Capitolo 8: High and Low parte 1

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Il giorno dopo l'accaduto, Arthur passava ancora più tempo dentro il suo ufficio, riflettendo sul da farsi. Si stava innamorando sempre di più di Auckley, ma da quando ha scoperto che era suo figlio, le cose erano cambiate. Si sentiva sporco ad andare a letto con lui, pensava al fatto che quello fosse incesto e, se avesse voluto, Natalia poteva utilizzarlo come pretesto per ricattarlo e rovinare la sua immagine pubblica, ma dalla propria parte, aveva anche lui in mano informazioni che avrebbero rovinato l'immagine di Natalia.
Arthur, mentre pensava al da farsi, continuava a giocherellare con una penna, guardando il casinò dall'alto del suo ufficio, guardando le roulette girare e qualche uomo esultare per aver vinto proprio in quel momento una mano importante al Blackjack.
"È proprio vero" pensò Arthur "la vita è un casinò. Non puoi mai sapere cosa possa succederti. All'improvviso ti fidanzi con qualcuno e scopri che è tuo figlio. A volte si vince, a volte si perde qualcosa"

Mesi dopo
Il rapporto tra Arthur ed Auckley era peggiorato man mano che passavano i mesi, sia dal punto di vista sentimentale che sessuale. La voglia di Arthur si era abbassata sempre di più, facendo sospettare Auckley che si vedesse con qualcun'altro e che si fosse stancato di lui. Ogni volta che Auckley cercava di parlare con lui, Arthur cercava un pretesto per sviare le sue domande. Quando Arthur andava a lavoro , il che oramai era diventato giornaliero (di solito infatti qualche giorno libero se lo prendeva), Auckley soddisfava i propri desideri con le seghe e i sex toy che aveva acquistato e nascosto bene dalla vista di Arthur. Non era sicuro che lui lo stesse tradendo e non voleva fare idiozie.
Mentre girava su instagram, auckley si trova davanti ad una pubblicità che attira la sua attenzione. Sua madre aveva appena avviato un'attività con suo amico ed era un'agenzia immobiliare. Anche se sua madre non l'ha fatto nascere nel migliore dei posti, era contento che era riuscita a farsi una nuova vita, perché sapeva come ci si sente ad uscire da quel posto di merda.
Si era fatta sera e tra poco Arthur sarebbe tornato. Stanco di tutto quello che stava passando con Arthur, decise che era il momento di dargli un ultimatum.
Appena tornato, Auckley lo ferma all'entrata.
"Dobbiamo parlare" disse Auckley mentre Arthur si svestiva.
"Di cosa?" Rispose Arthur andando in camera davanti allo specchio mentre si cambiava.
"Di noi, sei strano ultimamente" auckley lo guardava mentre si toglieva la camicia. Gli mancava baciare e toccare quel corpo come aveva sempre fatto. Gli mancava essere coccolato e baciato in ogni parte, mentre Auckley gli accarezzava i capelli e gemeva di piacere.
Quando lo faceva con Arthur si sentiva tutt'uno con lui, come se lo completasse. Riceveva l'affetto e l'amore che non aveva mai ricevuto da piccolo. Ma adesso, sentiva che si stava allontanando da lui.
"Non sono strano" rispose Arthur togliendosi anche i pantaloni e mettendosi dei pantaloncini.
"Non facciamo più niente, mi baci a malapena" disse Auckley
Arthur non rispose. Si mise una maglia e stava per tornare in sala, ma auckley gli mise una mano sul petto rispingendolo in camera.
"Ti prego parlami" disse Auckley quasi in lacrime "perché non mi vuoi parlare?"
"Non abbiamo niente di cui parlare" rispose alterato Arthur, togliendoli le mani dal petto.
Auckley indietreggiò un po' da lui
"Non ti posso neanche toccare più e dici che è tutto ok" disse Auckley piangendo.
Arthur lo guardava sospirando, non poteva dirgli nulla di quello che sapeva.
"Allora che senso ha che io rimanga qui" disse Auckley asciugandosi le lacrime.
"Non solo ti do tutto quello che vuoi, ti lamenti anche" disse Arthur sbuffando e mettendosi le braccia incrociate al petto.
"Cosa?" Chiese auckley, sentendo come se qualcuno lo avesse pugnalato allo stomaco.
"Io ti ho fatto uscire da quel posto di merda" disse Arthur mettendo un dito sul petto indicandosi "se non fosse stato per me, saresti ancora lì a fare la puttanella, hai capito? Se non ti stanno bene le mie decisioni, puoi anche andartene"
Auckley sbaraglia gli occhi lucidi.
"Ma che ti è successo?" Chiese Auckley, appoggiandosi alla porta della camera.
La faccia di Arthur rimaneva impassibile a tutto quello che stava succedendo.
Auckley non ce la faceva più. Prese il suo telefono e i soldi che aveva in tasca e scappò di casa. Una guardia si offrì di accompagnarlo dovunque volesse.
"Portami in città, ovunque lontano da qui" disse Auckley
"Subito" rispose la guardia, aprendo la macchina ed entrando insieme ad Auckley , che si appoggiò al finestrino della macchina piangendo ancora di più.
Arthur era rimasto in camera, sedendosi sul letto e mettendosi i capelli in testa, iniziando anche lui a piangere. L'unico ragazzo di cui si era mai innamorato dopo tutto quel tempo era suo figlio. Questo era pericoloso per lui, se si fosse scoperto la sua vita sarebbe stata rovinata. Natalia in qualsiasi momento poteva mettere in giro voci e la notizia sarebbe trapelata, rovinandogli la vita.
Valeva la pena mandare tutto a puttane per amore?
Il problema non era solo quello. Non riusciva a togliersi dalla testa il fatto che fosse suo figlio. All'inizio non ci faceva caso, ma andando avanti si sentiva sempre più oppresso da questa cosa, facendolo sentire male e non in pace con se stesso.
Arthur piangeva sempre di più, pensando anche a come aveva trattato Auckley. Ora era preoccupato di dove fosse.
Cercò di chiamare la guardia che lo aveva portato (chiedendo informazione anche agli altri fuori) e Auckley, ma non ricevette risposta, questo perché Auckley aveva pregato la guardia che non rispondesse nel caso l'avesse chiamato.
Arthur rientra in casa e va direttamente nel giardino della piscina. Quella sera non c'era una nuvola in cielo, le stelle occupavano il cielo, la luna non c'era. San Francisco era uno spettacolo di luci, con il Golden Gate illuminato, in cui si vedeva la fila di macchine che andava avanti e indietro.

Auckley aveva cercato un bar su internet, trovandone uno gay.
"Puoi lasciarmi qui" disse Auckley scendendo dalla macchina
"La aspetto in macchina" gli disse la guardia
"D'accordo grazie"
La guardia era l'unica che aveva trattato con gentilezza Auckley oggi.
Arrivato all'entrata, alza la testa sull'insegna luminosa del bar, che illuminava l'intera strada. Dei ragazzi parlavano vicino l'ingresso e guardavano Auckley bisbigliando tra loro e ridendo, squadrandolo dall'alto in basso. Auckley cercava di non farci caso ed entrò nel bar.

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Ciao ragazzi, ho deciso di dividere il capitolo in due parti perché sarebbe stato troppo lungo.
La seconda parte uscirà a breve, rimanete aggiornati :)

Life is a Casinò (boyxboy)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora