Capitolo 17

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Cosimo

Provai a richiamarlo per la centesima volta dalla sera prima. Perché aveva il cellulare spento? Era un cazzo di uomo d'affari, non poteva certo permettersi di tenerlo spento tutta la giornata. Mi passai una mano tra i capelli in maniera nervosa, mentre lanciavo un'occhiata da lontano al moccioso che dormiva beato tra le tette di Alex stesa sul lettino sotto l'ombrellone. Piccolo bastardo fortunato, che bella vita faceva? Niente pensieri, niente problemi e si beccava coccole, tette e baci da lei. Sbuffai avvicinandomi nuovamente a loro.

"Sei riuscito a fare quella chiamata?" chiese sorridendomi amorevolmente. Merda, non me la meritavo proprio una come lei.

"No" feci spallucce.

"Ti va di andare in camera? Rob dorme tranquillo e noi potremmo.." lasciò la frase in sospeso guardandomi maliziosamente e mordendosi il labbro. Strinsi la mascella e l'erezione spinse contro il costume. Pregai non si vedesse e prima che potessi aggiungere qualcosa, il mio cellulare finalmente squillò. Le feci capire che mi sarei allontanato un attimo per rispondere e mi portai il telefono all'orecchio quando mi assicurai che nessuno potesse ascoltarmi.

"Cosa sono tutte queste chiamate?" chiese arrabbiato "è successo qualcosa a mia figlia? Che cos'altro hai combinato?" alzai un sopracciglio aspettando che finisse.

"Che cazzo hai combinato tu, vorrai dire. Devi parlare con lei" ordinai.

"Non devo" si sentì più silenzio, forse aveva cambiato stanza.

"Non posso nasconderle una cosa del genere" camminai a testa bassa sulla sabbia.

"Come se fosse la prima volta" sbuffò e strinsi il pugno.

"Questa è una cosa molto più seria delle mie stronzate" sibilai.

"Stanne fuori" si schiarì la voce.

"Sei tu che mi ci hai portato dentro, coglione" mi passai una mano tra i capelli vedendo Alex alzarsi per mettere il moccioso nel passeggino.

"Le dirò tutto" cercò di rasserenarmi.

"Quando?" chiesi.

"Fra qualche anno" il suo verso di nonchalance mi fece andare su tutte le furie.

"Hai ventiquattro ore di tempo" puntualizzai vedendola venire verso di me "o giuro che ti spacco la faccia" terminai chiudendo la chiamata senza dargli modo di ribattere.

"Siamo in vacanza, basta lavoro" disse lei sorridendo e togliendomi il cellulare dalla mano. Pregai che il padre non mi richiamasse per non farle capire nulla. Annuì con un sorriso forzato. Ventiquattro ore passavano subito, no?

Alex

"Cosimo?" lo richiamai per l'ennesima volta da quando avevamo messo piede in casa. Era troppo distratto, qualcosa lo tormentava. Lo avevo capito dai suoi movimenti nervosi, dalle sue occhiate fredde e dal suo continuo allontanarsi ad ogni mio contatto. Eravamo tornati dalla mattina ed a malapena aveva parlato, mangiato o anche solo accennato a qualsiasi cosa come suo solito. Non faceva altro che guardare l'orologio

"Mmh?" accennò appena continuando a guardare lo schermo del suo cellulare.

"Stai bene?" chiesi avvicinandomi cautamente a lui.

Discovered - Guè PequenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora