi di convincermi a restare, pregandomi con gli occhi intrisi di sensi di colpa e paura, ma ogni tentativo fu vano.
Non avrei mai potuto sopportare di perderla di nuovo.

Quando la riunione finì ognuno tornò nelle proprie tende a prepararsi per il viaggio.
Sistemavo nel borsone le poche cose che possedessi e nel mio stomaco si faceva spazio uno strano dolore, leggero ma al contempo così pesante da rendermi gli occhi lucidi, la verità era che mi sarebbe mancato quel posto.
Proprio nel momento in cui stavo per chiudere il borsone Harriet entrò di colpo chiedendo di parlare con me, istintivamente guardai Mary, che annuì confermandomi che per lei andasse bene.
Uscii dalla tenda raggiungendola, era visibilmente turbata.
"Che devi dirmi?" non so per quale motivo ma ero più che convinto che lei avesse avuto un'influenza negativa nella decisione di Vince
Mi guardava triste ma al contempo era seria, con un'espressione dura in viso
"Non andare" aveva un leggero tremore nella voce, sospirò rendendo chiaro lo sforzo che stesse facendo, Harriet era sempre stata orgogliosa "Resta"
Era strano come quelle parole dette da lei non mi provocassero nulla
Scossi la testa guardando nei suoi occhi
"Io non la lascerò mai, Harriet" mi stupii del mio tono glaciale "non potrei farlo neanche se volessi."
La ragazza in risposta si asciugò una lacrima che veloce le sfuggiva dal viso, cercando di ricomporre la corazza che pian piano cadeva a pezzi
"Tu ora" disse avvicinandosi "hai una vita e hai delle persone che tengono a te, ti svegli tranquillo al mattino e vai a dormire tranquillo la sera, ed é facile proprio come dovrebbe essere" continuò ad avanzare verso di me ed io rimasi immobile ascoltandola "se andrai con lei avrai perso tutto e vivrai la tua vita scappando. E' davvero ciò che vuoi? Perché secondo me non lo é"
Il suo sguardo si posava dai miei occhi alle labbra, tenevo a lei per essermi stata vicina e avevo sperato fino alla fine che non mi ponesse davanti ad una scelta, ma in quel momento la mia speranza crollò.
Le misi le mani sulle spalle e con toccò leggero la allontanai da me
"Tu non sai cosa abbiamo passato assieme,  non parlo solo della radura. Lei mi ha salvato la vita"
Harriet si limitava a guardarmi con sguardo attento
"Non rimarrei mai se lei se ne andasse, non potrei sopportarlo. Quindi sì" annuii "preferisco scappare con lei che restare fermo senza averla" feci una pausa "mi dispiace.."
La ragazza scosse la testa rassegnata "tranquillo" disse tirando su dal naso "sta attendo ti prego" mi baciò delicatamente la guancia dandomi un ultimo gradito saluto.

Tornai alla tenda poco dopo, i ragazzi avevano ormai finito di prepararsi.
Per quanto cercassi di controllarmi non riuscivo ad evitare di preoccuparmi per Mary, era sempre più magra e stanca, mi chiedevo quando avesse trovato un po' di pace.
Quando anche gli altri si unirono a noi ci avviammo per la via che ci avrebbe fatto uscire dall'accampamento, ricordandomi della prima volta che la percorsi e di quanto mi sentii sollevato nell'aver trovato una speranza di farcela.
La mano di Mary stringeva la mia affievolendo il dispiacere e attraversammo lo stretto passaggio roccioso trovandoci ai piedi della grossa montagna che oltrepassava.
Mary uscì prima di me senza lasciare la mia mano per poi stringerla più forte appena vide ciò che era lì ad aspettarci.

Un'orda di veicoli aperti solo da una portiera a fare da scudo ad altrettanti uomini, armati, erano lì di fronte a noi; sul fianco di ogni mezzo la scritta W.C.K.D veniva illuminata dalla luce riflessa del sole.
Ci avevano trovato e non c'era via d'uscita.

Ti amerò sempreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora