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T/n sorrise quasi senza accorgersene, come fa chi è veramente felice, e le lacrime cristalline da poco formatesi illuminarono di gioia i suoi già radianti occhi c/o. Ink esibì un sorriso a trentadue denti e si portò le mani ai fianchi. "Ora dobbiamo farti uscire da qui" dichiarò poi, tirando fuori dalla sua sacca il quaderno di Papyrus. Estrasse un pennino da una delle numerose tasche della sua cintura e si mise a disegnare più velocemente che poteva, avvicinando ogni tanto la testa alla fessura della gabbia. "Cosa stai facendo?" Domandò la ragazza, tenendo sempre basso il tono della voce e sporgendosi per quello che poteva tra le sbarre. Ink riposizionò il pennino al suo posto e, con un gesto della sua mano, dal foglio si materializzò una piccola chiave su misura. Dallo sguardo che rivolse ad Ink, la ragazza sembrò volersi complimentare per l'idea con lo scheletro, che colse la sua sorpresa e sorrise, facendo poi un piccolo inchino con il capo. Il pittore inserì la chiave nella fessura e aprì la gabbia, attento a non fare troppo rumore. Sistemò la chiave in una delle sue tasche e senza esitare un secondo la abbracciò forte, con le mani che tentavano di stringere a sé tutto il suo busto così da farli sentire una cosa sola. T/n gli avvolse le braccia attorno al collo e abbandonò la testa sulla sua spalla destra, desiderando che quel momento rimanesse intoccabile, interminabile. Interruppero quel dolce contatto per guardarsi negli occhi e capire che era il momento di uscire e affrontare la situazione una volta per tutte. Intrecciarono le proprie mani l'una con l'altra e uscirono, per poi aggirarsi cautamente fra i corridoi. Pochi metri dopo, scorsero Nightmare mentre entrava in una stanza senza la minima illuminazione, caratteristica apparentemente comune e degna del palazzo del Principe degli Incubi.
I due non morivano certamente dalla voglia di vedere ciò che vi si trovava all'interno, ma la presenza dell'altro e la speranza che forse avrebbero potuto sistemare le cose li spinse ad intrufolarsi nella camera buia. Prestando attenzione a non fare rumore, Ink e T/n si nascosero dietro un mobiletto impolverato - che quindi non doveva essere utilizzato o curato molto spesso - e si posizionarono ad osservare le successive mosse di Nightmare.
Da diversi angoli della stanza si sentiva un tintinnio di catene accompagnato dalle esili e lacrimose voci di bambini. Un senso di familiarità con esse fece gelare il sangue nelle vene a T/n, facendola realizzare che si trattava dei bambini dell'orfanotrofio da cui era scappata. Era da tempo che non le veniva ricordata quell'oscura verità, e per quanto provasse dolore ancora faticava a crederci. Faticava a credere che tutto quel divario fosse avvenuto costantemente nei suoi 18 anni di vita ma che lei non fosse mai stata consapevole di nulla, faticava a credere che suo fratello fosse capace di simili oscenità; faticava a credere che lui fosse veramente suo fratello.
Nonostante tutto il dolore che quella situazione le stava provocando, non poteva restare ferma e non agire, altrimenti sarebbe stata una persona addirittura peggiore di Nightmare e tutto ciò che le era accaduto lì sarebbe stato del tutto inutile. Tornò così a concentrarsi su quello che stava accadendo a pochi passi da lei: per quello che la fioca luce di quattro piccole lampade ad olio permetteva di vedere, lo scheletro in nero stava liberando dalle catene dei bambini di età apparentemente comprese fra i 6 e i 13 anni e stava dando loro delle indicazioni che parevano riferirsi alla pulizia del palazzo. Non stava succedendo niente di preoccupante, insomma, ma gli atteggiamenti dei bambini facevano intuire che Nightmare li trattasse male e che non fosse neanche il solo a farlo: tenevano il capo basso, camminavano più in fretta quando erano vicino allo scheletro, giocherellavano spesso con le mani quando si creava tensione e tendevano a balbettare o parlare poco, in maniera coincisa, per non dare fastidio o evitare altre domande. T/n riusciva a cogliere il terrore in loro e Ink le poggiò una mano sulla spalla, avendo percepito la sua evidente preoccupazione per coloro che un tempo, almeno in parte, erano stati la sua famiglia.
"Sto bene" lo tranquillizzò sussurrando lei, con un lieve ma sincero sorriso.
Mentre la maggior parte dei bambini usciva dalla stanza, i due si preoccuparono di avvicinarsi il più possibile al muro, sembrava quasi che volessero fondersi ad esso, diventarne parte; quando sei divorato dall'ansia agire pare sempre la cosa più difficile che si possa fare, qualunque sia la situazione, e Ink e T/n non avrebbero potuto essere più d'accordo in quel momento.
Un sospiro di sollievo scappò ad entrambi quando anche Nightmare fu finalmente uscito, ma l'accensione di una luce in più nella stanza li fece sobbalzare. Uno dei bambini teneva in mano una lanterna e si avvicinava al loro nascondiglio: non pareva voler far loro del male; stava per raccogliere il piumino poco distante da Ink, quando vide i due infiltrati e si fermò, guardando T/n come avesse visto un fantasma. Si guardarono per qualche breve istante e la ragazza si fiondò ad abbracciare il bambino; tornò ad avere il viso inondato dalle lacrime. "Per fortuna sei vivo, Luca" esclamò tra i singhiozzi. "Ti prego, salvaci!" La pregò, e strinse la maglietta della maggiore bagnandola di quelle lacrime che era finalmente riuscito a tirar fuori.
La ragazza riuscì a calmare il pianto e si staccò dal piccolo Luca per guardarlo dritto negli occhi.
"Ti prometto che lo farò"
Lui sorrise come solo chi ha trovato una salvezza sa fare. Si asciugò le lacrime e tornò al lavoro, pensando a tutto ciò che avrebbe fatto una volta uscito da quell'incubo: pareva che l'atmosfera buia e ansiogena di quella stanza si fosse finalmente schiarita e che un raggio di luce e speranza si stesse facendo largo tra le fessure che erano parse fino ad allora occhi sempre in allerta.
Ink e T/n uscirono furtivamente dalla sala più determinati che mai e poco dopo si imbatterono verso una rampa di scale. La attraversarono con passi cauti e lenti nell'inquietante e totale silenzio che regnava nel grande palazzo, cosa che avrebbe consentito anche al minimo scricchiolio di rimbombare per tutta l'area. T/n quasi tremava: un silenzio del genere in un posto con così tanti bambini non l'aveva mai sentito e questo non faceva altro che aumentare la preoccupazione che nutriva per la loro condizione.
Arrivarono in cima alla rampa e si diressero verso una sala che si distingueva per avere una porta più imponente delle altre e al di sopra di essa l'immagine in rilievo di una piccola corona dorata. A vederla metteva i brividi, faceva sentire i due come se li volesse risucchiare e mai più tirare fuori. T/n prese un profondo respiro e annuì decisa verso Ink. Un passo all'interno e si ritrovarono nel buio più totale. Senza accorgersene si presero la mano l'un l'altra e proseguirono prudentemente attraverso l'oscura stanza. Pochi passi in quei pochi secondi che l'inquietudine del luogo fece sembrare ore e scorsero di fronte a loro un singolo occhio illuminato di acqua marina è un aura del medesimo colore formandosi tutt'attorno che i due conoscevano ormai fin troppo bene.
Nightmare, la persona che speravano e temevano allo stesso tempo di incontrare, aveva sempre lo stesso snervante sorriso sul teschio e sempre lo stesso grande odio nel cuore. "Sai, sorellina, sapevo che qualcosa del genere sarebbe presto accaduto, e sinceramente non ho voglia di ricorrere di nuovo alle maniere forti..."
"E allora perché?" Chiese T/n.
"'Perché' cosa?" Ribatté Nightmare con un tono di indifferenza.
"Perché?!" T/n lo interruppe prima che riuscisse a finire, le tremava la voce ed era sul punto di piangere.
"Perché hai continuato ad usare la violenza su tutte quelle persone senza che loro ti avessero fatto niente? Perché adesso non ne hai voglia?" Deglutì per riacquistare sicurezza nella voce e non le passò neanche in mente di abbassare il suo tono: questa volta non sarebbe stata in silenzio. "Mai nella vita io mi rassegnerò a te o ti permetterò di far del male a una persona di più, né tantomeno a quella che amo" Ink si girò a guardarla e la scoprì a fare la stessa cosa. Le loro mani erano ancora unite: lo scheletro strinse più forte quella della ragazza e sentì il suo cuore scaldarsi alla consapevolezza che stesse parlando di lui. "Lo stesso vale per me" dichiarò, facendo un passo più vicino a T/n. Nightmare sogghignò e mosse i suoi tentacoli come per riscaldarsi, poi guardò in direzione dei due è lì sfidò: "Allora vediamolo".
Mandò un tentacolo in direzione di Ink, lui si abbassò in modo da schivarlo e contrattaccò con un colpo di vernice. L'aveva fatto innumerevoli volte, ma mai era stato così concentrato e spaventato come in quella battaglia. T/n stava iniziando a capire il modo di combattere dello scheletro nero: puntava tutto sui suoi tentacoli e i Gaster blaster e agiva sempre con i compagni dalla sua parte, al contrario di quella volta. Nessuno fino a quel momento aveva mai provato ad attaccarlo o ad avvicinarsi direttamente al suo corpo, né tantomeno lui aveva mai sferrato attacchi a copertura ravvicinata. Inoltre, da quello che le avevano raccontato Dream e Nim, Nightmare non doveva essere sempre stato così. Era successo qualcosa, qualcosa che l'aveva fatto stare male è trasformato nel mostro che ora credeva e faceva credere di essere.
T/n decise di fare tesoro di queste informazioni e usarle a vantaggio suo e di Ink. Prese il quaderno dalla sacca che quest'ultimo si era portato dietro e con un pennino trovato al suo interno disegnò uno scudo: non avrebbe fatto del male nemmeno a Nightmare. Si alzò in piedi e si ricordò di sua madre Alice, degli altri Star Sanses, della profezia, e capì che era arrivata lì per questo giorno, per cambiare il destino è riportare la pace. Le avevano detto di essere l'equilibrio tra bene e male, la prescelta, la soluzione a tutti i problemi; le avevano detto che quel giorno sarebbe inevitabilmente arrivato, ma lei non ci credeva. Credeva che quel giorno, quel traguardo che pareva più una nuova linea di partenza se lo fosse costruito lei insieme a chi l'aveva supportata e le aveva creduto. Credeva che quella profezia sua madre l'avesse scritta perché lei e suo padre credevano nella possibilità che un giorno come quello ci sarebbe stato, perché credevano in lei, credevano nelle persone e nella loro umanità.
Con questo pensiero in testa e nell'anima la ragazza si mise al fianco di Ink e contrastò più attacchi che poteva, così da dargli il modo e il tempo di riprendersi. Una volta che questo accadde, T/n si spostò velocemente lontano da Nightmare, che focalizzò la sua attenzione nuovamente su Ink. Lei ne approfittò per uscire dalla stanza e andare a cercare i bambini, ma mentre correva le scivolò un piede e cadde. Mentre si rialzava notò davanti a lei una porta molto simile a quella dove era situato Nightmare e decise di entrare: sia per la curiosità, sia perché lo scheletro potrebbe aver mandato qualche bambino al suo interno per darle una rassettata. La stanza era buia come la immaginava e riuscì a farsi strada attraverso essa solo grazie a una lanterna disegnata nel quaderno di Papyrus. Pareva non essere visitata da molto tempo, era impolverata e vi erano vari oggetti sparsi sul pavimento e i pochi mobili che c'erano. Appesi al muro in pessime condizioni c'erano dei quadri raffiguranti dei ragazzini che giocavano insieme, uno dei quali, in ogni quadro sempre allegro e spensierato, faceva pensare molto a Dream. Era vestito di azzurro e giallo e sfoggiava una coroncina dorata. L'altro era molto più calmo e mostrava di rado un sorriso in quelle immagini erose dal tempo. Vestiva di giallo e viola e portava una corona proprio identica a quella del compagno di giochi. Per vedere più da vicino una delle immagini T/n sbatté una gamba contro un mobile e si rese conto che ci fosse una scrivania. Guardò sopra di essa e trovo dei libri accatastati, alcuni chiusi, altri aperti, delle lettere con l'inchiostro già seccato e la carta lievemente stropicciata, un mantello violaceo sporco qua e là di melma e una mela con un morso già dato. Sui muri vi erano grandi e piccole macchie dello stesso colore e consistenza che vi erano sulla mantellina. Toccò la melma con un dito e non le sembrò affatto nuova. Nella mente della ragazza i pezzi della storia cominciarono a prendere forma: quel bambino spesso serio doveva essere Nightmare, e la mela era la causa della sua trasformazione. Quest'ultima infatti era nera e probabilmente rappresentava l'odio, lo stesso che lo stava divorando e mutando in quello che non era.
T/n si ricordò delle spiegazioni datele su Dreamtale e suppose che quella mela provenisse dall'albero dei sentimenti, insieme a quelle dorate. Adesso doveva solo arrivare nell'Universo dei suoi fratelli per mettere in atto il suo piano: non avrebbe mai saputo che fare se Nim non le avesse raccontato tutto durante gli allenamenti. Prese il quaderno e vi disegnò sopra un pennello molto simile a Broomie, l'arma di cui Ink non avrebbe mai potuto fare a meno, e una volta materializzato lo usò, come ricordava lo usasse Ink, per creare un portale che la portasse a Dreamtale. Ci entrò soddisfatta e pensò che d'ora in poi quella sarebbe stata un'altra delle armi da portarsi sempre dietro. Una volta arrivata corse in cerca dell'albero e raccolse una mela dorata, spiegando a Nim che era un'emergenza. Ritornò al castello di Nightmare e, dopo aver tolto uno dei quadri dal proprio chiodo, corse giù per le scale in fretta, stando attenta sta volta a non cadere. La prima cosa che vide fu Ink a terra senza difese, con il Re degli incubi pronto a colpirlo di nuovo, ma questo le diede un pretesto per avviare la sua idea.
Mostrò il quadro alzandolo con le braccia dall'alto della gradinata di scale: vi erano raffigurati Dream, Nightmare, Nim e suo marito Gaster abbracciati insieme davanti all'albero dei sentimenti in una giornata apparentemente stupenda. Perfino il piccolo scheletro viola aveva gli occhi che esprimevano gioia, speranza nel poter stare sempre così. T/n urlò il nome del fratello e questo si girò verso di lei, guardandola con un misto di rabbia e turbamento, quasi nostalgia. Ink li guardava con confusione e curiosità, non sapeva cosa avesse in mente T/n, ma si fidava di lei ed era convinto che ce la potesse fare.
"Nightmare, io non so cosa sia successo con Dream,"
"E allora cosa-"
"Ma so che tu prima non eri così. Tu non hai mai voluto essere così" T/n si sentiva come se tutte le tessere finalmente combaciassero.
"C'è stato qualcosa che ti ha fatto stare male, e tutti i mali accumulati ti hanno indicato il sentiero dell'odio"
Nightmare disattivò i Gaster Blaster che era intenzionato a lanciare: nessuno aveva mai affrontato faccia a faccia le cose come stavano con lui.
"Ma io so che non è quella la strada giusta, che quella non sarà MAI la strada giusta, né per te né per nessuno" La ragazza scese qualche scalino continuando a parlare. "Hai messo da parte il tuo passato credendo che sotterrandolo avresti dimenticato tutto e non avresti più sofferto, ma il tuo passato è ciò che ti ha spinto a diventare quello che sei adesso. È la fonte da cui tu hai ricavato il tuo cambiamento. Tu quella volta hai scelto di cambiare e tu hai ancora e sempre avrai l'opportunità di farlo"
Continuò a camminare. "Hai deciso di tenere nascosto quello che sentivi e di cambiare in peggio, mostrandoti come quello che non sei. Hai fatto un errore, ma questo non significa che non si possa rimediare. Ti sei fatto una certa reputazione, ma non significa che tu non la possa ribaltare, e mostrarti per quello che davvero sei e vuoi essere"
Scese gli ultimi scalini e si ritrovò a due passi dal fratello. "Perciò non devi aver paura di niente, e in caso ne avrai io sarò lì con te, fratellino" Gli porse la mela dorata con un sorriso sincero dipinto in viso. "Hai il potere di cambiare, la scelta è tua"
Lo scheletro guardò la mela con sguardo esitante e spostò poi quest'ultimo sulla sorella, sempre più stupefatto di quanto la verità possa essere semplice ma facilmente confondibile. Prese in mano il frutto dorato che risplendeva nell'oscurità della stanza. La fissò per qualche istante: la decisione non doveva essere facile. Passò qualche attimo, attimi in cui la sorte della sua vita si era appena stravolta, distrutta, da riscrivere da capo; ma in fondo non è proprio questo il bello?
Se la portò alla bocca e l'addentò: lo strato più esterno e liquido della melma nera che lo ricopriva scivolò giù dal suo corpo e si depositò sul terreno; le parti più interne e secche invece avrebbero richiesto molto impegno e tempo per essere rimosse, ma non erano certo arrivati fin lì per arrendersi. Sotto alla melma si riscoprì quel ragazzino un po' serio e riservato dei quadri, cresciuto di qualche anno e centimetro, pronto per dare delle scuse e per un nuovo, brillante inizio.

Your Smile...[ Ink Sans × reader ] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora