Suona la sveglia, mi sveglio subito. Mi passo una mano sul volto, mi alzo, vado in bagno e mi lavo. Prendo i vestiti, li indosso, metto il pigiama in una busta, prendo il cellulare, le cuffiette e la valigia. Mi assicuro di aver preso tutto prima di lasciare la stanza, scendo, saluto velocemente ringraziando per l'ospitalità e vado in stazione.
Arrivato in stazione guardo l'ora: le 7. Un'ora in anticipo. Decido di sedermi nel mentre aspetto l'arrivo del treno.
Prendo il cellulare continuando a soffermarmi sul messaggio. Sta male e lo conferma il fatto che ha lasciato la danza. Sorridi. Il suo sorriso, il suo meraviglioso sorriso fatto di fossette e tutti denti compreso quello spazietto in mezzo ai denti e quando sorrideva le sorridevano anche gli occhi. Dalla mascherina si vedevano soltanto i suoi occhi e da lì, dagli occhi, prima che se la toglieva, notavo che stesse sorridendo. Vengo risvegliato dalla voce metallica che annuncia l'arrivo del treno e mi costringe ad alzarmi.
Vado verso il binario e attendo. Pochi minuti ed è arrivato.
"Puntuale come sempre" dico salendo sul treno. Mi siedo ed evito di accendere l'aria condizionata altrimenti cagionevole come sono rischio di ammalarmi. Indosso le cuffiette e mi rilasso sul sedile. Prendo il cellulare e mando un messaggio a Susi."Sto arrivando"
La risposta non tarda ad arrivare: "Vuoi che ti vengo a prendere? "
Sorrido davanti al messaggio anche se non saprei come comportarmi. Accettare o rifiutare? Ci penso un po' prima di accettare, magari cerco di captare più informazioni su quanto sta succedendo.
Arrivo in stazione cercando Susi con lo sguardo. La vedo agitare un braccio in aria cercando di attirare la mia attenzione. Trascino con me la valigia verso di lei e sorprendendomi mi tira a sé in un abbraccio. Ha sempre quel sorriso rassicurante che ti fa sentire a tuo agio, a casa. Ti fa sentire accolto. Ricambio l'abbraccio dopo un attimo di sorpresa iniziale per poi guidarmi verso la sua auto. Carica la valigia nel bagagliaio e mi invita ad entrare. Salgo al posto del passeggero, metto la cintura ed aspetto che lei salga. I miei pensieri continuano a girare attorno ai tre puntini. Decido di volerne sapere di più, così appena Susi sale in macchina le chiedo: "Oltre ad aver lasciato la danza c'è altro? "
La vedo sospirare mentre guida. Un attimo di silenzio come se si fosse dimenticata come si respira.
"Deve dirtelo lei semmai riuscissi a farla parlare, con noi genitori non parla, quindi neanche io so cosa le sta succedendo e vorrei che tornasse la Giulia di due anni fa, che tornasse a danzare, che uscisse. Neanche Chiara è riuscita a farla parlare, a farla uscire, a tornare a danza. Nessuno in realtà ci è riuscito. Giovanni sarò sincera con te: forse tu sei l'unico che può aiutarla"Resto sorpreso. Si è chiusa totalmente. Si è creata una corazza ed io posso capire meglio di chiunque altro questa situazione perché l'ho vissuta sulla mia pelle.
"Ora che ha questa corazza sarà difficile anche solo provare ad avvicinarsi ma conoscendo Giulia posso tentare, anche perché... " mi fermo improvvisamente: non so se dirglielo o meno. La amo ancora.
"Anche perché la ami ancora giusto? "
La guardo ancora una volta sorpreso: è così evidente?
"Già il fatto che tu sia venuto a Roma per aiutarla lo conferma e anche dagli occhi. Lo ha sempre detto: i tuoi occhi si possono leggere se impari a decifrarne le sfumature e, se permetti, in quei due anni in cui siete stati insieme ho imparato anche io. "
Sorrido alle sue parole rendendomi conto di quanto sia vero quello che ha detto. Sento l'auto fermarsi all'improvviso. Susi scende andando a prendere la valigia. Viene dalla mia parte, mi apre la portiera ed io scendo prendendole la valigia dalle mani. Apre la porta di casa, entriamo e ad accoglierci troviamo Gaston, soprannominato Gas Gas, che ci fa le feste scodinzolando e abbaiando felice.
Lo accarezziamo ed entriamo.
"Vuoi qualcosa? Un bicchiere d'acqua, un po' di succo, qualcosa? " mi chiede Susi destreggiandosi in cucina.
"No tranquilla grazie ma non ho molto appetito da ieri. " Cala un silenzio tra noi: lei che si destreggia in cucina, io che la osservo.
"È nella sua cameretta, ti ricordi dov'è o devo portarti io? "
Le sorrido e vado verso la cameretta di Giulia. Non so che fare, se bussare o provare ad entrare direttamente. Decido di bussare. Nessuna risposta. Riprovo nuovamente. Nessuna risposta. Provo ad entrare direttamente ma è chiusa a chiave. Non so che fare, è chiusa da dentro. Provo a guardare dalla serratura se c'è la chiave dietro la porta e la vedo. È inutile insistere se la porta è chiusa. Decido di provare a parlarle: "Giuli, so che sei lì, so che puoi sentirmi quindi parlerò sinceramente come ho sempre fatto: Giulietta, io ti amo ancora ma tu hai tutte le ragioni per odiarmi perché in effetti a far finire tutto sono stato io per una cosa che sono sicuro mi avresti detto una volta appreso che è solo una cosa professionale. Ci ho riflettuto su come avrei reagito io al posto tuo se mi fossi ritrovato a ballare con una mia ex ed effettivamente avrei reagito allo stesso modo, avrei fatto passare qualche giorno per apprendere la notizia per poi dirtela. Sono stato un coglione Giulia, ho provato ad evitare di pensarti per questi due anni e ti dirò non so neanche come io abbia fatto a stare lontano da te. Mi manchi, mi manca la tua voce, la tua risata, dormire con te, guardarti mentre leggevi, mi manca tenerti per mano, mi mancano le sorprese che mi facevi inaspettate, mi mancano le tue labbra, le tue carezze, la tua timidezza quando ad un complimento nascondevi il viso sulla mia spalla. Mi manca sussurrarti ti amo all'orecchio, come fosse un segreto, vederti rabbrividire sotto il mio tocco, portarti con me. Sai tra poco è il tuo compleanno e volevo che tu sapessi una cosa: uscirà il mio disco quel giorno e tra le tracce è presente una canzone per te. È diversa dalle solite che faccio perché più che canzone io la reputo una poesia. "
Mi accorgo di star piangendo perché vedo tutto sfocato, delle gocce salate attraversano il mio viso per ricadere sul pavimento. Mi siedo con la schiena poggiata alla porta.
"Sei e resterai sempre la mia Lady, la mia musa ispiratrice. Ti amo, come ti ho amata dal primo giorno. "Credo di non aver mai voluto così tanto lei come in questo momento. Passa non so quanto tempo in cui io non mi muovo dalla mia posizione, iniziando a singhiozzare, finché non sento uno scatto ed il vuoto alle mie spalle. Mi giro e la vedo, in piedi, dietro di me, gli occhi colmi di lacrime come i miei. Indossa una delle mie felpe che le vanno larghe, sotto un pantalone della tuta. Mi tende una mano che io prontamente afferro e mi alzo. Osservo la sua mano che lei prontamente ritrae come scottata. Si dimette sul letto rannicchiata.
"Puoi chiudere la porta per favore? "
Un sussurro talmente flebile che a stento sono riuscito a sentire. Chiudo la porta e mi siedo vicino a lei.*****
Ecco il quarto capitolo. Lo so ieri non ho aggiornato ma è stata una giornata impegnativa. Grazie per aver fatto arrivare prima questa storia nell'#sangiulia nonostante i pochi capitoli. Non so come ringraziarvi. Grazie.
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Si ferma il tempo quando sei con me.
FanfictionDue anni. Due anni sono passati da quel giorno, due anni da quando mi ha mentito. Perché non ha voluto dirmi niente? Perché me lo voleva tenere nascosto?