Capitolo 130

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"Amore" dico aprendo gli occhi e fissando il soffitto.
"Mh" dice aprendo un solo occhio e alzando giusto un po' la testa per farmi entrare nella sua visuale dalla posizione in cui si trova.
"Ho fame, ci alziamo? Così prepariamo qualcosa insieme"
"Che ore sono? " dice richiedendo di nuovo l'occhio e con la voce leggermente attutita dal fatto che stia poggiata al mio petto.
"Mezzogiorno"
"Dai alla mezza ci alziamo e prepariamo, te lo giuro" dice per poi riprendere a riposare e respirare in modo regolare.
"Dai, ho fame, ho bisogno di essere nutrito"
"Ma l'hai detto tu: nemmeno la mezza è, ti ho detto che ci alziamo alla mezza e prepariamo. Puoi aspettare un altro po'? " dice per poi sbuffare e girarsi dall'altro lato scendendo dal mio petto.
"Non se ne parla" dico alzandomi dal letto, mettendo le mutande tolte in precedenza, un pantaloncino al volo ed una canotta.
Vado dal suo lato di letto dove lei si è riaddormentata ed inizio a farle il solletico.
"No, il solletico no" dice ridendo e agitandosi nel tentativo di farmi smettere.
"Se dico che vieni con me, vieni con me" le dico prendendola di peso e mettendo mela su una spalla.
"Mi fai vestire almeno? "
"Ti vesto io altrimenti tu te ne torni a letto. Sei forse la ballerina più pigra che abbia mai conosciuto. " dico mentre le tengo una mano e con l'altra cerco dei vestiti comodi da farle mettere.
"Sei una palla Giò"
"Quale delle due? " le rispondo con un sorrisino storto.
"Quanto sei deficiente da uno a infinito? Infinito. " dice alzando gli occhi al cielo.
"Te lo ripeto: sei tu che me le porgi su un vassoio d'argento"
"Ma smettila" risponde mentre le porgo una mia maglia.
"Perché i tuoi vestiti? "
"Lo sai che adoro vederti coni miei abiti addosso, ci sparisci dentro e ti fa sembrare ancora più cucciolina del normale" le dico prendendole le guance tra le mani.
"Cretino" mi risponde dandomi uno schiaffetto sul petto una volta finito di vestirsi.
"Andiamo in cucina" le dico e stavolta mi segue senza protestare.
"Cosa vuoi? Primo o secondo? " le chiedo sapendo comunque il suo regime alimentare abbastanza rigido.
"Un primo sfizioso"
"Mhhh sfizioso eh? Penne melanzane e provola oppure spaghetti con pomodorini freschi? " le chiedo continuando ad osservare i vari ingredienti in frigo.
"Pomodorini" dice dopo averci riflettuto.
"E sia: signorina inizia a mettere una pentola d'acqua sul fuoco, di medie dimensioni"
"Subito" dice abbassandosi per prendere la pentola dal cassettone di pentole.
Io intanto inizio a tagliare i pomodorini. Mi fermo all'improvviso con un pomodorini a metà in mano, lo guardo poi guardo lei intenta ad osservare l'acqua nella pentola.
"Ma quanto ci mette a bollire oh?" chiede per poi voltarsi verso di me.
"Pazienta Giù. Comunque hai qualcosa sulla guancia" le dico.
"Me la togli? " dice.
"Certo" dico per poi spalmare il pomodorino sulla sua guancia.
"Non l'hai fatto davvero! GIOVANNI! Fermati subito! " dice iniziando a rincorrermi.
"No, tanto non mi prendi" dico correndo per tutta la casa continuando a ridere.
"Daiiii, c'è la pentola sul fuoco e dovresti cucinare quindi devi fermarti"
"Mai" dico saltando il divano per tagliare la strada.
"Gio! Guarda che se ti centro con la cucchiarella ti faccio male! "
"Troppo lenta" dico chiudendomi a chiave in bagno.
"Ti sei fregato da solo chiudendoti lì"
"Non ne sarei così sicuro"
"Mi sembra di badare ad un terzo bimbo. Vado a vedere l'acqua, vuoi che provi a cucinare io? "
"No, avveleni la gente tu meglio che ci pensi io" dico cascandoci con tutte le gambe.
Appena esco dal bagno un cucchiaio di maionese mi arriva sulla guancia per poi essere steso per bene.
"Ahahahah ben ti sta così impari " dice tenendosi la pancia per le risate.
"Sei carino tutto imbronciato" dice per poi recarsi in cucina per controllare l'acqua nella pentola.
"Non vale mi hai teso una trappola" dico mentre mi pulisco la guancia con un po' d'acqua.
"E tu ci sei cascato in pieno quindi ho vinto io, come sempre" dice per poi aggiungere un pizzico di sale all'acqua.
"A volte vinco io" preciso.
"Si ma tu bari" ribatte.
"Non è vero" dico raggiungendola per buttare gli spaghetti visto che stava bollendo.

"Gradito? " le chiedo volendo come sempre sapere il suo parere.
"Come sempre ti sei superato anche per cose semplicissime come questa" dice portando alla bocca l'ultima forchettata.
"Stiamo attenti alla linea, visto che ci tieni ed è ragionevole, ma con gusto" dico togliendo i piatti e sparecchiando.
"Frutta? " dico prendendo una mela per me aspettando una sua risposta.
"Facciamo metà della mela" dice.
"D'accordo"
Divido in due la mela e le porgo l'altra metà.

"Che vuoi fare questo pomeriggio? Abbiamo tempo fino alle sette in cui andremo a prendere le nostre piccole pesti dai nonni" le chiedo accarezzandole i capelli dolcemente mentre è distesa sulle mie gambe. Io sto seduto sul divano e lei distesa sulle mie gambe.
"Usciamo, andiamo al Duomo, c'è il sole e poi soli io e te quando se non nel fine settimana? Una passeggiata da soli, da un po' che non la facciamo. "
"Effettivamente hai ragione. Direi allora di andare a prepararci, che dici? " dico.
"Va bene, andiamo" dice alzandosi dalle mie gambe così che io possa alzarmi.

Pantaloncini azzurri, camicia a maniche corte bianca e capelli raccolti in un tuppino, cappellino con visiera e occhiali da sole, marsupio a cintura e infradito.
"Giuli, sono pronto tu a che punto sei? " chiedo leggermente urlando fuori la porta del bagno.
"Un minuto e sono pronta" risponde.
Mi siedo sul letto aspettando che lei esca dal bagno.
"Eccomi" dice uscendo dal bagno.
Camicetta bianca con fiori rossi allacciata sotto al seno, gonna rossa fino al ginocchio con una cinturina nera in vita ed i capelli raccolti in una lunga treccia laterale. Borsetta bianca a tracolla e sandali argentati bassi.
"Ma quanto siamo belle, a chi devi conquistare vestita così e con questa scollatura direi abbondante? " le dico raggiungendola e mettendole le mani sui fianchi.
"Mhhh vediamo dicono che nei pressi del Duomo si aggiri un bel ragazzo, alto, magro, longilineo con un sorriso molto molto luminoso e contagioso, degli occhi azzurri di un limpido quasi trasparenti che sotto la luce del sole diventano luminosi come delle pietre preziose e che è molto bravo a cantare. Ne sai qualcosa? "
"Sentito nominare magari andando lì scopriremo anche di chi si tratta"
"Allora che aspettiamo? " dice indossando i suoi occhiali da sole.
"Guardala come va di fretta" dico fingendo di prendermela.
"Dai andiamo" dice prendendomi la mano, uscendo e chiudendo la porta a chiave.

Arriviamo a piazza Duomo e come sempre è pieno di gente.
"A tutte le ore sempre piena" dico guardandomi intorno mentre continuo a tenerle la mano.
Non guardando dove metto i piedi vado contro una bambina che si guarda intorno confusa.
Lascio per un attimo la mano di Giulia che osserva la bambina preoccupata e si abbassa anche lei con me.
"Ehi che succede piccolina? " chiedo alla bambina che si gira verso di noi mostrando i suoi occhioni lucidi pronti a piangere.
"Ho perso mamma"
"Hai perso la mamma, tranquilla la troveremo. Dacci la mano e resta vicino a noi. Sai dirci più o meno com'è? " le chiedo tenendola per mano tra me e Giulia.
"Come lei, solo più alta ed i capelli corti" dice.
"Mhhh e come si chiama? " le chiede Giulia.
"Rosanna" dice continuando a guardarsi intorno impaurita, pronta a piangere.
"Stai tranquilla, troveremo tua madre" dice Giulia cercando di rassicurare la bimba ed anche un po' sé stessa perché la conosco troppo bene: è in ansia anche lei, preoccupata per la bimba, si guarda intorno cercando i tratti che la bimba ha descritto.
"Ah non ci hai detto come ti chiami piccolina"
"Alice e ho tre anni"
E qui mi sento stringere il cuore: a soli tre anni la piccolina si è persa, divisa dalla folla dalla mamma e l'esperienza vissuta con i bimbi mi ritorna in mente e non solo a me deduco voltandomi un secondo verso di lei.
Riusciamo a trovare la madre che la stava cercando a gran voce, chiamandola cercando di sovrastare il caos di gente.
"Oh rongranziando il cielo, Alice" dice prendendola in braccio e stringendola a sé. La bimba scoppia a piangere sulla spalla della madre. Noi restiamo in disparte ad osservare la scena mentre la stretta delle nostre mani aumenta.
"Grazie ragazzi, grazie per avermi portato mia figlia, la mia piccolina. Avete un cuore davvero grande, non so come ringraziarvi" continua a ripetere.
"Non deve, abbiamo dei figli anche noi e capiamo cosa si prova ad allontanarsi, capiamo quello che ha provato e lo abbiamo fatto volentieri e siamo contenti che vi siate riunite" dice Giulia parlando per noi.
"Grazie infinite, vi auguro un buon proseguimento. Saluta Alice" dice la donna con la bimba per mano.
"Ciao" dice sorridendoci.
"Ciao Alice" rispondiamo all'unisono.
Appena si allontanano dalla nostra visuale un lungo sospiro lascia le nostre labbra, ricordi riaffiorano ma subito lasciano le nostre menti e sorridiamo guardandoci.
Camminiamo, lentamente, osservando la gente, qualche autografo e foto a volte scappa ma questo è incluso nel nostro lavoro e ci va bene. Lascio la sua mano per avvolgere il fianco con un braccio per tenermela più vicino.
Le scatto una foto sulla scalinata davanti al Duomo: gambe incrociate, un sorriso vero sul volto e mani sulle ginocchia.
Una me la scatta lei seduto normalmente sulle scale e il solito segno con le dita.
Un'altra insieme ce la facciamo scattare: mentre le do un bacio sulla guancia e le stringo i fianchi tra le braccia.
"Non per modestia ma siamo troppo belli insieme, tu di più ovviamente" le dico osservando la nostra foto.
"Se siamo belli insieme è perché lo sei anche tu scemo" dice per poi darmi un bacino sulla guancia.
Riavvolgo il braccio attorno al suo bacino tirandomela a me e continuiamo la nostra passeggiata insieme.

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Eccomi di ritorno. Scusate l'attesa ma ho finito da poco gli esami e fortunatamente sono andati tutti benone. Spero vi piaccia questo capitolo come ritorno e commentate come sempre. A presto e bacioni.

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