Capitolo 22

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Cosimo

Il suo sguardo scese a fissare nuovamente l'anello, estraendolo dalla scatolina. Un piccolo sorriso le illuminò il volto, facendomi quasi sospirare di sollievo. Ci stava ancora pensando o potevo interpretarlo già come un sì? 

"Allora?" il mio amico rovinò il momento, facendomi sollevare gli occhi al cielo e sentirmi ancora più in imbarazzo per tutta la situazione. Forse avrei dovuto aspettare un momento in cui fossimo stati soli. La vidi annuire, infilandosi il gioiello nel dito mentre le tremavano le  mani. 

"Dovresti dirlo, Alex. Non leggo la mente" gemetti impaziente. Gattonò velocemente verso di me e mi si gettò tra le braccia, stringendomi forte a sè. Il suo cuore rimbombò impazzito contro la mia cassa toracica.

"Penso che questo sia un sì" sentì Elodie ridere divertita.

"Concretamente la domanda non c'è mai stata" ribattè Fabio ricevendo uno schiaffo dietro la nuca dalla sua ragazza.

"Pa-pa, mami e bobo casa?" chiese il moccioso accanto a noi richiamando l'attenzione della mamma che ora si asciugava le lacrime contenta.

"Sì, ma tu no" dissi prima di lei "mamma e papà devono festeggiare" feci un ghigno malizioso mentre mi sollevavo da terra insieme a lei.

"Blah, che schifo" gemette Fabio.

"Mami" piagnucolò in risposta facendole pena.

"No, amore mio.. tu vieni con noi" lo prese in braccio stringendolo.

"Vorrà dire che dovrò tapparti la bocca" feci spallucce ricevendo brutte occhiate da tutti.

"Sei sicura tu voglia sposarlo?" chiese ridendo Elodie.

"In realtà lo sposo anche per quello" scherzò Alex facendomelo già diventare duro. 
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La raggiunsi nello studio fotografico in cui stava lavorando e mi guardai intorno con le mani nelle tasche dei jeans. I miei occhi, come se ne fossero attratti inconsapevolmente, la puntarono mentre si metteva in una posa provocante in quel completo intimo troppo piccolo per lei. 

"Tesoro, gira la testa verso di me" il fotografo, palesemente omosessuale, fece segno con la mano a qualcuno per aggiustare qualcosa che non andava bene sullo sfondo. Le fece come le venne ordinato e sorrise appena quando si accorse della mia presenza. 

"Posso aiutarla?" una ragazza di cui non mi ero nemmeno accorto, mi osservò curiosa di capire cosa ci facessi in questo posto. 

"Sì, potresti portarmi un caffè?" chiesi facendo spallucce. Divenne rossa per l'imbarazzo, forse per il mio tono di voce troppo freddo. 

"Mi scuri, ma.. io.. forse lei non dovrebbe.. essere qui.." balbettò cercando di indicarmi l'uscita dietro di me. 

"E cosa te lo fa pensare?" chiesi guardandola finalmente negli occhi. Sembrò volesse sprofondare e si scharì la voce "sei nuova? Tutti sanno che ho il permesso di stare qui" sbuffai e, per sottolineare il fatto di poter fare il cazzo che volevo, mi sedetti in modo scomposto sul divano di pelle accanto a noi. Il suo labbro tremò, come se la cosa l'avesse rattristata. 

"Giulia! Perdonalo, non ce l'ha con te" Alex si avvicinò a noi, mentre si infilava una vestaglia "non è colpa tua, è proprio lui ad essere così" le sorrise mettendole una mano sul braccio e quella sembrò stare meglio.

"Allora le porto il caffè che mi aveva chiesto" si divincolò prima che potessi aggiungere qualcosa. 

"Non ho fatto niente di male" mi giustificai subito, vedendola prendere posto sul divano accanto a me. 

"L'hai spaventata, dovresti essere meno brusco con la gente" sbuffò facendo un gesto di nonchalance con la mano "dov'è Rob?" mi chiese subito dopo, coprendo le cosce con il tessuto della vestaglia. 

Discovered - Guè PequenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora