Capitolo 8

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Cosimo

"Restiamo calmi, ci sarà sicuramente un errore" Fabio provò ad essere razionale.

"Come faccio a stare calma? Non posso crederci, oddio.." lei fissò ancora il foglio e poi guardò i nostri due amici "ditemi che è uno scherzo, vi prego. Ero troppo ubriaca e vi sembrava divertente" gemette frustata.

"Alex.." provò a richiamarla Elodie, posandole una mano sul braccio ".. ora devi calmarti" lei indietreggiò scuotendo la testa. Io restai fermo, come se vedessi quella scena dall'esterno, come se non fossi davvero lì con loro.

"Tieni, questo è tuo. Non lo voglio" con mani tremanti si tolse l'anello e glielo restituì come se le bruciasse la mano "no, non lo voglio. Io.. io devo tornare a casa" si guardò intorno confusa per cercare qualcosa.

"Cosimo" Fabio mi richiamò, ma lo ignorai. Aggrottò la fronte e mi si avvicinò preoccupato non vedendomi reagire "amico?" provò ancora.

"Aspetta, no!" Elodie la fermò prima che uscisse dalla porta "non puoi andare via in mutande, senza scarpe o altro" cercò di tenerla ferma anche mentre si dimenava. Dovevo fare qualcosa, anche se non sapevo bene cosa ed ero nel panico più totale. Per una volta, forse, avrei preso io in mano la situazione.

"Alex, smettila" dissi duramente, alzando lo sguardo nella sua direzione. Smise di agitarsi, abbassò la testa e restò di spalle a me "andare in panico non servirà a niente" i nostri due amici fecero dei passi indietro e sembrarono capire che dovevano lasciarci soli.

"Vi aspettiamo giù, nel frattempo magari capiamo dove siamo" Fabio infilò velocemente i suoi jeans, prendendo in mano le altre loro cose e uscì dalla porta.

"Io resterò qui fuori, okay?" Elodie le sorrise appena e poi guardò per un attimo me, prima di raggiungere il suo fidanzato. Mi passai una mano tra i capelli e sentì le gambe bloccate, come se non volessero andarle incontro.

"Parliamone" proposi. Si girò guardandomi negli occhi, spaventata da come avrei potuto reagire.

"Non ricordo niente di ieri, perché?" mi chiese e le tremò il labbro.

"Abbiamo bevuto troppo, è normale che.." mi interruppe scuotendo la testa e mostrandomi il foglio che aveva ancora in mano.

"Ci siamo sposati!" gemette. Sentire quelle parole fu un colpo al cuore anche per me, non capendo ancora come potesse essere successo "come puoi essere così calmo?" gettò il pezzo di carta verso di me, facendolo cadere per terra.

"Pensi che lo sia per davvero? Hai avuto un cazzo di figlio da me a mia insaputa, ora mi sposi pure nello stesso modo" la guardai male, sentendo finalmente la rabbia venire fuori "stare con te è un fottuto dramma, nessun giorno è come l'altro. Sembra di vivere in un film di merda" ci indicai "guardaci: ti ho portata qui perché ne avevo davvero voglia, ma sai cosa? Sono pentito di averlo fatto. Avrei dovuto lasciarti dov'eri, a fare la vita banale che ti sei scelta" presi il foglio da terra "vado a cercare una soluzione a questo problema invece di stare qui a piangermi addosso" dissi duramente puntando i miei occhi di nuovo su di lei. Restò ferma, a prendersi tutto ciò che le dicevo, a testa alta e lo sguardo fisso su di me. Sembrò come se nessuna parola l'avesse toccata nel cuore, ma mi accorsi di aver esagerato troppo quando annuì semplicemente e negli occhi le passò un'emozione diversa dal solito. Non mi rispose. La vidi recuperare il suo abito, le sue scarpe e il suo cellulare senza versare una lacrima, senza dire una parola e senza emozioni in viso. La cosa mi uccise, avrei preferito un pianto o delle urla. Anzi, me le aspettavo conoscendola. Aprì la porta della stanza, senza nemmeno un attimo di esitazione e la richiuse dietro di sé con delicatezza.
Ma che cazzo?

Discovered - Guè PequenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora