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Ink osservava la scena tra le due donne sorridendo, era soddisfatto e felice che finalmente, dopo tanto di quel tempo, si fossero ritrovate. Non che si somigliassero molto in aspetto, ma in quell'abbraccio quasi non si distinguevano l'una dall'altra. Sembrava quasi che, per quanto la stretta fosse forte, si stessero fondendo in un'unica persona. A Ink sembrò di star guardando uno spettacolo a teatro.
Dopo una ventina di secondi in cui l'amore materno non poteva essere paragonato a nient'altro, arrivò Dream a sciogliere il momento, facendo distogliere gli occhi di Ink da T/n; anche a lui faceva piacere, soprattutto perché la situazione lo riguardava in prima persona.
I quattro si erano seduti vicino all'albero a parlare; stavano bene, scherzavano, era una situazione di tranquillità necessaria in quel momento critico che stavano attraversando.

T/n's pov ( pov, per chi non lo sapesse, sta per "point of view", ovvero "punto di vista" della narrazione )

Eravamo seduti in cerchio a chiacchierare: di cosa avevamo fatto, di eventi che volevamo raccontare, di cose che ci piacevano; ci sentivamo bene in quel momento, o almemo io ero felice, quasi non pensavo a Nightmare e la profezia.
Ma prima o poi tutti i momenti belli finiscono e, nel nostro caso, venimmo brutalmente interrotti da coloro che dall'inizio dei tempi erano contrari alla nostra felicità.
Uno scheletro incappucciato con l'occhio sinistro illuminato di viola si scaraventò su mia madre e, puntandole un coltello alla gola, la tirò indietro, dove alzando gli occhi potemmo vedere altri quattro scheletri dall'aria tutt'altro che amichevole. Vidi Dream sbarrare gli occhi alla vista di uno degli scheletri a cui si era appena illuminato l'occhio sinistro di acqua marina. Dal modo in cui ci guardava emergeva tutto il suo odio, mi si raggelò il sangue al contatto visivo con quell'essere. Era tutto ricoperto di nero, eccetto per l'occhio sinistro, e sulla schiena aveva dei tentacoli. Sulla bocca aveva costantemente un sorriso inquietante, quasi sadico, e teneva lo sguardo fisso su me e Dream. Deglutii: la paura aumentava e vedere mia madre appena ritrovata dopo diciotto anni che veniva tenuta in ostaggio era tremendo. Non potevo lasciarli fare ma non sapevo ancora le loro intenzioni, perciò chiesi in tono serio che cosa volessero da noi. Quello che doveva essere il loro capo ( lo stesso che ci stava fissando ) doveva essere apparentemente uno di poche parole perché, invece di rispondere, si lanciò all'attacco verso Ink. Il mio amico usò il suo pennello per scaraventare via il nostro nemico, il quale atterrò in piedi e si mostrò più calmo del dovuto; quello scheletro mi faceva molta paura. "Stai diventando più forte eh, Ink?" Chiese conferma lui, avanzando nuovamente verso Ink, allungando i suoi tentacoli per attaccare. In quel momento non mi era affatto passato per la testa che di lui Ink mi avesse già parlato più volte.
Contrattaccò bloccando i tentacoli con la vernice e tentando di allontanarlo il più possibile da noi altri. "Certo che, per non avere sentimenti, ti preoccupi tanto per quella stupida umana. Dimmi, amico mio, come ci si sente ad essere vuoti?" Rise. Mi chiedevo a cosa si stesse riferendo. Stava scherzando, no..?
Alla sua domanda Ink spalancò gli occhi e il suo sguardo si fece buio, non voleva rispondere. Si vedeva che avevano già combattuto uno contro l'altro più volte e quanto Ink odiasse farlo.
Dream stava respingendo gli attacchi di un altro scheletro con un cappello da marinaio bianco, un completo del medesimo colore e un'etichetta sul lato sinistro del petto con su scritto "Blight navy".
Distolsi di scatto lo sguardo da Dream e lo riposai sulla situazione da Ink: mentre schivava gli attacchi più veloci non poteva vedere che ne stava arrivando uno lento. Un tentacolo nero si stava allungando verso Ink, concentrando man mano una forza incredibile. Ink non avrebbe mai fatto in tempo a schivarlo, nemmeno se si fosse reso conto del suo avvicinamento: il continuo muoversi degli altri tentacoli minacciosi di avvicinarsi a me lo distraevano e lo rendevano incapace di non fare altro che schivarli. Avevano calcolato tutto, ma non il fatto che io potessi fare qualcosa.
Presi da per terra una lancia che Dream si era rassegnato ad usare, mi avvicinai ad Ink e la sfruttai per tagliare il tentatacolo allo scheletro. L'altro con il cappello cadde a terra, sembrava avessero finito le difese.
Stavo per gridare vittoria, quando sentì l'urlo di una donna: era Alice, mia madre. "Merda." Pensai. Le avevano stretto i polsi dietro la schiena, quasi a romperli, e avvicinato di più il coltello alla gola. "Lasciatela!" Gridai io mettendomi in posizione pronta in qualche modo ad attaccare. Con un cenno dello scheletro tutto nero, quello incappucciato lasciò andare Alice. Io, incredula che non avessero opposto resistenza, chiesi: "Che cosa volete?"
"Oh, niente di particolare, solo ciò che ci spetta" rispose il leader di quel gruppo di criminali, indossando tutto ad un tratto una coroncina dorata con al centro una gemma viola. Intanto una nota in più di sadismo si mescolava al suo sorriso, e lo sguardo si rivolgeva verso l'albero accanto al quale, nel frattempo, si era posizionato uno del gruppo con una spaccatura nel cranio, l'occhio sinistro illuminato di rosso e un'ascia in mano. "La custode della superficie è debole, sarà più facile distruggere l'albero così, anche se avrei preferito ucciderla direttamente" continuò lui. Io stavo per avventarmi contro lo scheletro quando sentii un "Non lo farei se fossi in te" alla mia sinistra, era lo scheletro con il cappello da marinaio, a cui si era illuminato l'occhio di celeste da sotto la visiera. Poi un grido.
"T/N!"
Il mio istinto mi condusse a voltarmi indietro: un attacco alle spalle. Era lo scheletro incappucciato che stava lanciando verso di me dei Gaster Blaster con un'aura viola come il suo occhio attorno ad essi.
Non potevo apparentemente fare niente, mi avevano messa alle strette.
Mi misi le mani davanti alla faccia annuendo alle espressioni preoccupate di Ink e Dream che stavano proteggendo Alice e l'albero dei sentimenti.
Avevo paura, ma dovevo proteggere i miei amici.
L'istinto di sopravvivenza in quel momento prevalse su qualsiasi altra cosa.
Quando più credevo che fosse la fine, una potente onda d'urto allontanò a notevole distanza lo scheletro.
Non potevo neanch'io credere che fossi stata io a provocarla.
Lo scheletro nero rise: "Proprio come pensavo... bene, possiamo andare! È stato un piacere. Ci rivediamo, sorellina" i suoi compagni lo seguirono, anche loro dubbiosi e incerti, uscendo di scena. E quando non riuscimmo più a vederli la mia vista si annebbiò e mi sentii svenire. Delle braccia mi avvolsero la vita giusto in tempo prima che cadessi. Poi, di come sono finita su un letto d'ospedale, non ricordo.














~Angolo autrice~
Salve gente, come state?
Il 27 Agosto questa storia ha compiuto un anno da quando ho iniziato a scriverla e ne sono stata veramente contenta. Perciò approfitto di questo evento per ringraziare tutti quanti del vostro supporto che mi avete dato leggendo, votando e commentando la mia storia. Non sapete quanto mi fa piacere ricevere i vostri commenti dove fate battute o mi scrivete cose belle, perciò vi sono tanto grata.
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto, ci vediamo presto con il continuo. Vi auguro una buona lettura e una buona giornata. Ciaooooo
- Martina

Your Smile...[ Ink Sans × reader ] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora