Sex.

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Mi mise giù e chiuse la porta dell'appartamento.

«Hai paura?» mi chiese, togliendosi la giacca.

Scossi la testa. «Ho voglia, tanta voglia.»

«Se parli così, aumenti la mia.» mormorò. «Quel vestito...»

«È il tuo preferito.» dissi.

«Si. Conviene andare in camera il prima possibile.»

«Per me va bene anche il divano.» dissi impaziente.

Mi guardò, sorpreso, e sorrise.

Si sedette sul bordo del divano e mi avvicinò tirandomi per una coscia. Mi accarezzò la gamba, mentre con i piedi stessi si sfilava le scarpe. Quando ebbe finito, mi tirò giù e si capovolse.

Le sue mani scesero lungo le mie gambe e mi sfilarono le scarpe con il tacco, gettandole per terra. Poi si infilarono sotto il vestito e tirarono giù i collant.

Venne da me e mi baciò le labbra. Mise le mani sotto la mia schiena e abbassò la cerniera, sfilandolo poi dalla testa.

«Spogliami.» mormorò.
Subito.

Lo afferrai per la camicia e gliela sbottonavo, mentre lo baciavo. La sfilai del tutto, lanciandola a terra. Portai la mano sulla cintura e la sfibbiai.

«Piccola, fa presto con i jeans.» disse impaziente.

Slacciai il bottone e abbassai la cerniera, e lui mi aiutò ad abbassare i pantaloni. Era eccitatissimo.

Premette il bacino contro il mio e automaticamente allargai le gambe per fargli spazio.

Cercò nella tasca dei jeans e tirò fuori un preservativo, poggiandomelo sulla pancia.

Mi sfibbiò il reggiseno e mi accarezzò il petto con la bocca.

Per velocizzare i tempi, mi abbassai le mutandine e abbassai anche i suoi boxer. Non ce la facevo più.

Aprì la bustina e si infilò il preservativo.

Tornò a baciarmi, voglioso come non mai. «Ti rendi conto di quello che mi hai fatto passare?» mi morse il labbro.

Si posizionò meglio e appoggiò la punta del pene sulla mia vagina. Non potevo più aspettare.

«Vai.» sussurrai.

«Prima devi dirmi una cosa.» disse.

Gemetti. «Zayn, ti prego.»

«Chi è quel ragazzo?»

«Nessuno!»

«Non è vero. L'hai detto prima di scoprire che fossi io.» disse.

«L'ho fatta apposta, Zayn. Ti prego.» dissi.

«Hai detto anche di essere stata al letto con lui e di amarlo. Sembravi abbastanza convinta. Dimmi chi è, piccola. Ti prego.» insistette.

«Parlavo di te, coglione!» mi scappò.

«Di me?» aggrottò le sopracciglia.

«Si.» dissi. «Sai che non ho nessuno.»

«Mi ami, allora?»

Cercai di trattenermi, ma non ce la feci più. «Si, Zayn.»

«Dimmelo.» disse. Ma non risposi, allora lui si mosse di poco, facendomi sentire ancora più voglia. «Dimmelo, amore.»

«Ti amo, si.» mi lasciai andare. «Ti amo.»

In quel momento, mi penetrò del tutto, sollevandomi dalla schiena verso di lui. Mi aggrappai al suo collo e lo baciai vogliosamente.

Andò indietro e affondò nuovamente dentro di me, facendomi gemere. Spingeva sempre più velocemente e mi scappò un grido liberatorio.

Strinsi le sue braccia tatuate, sulle quali si reggeva. Misi le mani sul suo petto, massaggiandolo e scendendo sugli addominali.

«Sei bellissimo...» mormorai.

Lui mi guardò stupito. «Davvero?»

«Si.»

Iniziò a spingere più velocemente e buttai la testa indietro.

Mi mancava da morire.

Le sue mani passarono su tutto il mio corpo, accarezzando ogni centimetro della mia pelle.
14 Marzo

Quando mi svegliai, notai subito di non essere nel mio letto. Era il nostro.

Ricordai la notte precedente e mi portai le mani sulla testa. Ora che faccio?

Mi alzai e non riuscii a trovare i miei vestiti, tantomeno il mio intimo. C'era un'enorme maglietta bianca di Zayn sul letto e la indossai. Mi arrivava a metà coscia.

Mi precipitai in bagno, sapevo che lui era in cucina. Mi lavai il viso, pulendomi dal residuo di trucco, e diedi una spazzolata ai denti. Mi legai i capelli e uscii dal bagno.

Attraversai il corridoio ed entrai in cucina. Zayn era voltato, alle prese con i fornelli, in boxer ovviamente. Sta cercando di cucinare. Non riusciva a rompere le uova.

Silenziosamente gli andai vicino e presi le uova dalle sue mani, sbattendole e versandole nella ciotola. Buttai i gusci nel secchio e lo guardai. Mi stava guardando.

«Grazie.» mi disse.

«Prego.» risposi e andai a sedermi a tavola.

Iniziò a cucinare e io non smettevo di guardarlo. Poi si voltò e io spostai lo sguardo altrove.

Si avvicinò e si sedette accanto a me. Mi prese il mento e mi costrinse a guardarlo. Accarezzò il mio labbro con il pollice, poi spostò la mano sulla mia nuca e mi baciò sulla bocca. Un bacio a stampo che bastò per farmi impazzire.

Lentamente si staccò e mi guardò ancora.

«Ti porto a casa.» mi disse e io rimasi delusa. Non volevo tornare. «Okay?»

«Non ti servo più, vero?» dissi a bassa voce, forse esagerando.

Si tratteneva dal rispondermi a tono. «No, mi servi ancora.» decise di usare le stesse parole. «E se volessi potrei anche tenerti qui.»

«Ma non lo fai.»

Sospirò. «Non farmi impazzire.»

«Non sto facendo proprio niente.»

Si alzò in piedi. «Ho deciso.» disse. Mi prese per le spalle e mi fece alzare. «Tu resti qui.» Mi mise seduta sul tavolo e mi sollevò la maglietta. «Hai ragione: non ho ancora finito con te.»

Mi attirò a sé per i fianchi e mi baciò un'altra volta. Mi sfilò la maglietta e mi fece sdraiare in dietro. Si piegò su di me: mi baciava il seno, la pancia, la coscia. Mentre io mi riempivo di brividi.

Mi sollevai e lo baciai.

«Ora perché mi stai baciando? » sussurrò mentre spingeva le sue labbra sulle mie.

«Mi va.» dissi. «Dove sono i miei vestiti?»

«Non ti servono.» disse e mi cinse la vita con le sue braccia. «Voglio guardarti così.»

«Che vuoi fare adesso?» chiesi.

«Tenerti e non lasciarti andare.» disse. «Piccola, voglio che tu sia ancora mia.»

Volevo farlo impazzire. «Credi che stiamo di nuovo insieme?»

Lui aggrottò la fronte. «Ieri sera hai detto di amarmi.»

«Si, non che stiamo insieme.»

Sospirò. «Vuoi farmi del male, non è così?»

«Voglio solo capire cosa sei disposto a fare per me.»

Mi prese il mento con due dita. «Di tutto, amore. Per te farei di tutto.»

The Bradford bad boy.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora