sesto

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Lunedì 21/09/1987
Luca

Ore 6:00, suona la sveglia maledetta che ho sul comodino. Non ho proprio voglia di uscire di casa. I professori hanno già cominciato a fissare verifiche ed interrogazioni, anche se la scuola è iniziata solo da poco più di una settimana. A volte vorrei che la scuola non esistesse; crea solo complicazioni con le persone, incasina la vita di tutti e soprattutto non ti insegna le cose che dovrebbero essere insegnate, come la gestione dei soldi, l'amore, l'uguaglianza tra le persone, la sessualità. Ecco, questo è il genere di cose che dovrebbero essere insegnate a scuola, non poeti che non si caga nessuno o pensieri i filosofi ottocenteschi, o meglio ancora, leggi fisiche che probabilmente serviranno una sola volta nella vita, se non mai. Boh, credo bisognerebbe fare una specie di riforma per introdurre queste materie o argomenti. Allora sì che sarebbe bello. Vado a fare colazione, mia madre è già sveglia e la vedo in cucina che si sta preparando un tè. Mio padre invece che ha il turno di notte in ospedale non è ancora tornato. E infine mio fratello maggiore che fa il quarto anno di università non si è ancora svegliato. Che bella mattinata. vedo la fioca luce dell'alba penetrare attraverso le tende, il sole non è ancora sorto.

Dopo aver fatto colazione e aver parlato un po' con mia madre, torno in camera mia. Nel frattempo che penso a come vestirmi, inizio a preparare lo zaino, facendo attenzione a mettere dentro tutto ciò che mi serve. Dopo aver fatto lo zaino inizio a tirare fuori dall'armadio tutto ciò che ho deciso di mettere quel giorno: una semplice maglietta rossa, un paio di jeans e un paio di Nike bianche e verdi; una cosa casual ma non troppo, giusto per attirare l'attenzione di Claudio. Attirare l'attenzione di Claudio... attirare l'attenzione di Claudio...
Aspe, ma cosa sto dicendo? Attirare l'attenzione? Di Claudio? Non è che voglio fare colpo su di lui, solo per far vedere... ma cosa sto blaterando, non è che mi piacciono i ragazzi... Beh però Claudio è carino lo devo ammettere. Ok è carino ma non mi piacciono i ragazzi. Però devo attirare la sua attenzione... No che non lo devo fare... Ok forse sì, un po'. Oh, ok lo ammetto, forse diciamo in minima parte voglio che mi noti.
Sono stanco di star qui a pensare a queste cavolate, farò tardi a scuola. Faccio colazione velocemente e poi esco di casa, dirigendomi alla fermata della metropolitana con il mio fidato skate. Fortuna vuole che un paio di anni fa abbiano terminato la fermata di Gessate; ora è più veloce andare a scuola, soprattutto perchè non devo destreggiarmi tra i pullman. Ora al posto di prenderne due ne prendo uno solo più la metropolitana. E becco pure le coincidenze! Ma perché mi sto concentrando sugli orari del pullman quando ho la macchina mannaggia! Ah no... è buca. Un paio di giorni e la riavrò indietro.
Continuo ad avanzare pensando al mio adorato catorcio, fin quando mi accorgo di una figura. Il modo di camminare e le inconfondibili Converse rosse possono appartenere solo ad una persona: Claudio. Vorrei chiamarlo, ma alla fine decido semplicemente di seguirlo come uno stalker scendendo pure dallo skate per non raggiungerlo. Dalla sua andatura sembra preoccupato di essere in ritardo, oppure è solo una mia impressione. Beh, anche se fosse non sono affari miei, sto solo cercando di scoprire in che scuola va, tutto qui. Arriviamo entrambi alla metro, e al contrario di quanto pensassi, prende la mia stessa metro.
Le coincidenze però non finiscono, anzi. Rimango molto sorpreso quando scopro che, arrivati alla fermata di Gorgonzola, anche lui si alza per scendere. Magari andrà in una scuola qui vicino, ce n'è qualcuna no? No, perchè le mie opinioni vengono confutate ancora una volta nel momento in cui, ancora più sorpreso, scopro che prende il mio stesso pullman. Ecco allora che quel desiderio inconscio, sepolto nei meandri della mia mente, inizia a farsi strada e pian piano, voglio che si avveri sempre di più. Fa che venga nella mia scuola, mi dico. Fa che venga nella mia scuola.
Mentre penso a tutto questo, però, non mi accorgo che il pullman si ferma proprio davanti alla mia scuola: Liceo Scientifico Giordano Bruno, Melzo. Mi guardo un po' intorno per vedere se Claudio è ancora lì, ma riesco solo a scorgere le sue scarpe scendere di corsa dal pullman. Poi lo perdo di vista. Scendo anche io, sudato come al solito. Non vedo l'ora di riavere la macchina così posso finalmente venire a scuola per conto mio, odio i trasporti pubblici. Mentre salgo le scale per raggiungere la mia classe, 5^ALS, ripasso a mente il mio orario per la giornata di oggi: questa mattina in teoria ho latino, filosofia, matematica, educazione fisica e italiano, cosa mai può andare storto? Solo il fatto di andare a scuola fa andare male la giornata. No, aspetta, l'ho presa la sacca vero? Sì, l'ho presa e la ho tra le mani. E il libro di italiano sta dentro all'armadio in classe. Perfetto non ho dimenticato nulla. Mi tasto le tasche controllando ci sia tutto e mi accorgo malauguratamente che manca l'unica cosa che poteva effettivamente migliorarmi la giornata: la merenda.

Ciao a tutti voi che state leggendo e che spero stiate passando un bell'inverno (anche se ormai è quasi finito). Oggi vi presento un capitolo interamente fatto di pensieri di Luca, ed è strano non scrivere dialoghi ma spero che non vi annoi. Voglio ringraziare quei pochi che stanno seguendo questa storia, perchè quelle poche volte che vedo un voto, o un commento mi sento bene. Voglio continuare a dare il massimo scrivendo questa storia, così da raggiungere ancora più persone.
Alice

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