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POV NEWT
Era da ore che non la vedevo, avrei voluto chiederle scusa per averla fatta stare male di nuovo, ma nella Radura non c'era.

Chiesi a tutti i radurai se l'avessero vista, ma niente.
Infondo sapevo già cosa stesse succedendo, ma ogni parte di me sperava mi sbagliassi.

Passarono altre due ore e ancora nulla, lei non c'era, ormai eravamo tutti convinti che fosse nel labirinto con gli altri.

Avevo passato gli ultimi giorni a domandarmi chi fosse ed il perché mi importasse così tanto di lei, e quando finalmente ricevetti una risposta non seppi gestirla.
Avrei dovuto dirle che non fossi obbligato ad amarla, io la amavo e basta.
Ma non lo feci, non lo feci perché non ero nemmeno sicuro fosse vero, così lasciai che si allontanasse.

Mi era scivolata dalle dita come dei granelli di sabbia e mi sentivo vuoto nel non vederla lì con noi.

Quando raggiungemmo tutti le grandi mura aperte non vedemmo nessuno, i minuti passavano ed i ragazzi non erano ancora tornati, lei non era ancora tornata.

Una parte di me avrebbe voluto entrare e andare a cercarla, e ci arrivai molto vicino, ma infine la vidi.

Mi meravigliai nel vederla così bella nonostante le pessime condizioni, avrei voluto abbracciarla e dirle quanto fossi felice che stesse bene, ma mi limitai a guardarla.

Lei ricambiò il mio sguardo di sfuggita per poi sussurrare qualcosa a Thomas che le si avvicinò con fare sicuro.
Facendo in modo che un nodo si impadronisse del mio stomaco.

Aspettai si allontanassero tutti per poterle parlare
"Mi spieghi cosa ti é saltato in mente?"
Non avrei voluto essere scontroso, ne tanto meno trattarla male, volevo solo farle capire quanto mi fossi preoccupato per lei.

Aveva le braccia incrociate e cercava di non guardarmi, sapeva essere infantile e matura allo stesso tempo, mi faceva impazzire.

Mi chiese cosa intendessi
"Cosa intendo?" domandai sorpreso da quell'affermazione "mi sono messo a rischio per non farti andare nel labirinto e alla fine tu ci entri volontariamente?"

Si giustificò, dicendo che fosse un contesto totalmente diverso, che lei lì non fosse sola, ed era vero.
Ma sarebbe comunque potuto succederle qualcosa.

Quando finalmente mi rivolse lo sguardo sprofondai in quei suoi occhi marroni, pensando di affogare in quella marea di pensieri che avesse sempre.
Era li davanti a me, che mi guardava negli occhi, bella e immensamente triste.

E morivo dalla voglia di darle un bacio, forse lo desiderai dal primo momento in cui la vidi all'interno della scatola; pallida e stanca, ma sempre incantevole.

Quando la baciai per una seconda - prima volta - mi sembrò come se tutto fosse al suo posto, come se fossi tornato a casa.

Dalle sue labbra riuscii ad assaporare l'amore che provasse.
Sapevo quanto mi amasse e da un certo punto di vista sapevo di amarla anche io.

Ma non ero sicuro di amarla tanto quanto lei amasse me, e non avrei mai voluto farle del male, non ancora.

Quando le nostre labbra si staccarono mi sentii subito triste.
Quel bacio era la cosa più bella che potesse capitarmi lì dentro, ma non ricordavo nulla di lei, sapevo solo che mi amasse per ciò che fossi e per ciò che avessimo passato.

Sapevo di essere suo, probabilmente mi conosceva meglio di quanto mi conoscessi io stesso, ma di lei non sapevo nulla.
Avevo perso tutto.
Come potevo amarla come prima? Come potevo amarla come meritasse?

La guardai e capii che stesse male, di nuovo, non facevo altro che ferirla.

Pensai fosse meglio andarmene così raggiunsi gli altri, avrei voluto che venisse con me, ma voleva stare sola.

Ti amerò sempreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora