Giorni vuoti, giorni grigi. Passano troppo veloci.
Le culle vuote, la cruda realtà che ci circonda fa sparire ogni giorno di più quel briciolo di speranza che avevamo.
Le chiamate col commissario terminano sempre allo stesso modo: non hanno trovato una pista, sbraito contro di lui anche se so che stanno facendo il possibile e l'impossibile, chiudo la chiamata e lancio il telefono sul letto su cui poco dopo mi stendo urlando al soffitto ed iniziando a tirarmi i capelli.
Non piango ormai. Ho terminato.
Lei non entra perché sa il bisogno che ho di meditare in un silenzio quasi assordante.
Come sta? È crollata. Il mio ritorno a casa le ha fatto bene da un lato ma l'altro lato non riesco a metterlo su, le parti sono confuse, il puzzle completamente a pezzi quasi come se i pezzi fossero tutti diversi e non combaciassero tra loro.
Lo sento il suo cuore, lo sento polvere tra le mie mani. Non posso ricostruirlo, mi è letteralmente impossibile.
"Tutto questo non è giusto... Mi sta sfuggendo dalle mani, niente è ormai sicuro... " dico con un soffio di voce rivolto al soffitto.
Si sta auto distruggendo di nuovo: come immaginavo non riesce a mantenere la promessa che mi ha fatto giorni prima, sotto l'albero al parco.
È inutile provare a convincerla, ci ho provato ma la sua risposta è silenzio assoluto, corsa nella loro stanzetta e porta sbattuta per poi urlare e piangere.
Non sopporto vederla così, non vorrei vederla mai più così ma comprendo come può essere un dolore.
Un dolore a volte può essere quantificato ma questo credo sia impossibile farlo, impossibile identificare con certezza la gravità di questo dolore tanto immenso quanto doloroso e non lo senti solo all'altezza del cuore, no.
Ti prende dappertutto, circola insieme al sangue per tutto il corpo perfino nelle lacrime scorre il dolore.
Come una lama tagliente attraversa il mio corpo, i tatuaggi dedicati a loro lentamente perforandone le lettere.
Percepisco questi dolore e lo accolgo chiudendomi in me stesso, rannicchiandomi sul letto osservando la foto sul comodino.
La foto che feci dopo il parto.
Mostra quanto sia forte la mia bimba che, nonostante il dolore, aveva un sorriso splendido, più luminoso del solito, io che le circondavo le spalle mentre teneva i piccoli appena nati, circondavo la mia famiglia.
Ero inconsapevole dei tanti pericoli che avrebbero potuto correre in questo mondo così crudele.
I miei pensieri vengono disturbati dal suono del campanello.
Controvoglia mi alzo sapendo bene che lei resta ore nella loro stanzetta e da lì non si muove, apro e non vedo nessuno così richiudo e sto per tornare in camera quando ribussano.
Alzo gli occhi al cielo e vado nuovamente ad aprire, guardo in tutte le direzioni finché non vedo un bigliettino davanti la porta: se rivuoi indietro i tuoi mocciosi vieni davanti al duomo da solo e porta con te dieci milioni di euro. Ti aspettiamo, Sangiovanni.
Rileggo con attenzione il biglietto: dieci milioni. Dieci milioni vogliono e li avranno.
"Chi era?"
La sua vocina raggiunge a malapena il mio orecchio, poso lo sguardo su di lei: poggiata allo stipite della cameretta, quasi aggrappata, alcuni singhiozzi le sfuggono ancora freschi di pianto.
"Nessuno, un biglietto. "
"Un biglietto?"
"Si, vieni" le dico invitandola a sedersi accanto a me sul divano sperando che accetti.
"Tieni" le porgo il biglietto in modo che anche lei possa leggerlo.
Aspetto qualche sua reazione, anche piccola.
"Dove li prendiamo tutti questi soldi? Sono tanti e non crescono sugli alberi"
"Infatti non glieli daremo e poi li abbiamo ed anche se non li avessimo sono sicuro che tutte le persone che ci amano ci avrebbero dato man forte."
"E allora come li riavrai i nostri bimbi? Se non ti presenterai con i soldi ti faranno fuori ed io non voglio, non voglio che ti accada altro, che la tua mente venga nuovamente riempita da brutti ricordi, che la tua anima che sono quasi riuscita a ricucire venga nuovamente graffiata. Ti prego.. non metterti nei guai."
Nonostante la tristezza per l'assenza dei bimbi, la preoccupazione costante per me mi fa sentire un calore nel petto grandissimo nonostante il corpo sia ormai stanco.
"Vado in commissariato, ho già una mezza idea in mente. Tu non preoccuparti, tornerò te lo prometto."Sono seduto, il commissario di fronte a me, il biglietto sulla scrivania.
"Bene, abbiamo una pista ben definita direi e ha già idea su come muoversi visto che è lei che vogliono?" dice scrutandomi da dietro le mani incrociate sotto il mento.
"Certo: quello che mi serve è la vostra fiducia e una squadra d'assalto.
Vorrei proporre un'imboscata: io mi presento lì con la valigetta in mano, vuota e la consegno a loro, loro mi danno i miei figli e voi uscirete allo scoperto arrestando chi è il responsabile di questo casino. Che ne pensa?"
"Non le pare troppo rischioso presentarsi con una valigetta vuota?"
"Sono pronto a correre qualsiasi rischio per loro, anche ad essere colpito a morte pur di riaverli con noi" rispondo ricordandomi la sofferenza che leggo ogni giorno sul volto di Giulia, quel volto ormai scavato dalle lacrime, pallido, le costole che si vedono.
"Per il mio animo, la roccia di dolore che porto con me, per la sua fragilità, per il suo sorriso che non vedo da troppo tempo, per le sue braccia, braccia di una madre ormai vuote da settimane.
Lacrime silenziose scendono dai suoi occhi, come dai miei..." dico con un filo di voce rivolto al commissario.Sono qui, al centro di questa piazza enorme, vuota, tetra. Le nostre famiglie sanno del biglietto e del mio piano, la valigetta tra le mani, una pioggia fitta, i tuoni che squarciano l'oscurità.
Senza ombrello, la polizia pronta a fare irruzione a scambio avvenuto, ben nascosti.
Un pianto attira la mia attenzione: due figure si avvicinano con delle ceste tra le mani. I miei figli.
"Bene, bene chi abbiamo qui? Il paparino è venuto a prendervi. Sai, sono veramente delle lagne. Allora hai i soldi?"
Quella voce la ricordo benissimo.
"Non posso credere che tu sia caduta così in basso, Gaia. "
"Volevo solo vendicarmi suvvia, e poi non sono sola: saluta il nostro amico, Javier. "
Javier, 'l'amico' di Giulia.
"E per vendicarti dovevi rapire i miei figli? Cosa ci avresti guadagnato, sentiamo? "
"Intanto dieci milioni di euro" dice avvicinandosi a me seguita da Javier, gettando in malo modo le ceste davanti a me e prendendosi la valigetta dalle mie mani.
Faccio in tempo a non far cadere le ceste, mi tolgo il giaccone e li copro per non farli bagnare ulteriormente.
"Andrete in prigione" urlo prima che i poliziotti circondassero i due puntando la pistole contro di loro.
"Ci hai ingannati, bastardo!" li sento urlare mentre vengono portati via nelle macchine.
"Il pericolo ancora non è finito, è più vicino di quanto pensi!" continuano.
Io sono ancora lì, incredulo di quanto accaduto.
Una mano sulla spalla mi ridesta, alzo lo sguardo e il commissario mi sta sorridendo.
"Vuoi un passaggio?"
Annuisco solamente, entro in macchina con le ceste strette a me.Casa. I bimbi piangono. Entro e mi accascio in ginocchio, li prendo delicatamente tra le braccia. Piango con loro.
"Piccoli miei..." dico stendendomi completamente sul pavimento con loro distesi sul mio petto.
Un altro pianto si aggiunge ai nostri ma restando in disparte, ad osservare la scena.
Lo sguardo rivolto verso di lei, un sorriso si forma sui nostri volti, piccoli passi che ci raggiungono, si stende anche lei accanto a me, mi da un bacio delicato sul naso.
"Grazie.. t'estimo papà " dice stringendo maggiormente le sue braccia attorno a noi, un sorriso dolce a contornarle il viso, lacrime copiose a solcarle le guance.
"Siamo di nuovo insieme, sento la tua protezione, sento di nuovo la tua essenza. Vedo di nuovo il tuo sorriso"
"Nasce sul mio viso per te, per voi"
Questa è la mia famiglia, riunita dopo settimane di agonia, d'inferno.
Questo è in assoluto uno dei giorni che ricorderò per sempre.
"Vi amo tesori miei" dico stringendo anch'io la presa attorno a loro, sentendo finalmente una bolla trasparente avvolgerci, isolandoci da tutto e tutti.****
Capitolo nuovo e finalmente bimbi ritrovati. La pace finalmente regna dopo l'arresto di quei due di cui abbiamo scoperto l'identità. Chissà il futuro cosa ci riserverà.
A presto, fatemi sapere nei commenti cosa ne pensate e bacioni. 💖
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Si ferma il tempo quando sei con me.
FanfictionDue anni. Due anni sono passati da quel giorno, due anni da quando mi ha mentito. Perché non ha voluto dirmi niente? Perché me lo voleva tenere nascosto?