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Mi chiesi a lungo il motivo per cui non si ricordasse di me, ma ragionandoci, decisi di non raccontare nulla.
Non gli dissi della nostra vita e di noi. Non mi avrebbe creduto.
Prima avrei dovuto guadagnarmi la sua fiducia poi gli avrei detto la verità.

Continuava a fissarmi con aria interrogativa
"Io n-non lo so" dissi con più innocenza possibile
"Tu mi conosci?"
Si avvicinò piano al mio letto, forse voleva farsi vedere più da vicino.
Lo guardai.
"Te lo ripeto non lo so" feci una pausa "non so se ti conosco, non so dove mi trovo, non mi ricordo più nulla"
Non era vero ma cercai di immedesimarmi nelle persone che arrivassero lì per la prima volta.
"Va bene, tranquilla" disse rassicurandomi "riesci ad alzarti?"
Ci riuscii anche se un pò vacillante, ero ancora intontita.
"Sì penso di sì"
"Bene" mi guardava dall'alto verso il basso, ma non era il suo sguardo, non era il nostro modo di guardarci "ti mostro il posto"

Si chiamava Radura, ed era un prato enorme poco civilizzato, c'erano all'incirca tre o quattro costruzioni tutte traballanti ed era pieno di ragazzi all'incirca della stessa età.

"La radura é casa nostra" disse guardandosi intorno "tutti qui hanno delle mansioni, domani ti farò vedere i vari ruoli così potrai scegliere cosa fare."
Aveva un modo rigido di porsi, freddo e distaccato, lo avevo vicino ma era come non averlo realmente lì con me.

Annuii e poi indicando le maestose mura davanti a me chiesi che cosa ci fosse oltre.
Newt puntò lo sguardo davanti a sé, con la mano cercava di pararsi gli occhi dal sole
"Là fuori c'é il labirinto" disse serio.

Era quella la prova? Superare un labirinto?
"Quindi per uscire da qui bisogna passare per il labirinto?"
Annuì
"Sì, ma non è così facile come sembra. Il labirinto cambia ogni notte e all'interno ci sono i Dolenti"
Rimasi in silenzio cercando di capire cosa intendesse ma fallii miseramente
"Cosa sono i Dolenti?"
Mi spiegò che si trattasse di creature metà "umane" se così si potessero chiamare e metà "meccaniche"
"Se vieni punto" disse con aria grave "o muori o cambi per sempre"
- A meno che tu non sia immune - pensai.

Avevo le braccia conserte e guardavo davanti a me quando dopo un po' chiesi
"Vi ricordate come siete arrivati qui?"
Newt dopo la mia affermazione si girò a guardarmi con un'espressione dubbiosa dipinta sul viso
"No" rispose "perché, tu si?"
Mi dispiaceva sentirlo così sulle spine.
Avrei voluto fargli sapere che si sarebbe potuto fidare di me; che io fossi lì per lui e che non lo avrei mai tradito.
Ma mi limitai a rifilargli un "No, nemmeno io" nascondendomi dietro ad una coperta di vergogna.

Odiavo mentirgli ma il pensiero che fosse per il suo bene mi consolava.

Ad ogni minuto che passassi nella radura, non riuscivo a capire quale fosse il motivo per cui la WICKED non mi avesse cancellato la memoria.
Non capivo perché assumersi un rischio simile, perché lasciare i ricordi solo a me.
Era stato fatto apposta? Oppure si erano solo sbagliati? Forse non sapevano di non averlo fatto.

"Tutto bene?"
Mi chiese Newt vedendomi assorta nei miei pensieri, ma prima che potessi rispondergli il cauto brusio della radura venne interrotto dal rumore assordante della scatola.
"Di nuovo?" disse incredulo tra se e se, mettendosi a correre verso gli altri.
Lo seguii, raggiungendo la massa di ragazzini accalcati attorno alla scatola.
Non li avevo ancora conosciuti, ma sembravano tutti agitati nel notare che all'interno del marchingegno metallico, oltre che provviste, ci fosse un altro ragazzo.

Li osservavo uno ad uno, pensando che fossero solo dei ragazzi e che non si meritassero un destino tanto triste, quando scorsi un raduraio fissarmi con uno sguardo cattivo e accusatorio.
Mi stupii che una persona che non mi conoscesse nemmeno potesse guardarmi con tale astio, ma feci finta di nulla e distolsi lo sguardo.
Scoprii in seguito che si chiamasse Gally.

Lo stesso raduraio scese nella scatola e si avvicinò al ragazzo, che ancora incosciente pallido e diafano, provava a parlare. Biascicava lettere senza senso, e parlava a bassa voce.
Gally si avvicinò al suo viso per ascoltare meglio cosa stesse dicendo.
"Che dice?"
Il ragazzo alzò lo sguardo e scosse la testa
"Sussurra un nome. Mi sembra dica...Mary"

Era una persone che non avessi mai visto prima, ne ero più che sicura, come faceva a sapere il mio nome?

Dopo aver ascoltato Gally, un sussurrio generale si propagò per tutta la folla. Chiunque si chiedeva chi si chiamasse così.
Avevo senso non dirlo?

"Sono io" urlai per farmi sentire "io mi chiamo Mary"
Newt si girò verso di me con aria interrogativa, io ricambiai il suo sguardo ma prima che potessi dire qualcosa, Gally intervenne.
"Ma che sta succedendo?"

Ti amerò sempreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora