sedicesimo

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Mercoledì 30/09/1987
Claudio

Dopo il contrattempo doloroso ringrazio Ambra e me ne torno in camera mia deciso a terminare tutti i compiti e lo studio che mi rimaneva. Domani non ho nulla ma devo studiare per il test d'ingresso di arte. So che sarà una passeggiata perché io e la storia dell'arte siamo vecchi amici ma è meglio se faccio tutto prima anche perché ho matematica sabato e non voglio fallire a scuola appena iniziata.

-circa un'ora dopo-

Ad un certo punto suona il citofono. Mi chiedo chi sia a quest'ora, ma decido di ignorare la chiamata lasciando che le mie sorelle vadano a rispondere. Come al solito però drizzo le orecchie per capire chi è che parla.
"Mh sì, te lo mando giù, un secondo" sta dicendo a me?
"Claudio"
"Sì? Che vuoi? Starei facendo i compiti"
"C'è un tipo, un certo Luca, che ti cerca" mi dice mia sorella indicando la porta con la mano
"Ah. Digli che due minuti e scendo, tempo di mettermi le scarpe"
"Ok, quanta fretta -poi esce sul balcone attraverso la mia porta finestra- EHI! Claudio ha detto che scende tra due minuti!"
"Ok, grazie!" sento la voce di Luca in risposta
"Ma dovevi proprio urlarlo dalla finestra?"
"Beh, era più semplice no?"
"Sei sempre la solita" le dico
"Voglio ricordarti che senza di me saresti rimasto a piagnucolare fino a quando sarebbe tornata la mamma e ti avrebbe sistemato la mano."
"In qualche modo mi sarei arrangiato o avrei chiesto a Gio"
"Dai esci che il tuo amico ti sta aspettando. Aspe ma io l'ho già visto da qualche parte"
"Sì, è in 5ALS"
"Ah e come mai proprio tu conosci uno di quinta?"
"Te lo racconto un altro giorno ciao!" le dico prendendo l'orologio e uscendo di corsa dopo essermi messo le scarpe. Quando scendo trovo Luca seduto su un muretto mentre guarda le galline del cortile scorrazzargli davanti. Ah, sì, abito in un cortile, è abbastanza grande, con le case su un lato e il fienile e le stalle, se così possiamo chiamarle, sull'altro. In realtà le stalle vengono usate solo per le macchine agricole e come box per le macchine. Lo vedo mentre raccoglie un paio di chicchi di mais delle prime pannocchie raccolte per poi darlo alle galline.
"Ehi, tutto bene?" lo tocco dentro ricevendo un sorriso in cambio
"Sì, dai tutto sommato sì." Mi dice alzandosi, mentre io mi soffermo sul suo abbigliamento particolarmente casalingo. A giudicare da come è vestito sembra essere uscito di casa solo per qualcosa di veloce: scarpe del tennis, pantaloni della tuta blu, una semplice maglietta bianca stampata e una felpa del medesimo colore dei pantaloni che però giace sul muretto.
"Ma chi era quella che mi ha appena urlato dal tuo balcone?"
"Sono Ambra e sono sua sorella!" sento la soave voce di mia sorella propagarsi per tutto il cortile. Lo sapevo che sarebbe stata ad origliare.
"Ambra!! Luca dai andiamocene o lei saprà tutte le nostre conversazioni"
"E che c'è di male?" ancora lei che, affacciata al balcone, sorride in modo malizioso
"Tornatene dentro tu! -le urlo per poi girarmi verso Luca- Dai andiamocene" lo prendo per un braccio e lo trascino letteralmente fuori da cortile in una via adiacente.
"Simpatica tua sorella"
"Gemella in realtà, ma io sono più grande di un paio di minuti"
"Ah, ecco perché mi sembravi te in versione femminile"
"Sì -ridacchio- siamo molto simili. Dovevi vederci quando eravamo piccoli che avevamo i capelli tagliati allo stesso modo, ancora mi ricordo i miei giorni da caschetto a cocco"
"Prossima volta pretendo le foto"
"No, sono segreto di stato"
"Non per me, anche se ci conosciamo da pochissimo, pretendo di vedere quelle foto! Scommetto che eri molto carino da piccolo, non che adesso non lo sia" mi dice ridendo, ma ciò su cui mi concentro sono le farfalle nello stomaco che mi vengono al sentire l'ultima frase. Non so se sa che sono gay, o non so nemmeno se lui sa che lui stesso è gay. Oppure ha semplicemente fatto un complimento, anche se è insolito che si facciano complimenti così tra maschi... vedendo che sta aspettando una mia risposta esco dalla spirale dei mie pensieri e decido di proporgli di andare a fare un giro.
"Mai nella vita! Comunque, sei in macchina?
"Ah ecco, a proposito di questo..."
"Mh? C'è qualche problema?" inclino leggermente la testa guardandolo con fare interrogativo
"Sì beh, in effetti un problema c'è. Dopo che siamo tornati da scuola, sono entrato in casa mia tranquillamente e ho visto che mia mamma mi aveva lasciato un bigliettino dicendomi di andare a ritirare le giacche belle in lavanderia. Sai, così almeno sono pronte per l'inverno"
"E questo cosa centrerebbe con la macchina?" chiedo continuando a camminare
"Aspe, ci stavo arrivando. Stavo dicendo. Dovevo andare in lavanderia. Ecco, mentre sono tornato ero sulla strada e boom, la macchina fa un rumore stranissimo, si spegne, si mette a far fumo, e non riparte più"
"Ah... mi dispiace?"
"Ma di cosa, è una macchina"
"Lo so, lo so. Ma così a caso è successo?"
"In realtà è un po' che mi ha iniziato a dare problemi circa un mese fa. A dire la verità la macchina era già un catorcio di suo. I miei non si fidano a darmi la loro quindi hanno recuperato quella vecchia di mio nonno e con qualche modifica l'abbiamo fatta ripartire. Cioè è una bella macchina esteriormente, ma fa cagare quando si tratta di parti interne"
"Ah, e cosa pensi di fare?"
"I miei hanno detto che non me ne comprano una nuova. Ho chiamato il carro attrezzi e ora sta dal meccanico ma c'è un sacco di coda quindi un minimo di due, tre settimane deve starci. E io che pensavo già di poterti accompagnare alla festa..." la festa...la dannatissima festa. Ero così emozionato di andarci solo io e lui...
"Ah già, la festa... ma non c'è nulla che puoi fare? Chiamare un tuo amico? I tuoi non possono portarci?"
"No, quella sera vanno al cinema. E sì, ci sarebbe Stefano..."
"Quel tipo con cui stai sempre all'intervallo?"
"Che fai mi osservi?"
"Cosa? No! È solo che mi passi davanti ogni volta" dico avendo in risposta una risata
"Comunque Stefano lo avevo lasciato per ultimo... solo in caso di catastrofe naturale"
"Addirittura! Che ci sarà di male?"
"Lo vedrai"
"Lo dici come se fosse chissà cosa!"
"Fidati, lo è. Comunque scusami davvero tanto, avevo promesso che ti avrei portato io e invece ci tocca scroccare dal mio amico"
"Ma sì dai non preoccuparti. Un giro me lo farai fare prima o poi. Tranquillo"
"Sicuro che va bene?"
"Ma sì dai!" vado un attimo avanti saltellando e ridendo anche se sono un po' amareggiato da questo fatto.
"Aspe Claudio, vieni qui"
"Che c'è? Ho qualcosa sulla faccia?"
"Che hai fatto alla mano?" dice indicando la mano con la fasciatura. La prende delicatamente e me la alza cercando di fare attenzione. Credo di star arrossendo leggermente e sinceramente mi sento un po' in imbarazzo. Cioè mi ha preso la mano. Ok, mi devo seriamente calmare, sembro mia sorella dodicenne dopo aver appena visto George Michael... Mi levo dalla presa, forse un po' bruscamente, anzi. Un po' troppo bruscamente.
"Ah questa? -alzo la mano leggermente davanti alla faccia- Buffa storia. Prima, mi stavo facendo un tè, ma ero super sovrappensiero e mi sono rovesciato l'acqua bollente su tutta la mano"
"Ahia, deve aver fatto male..."
"Oh sì, e poi ho pure fatto cadere la tazza e nel tentativo di levare i cocci mi sono tagliato. Fortuna che era sempre la mano destra"
"Sei mancino? -mi chiede di impulso- Cioè, meno male se lo sei, sai che noia se no..."
"Sì, lo sono, ed è una fortuna. Comunque devo ringraziare mia sorella e le sue nozioni i pronto soccorso. Senza di lei probabilmente sarei andato in panico e sarei ancora piangente in cucina ad aspettare un miracolo..."
"Sono sicuro che comunque qualcosa avresti fatto. Però, davvero, mi dispiace sia per la tua mano sia per il fatto della macchina..."
"Davvero, non preoccuparti, è tutto ok. Avrò un'occasione per conoscere i tuoi amici, dato che comunque non conosco molta gente a parte i miei compagni di classe"
"Sicuro sicuro?"
"Sicurissimo. Che facciamo adesso?"
"Ma guarda, in realtà io avrei da finire di studiare... secondo te la biblioteca è ancora aperta?"
"Ma cosa sei venuto a fare da me allora se devi studiare? Sei in quinta -gli dico ridendo- e comunque sì, contando che sono le cinque abbiamo circa tre ore. Oggi chiude alle otto"
"Ma che è? Ti sei già imparato a memoria gli orari della biblioteca?"
"Sì. Hai qualche problema?"
"No -ridacchia- è solo che sei qui da poco quindi mi sembrava strano, tutto qui"
"Beh in effetti, hai ragione anche tu, solo che la biblioteca è sempre stata uno dei miei posti sicuri. Ogni volta che succedeva qualcosa o che non so, a casa non ero motivato, andavo sempre in biblioteca"
"Ah, capisco. Comunque, ti accompagno a casa, poi vado da me a prendere la mia roba e ci troviamo all'entrata del cortile tra cinque minuti, va bene?"
"Perfetto... tutina" gli dico scherzosamente sorridendo e correndo entusiasta verso casa.
"Chi hai chiamato tutina? Dopo me la paghi" Mi dice in lontananza mentre io mi metto a ridere di gusto. Lo ammetto, l'unico pensiero che ronza nella mia testa è un grande 'Ommioddio studierò con uno di quinta!' e non posso che esserne leggermente imbarazzato.

Ho finito anche questo!!! Spero che questo capitolo di chiacchiere vi sia piaciuto <3
Alice

luiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora