Capitolo 8 - Larry

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Avvolgo con le dita il coltellino svizzero che ho nascosto dentro una tasca del giubbotto appena sento un rumore di passi farsi sempre più intenso. Gli occhi, già abituati al buio, intravedono due sagome.

Non ho bisogno di luce per capire che una di quelle sagome è Frank.

Chiudo gli occhi e inspiro, tirando fuori la mano dalla tasca del giubbotto. Non vorrei che si insospettisca.

Quando li riapro, lui è proprio davanti a me, e un sorriso stolto gli riempie il volto. Non riesco a guardarlo senza provare disgusto, penso che non esista una persona più schifosa di lui. Ma lo sbaglio è stato il mio, non avrei mai dovuto iniziare a comprare droga da lui.

Non avrei mai dovuto iniziare a comprare droga in generale.

- Ma ciao, Jauregui. - la sua voce roca risuona nelle mie orecchie, fredda e sporca, proprio come lui.

Rispondo con un cenno della testa.

Lui si avvicina lento e sento il mio battito accelerare. Alza un braccio e mi sfiora la guancia con la mano, spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

- Vedo che capisci al volo i miei avvertimenti. - mi guarda dritto negli occhi, mentre continua ad accarezzarmi i capelli.

- Minacce. Non avvertimenti. - lo correggo a bassa voce. Mantengo il contatto visivo, sperando che non lo prenda come una sfida.

- Chiamale come vuoi. - risponde, e intanto con la mano arriva fino alla mia spalla sinistra, per poi risalire lungo il collo. - La tua pelle, dolcezza, la tua pelle è una droga. -

Deglutisco cercando di placare i brividi che mi corrono lungo la schiena. Mi mordo l'interno della guancia e poi stringo i denti facendo indurire la mandibola.

Frugo in una delle tasche del giubbotto e tiro fuori un sacchetto.

- Ecco. Questo è tuo. - glielo porgo, la mano tremante.

Lui guarda il sacchetto con un'espressione confusa e sorpresa, probabilmente non era questo ciò che si aspettava. Toglie la mano dal mio collo e prende il sacchetto, ed io colgo quel suo attimo di distrazione per fare qualche passo indietro.

Guarda il contenuto e scuote la testa, dopo qualche istante la sua risata riecheggia per tutta la via.

- Mi prendi per il culo? Dimmelo subito dolcezza. - porge il sacchetto al suo accompagnatore e si avvicina di nuovo a me, continuando a ridere. Ma sono abbastanza sicura che non stia ridendo perché è divertito. Tutt'altro.

- No. - soffio.

- Vorresti farmi credere che non ne hai più bisogno? Non mentirmi, principessa. Lo sai più di me che ormai ne sei dipendente. Ridarmi la droga che ti ho venduto non è una mossa astuta. La crisi d'astinenza è brutta, sai? - fa una pausa, ormai non avanza più verso di me, perché è già abbastanza vicino da poter sentire il suo fiato sulla mia pelle - E oltre a farti del male da sola, devo darti la brutta notizia che non basta a risanare il tuo debito. La droga che ti ho venduto era molto di più, tu riportandomene così poca speravi di essere a posto? Quella che mi hai riportato non la vendo neanche a 50 euro. E tu hai un debito con me di circa.. 800 euro? - scuote la testa, socchiudendo gli occhi.

- Frank. - inizio, con voce tremante, so quello che devo fare, riportargli la droga era solo un modo di liberarmene, sapevo fin dall'inizio che riportargliela non sarebbe bastato a ripagarlo - So benissimo che la droga che ti ho riportato non basta. -

Mi guarda, confuso, ma noto nei suoi occhi un puntino di rabbia che sta iniziando ad espandersi. Ancora non sa che sono disposta a ripagarlo come lui preferisce.

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