Penso di amarti

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Arianna Pov

Jared torna in camera "E' per te" dice porgendomi lo smartphone, lo guardo titubante e rispondo con la voce che trema

"Pronto?"

"Arianna sono io" la voce di mia madre è ferma, mi manca, ma dopo quello che ha fatto non voglio parlarle

"Cosa vuoi ?" lo dico con un tono aspro e non me ne pento, Jared mi guarda appoggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate

"Ascolta tesoro, mi dispiace e so che non vuoi parlarmi, avrei dovuto dirti che Alexander fosse qui, eravamo tutti preoccupati, non ti sentiamo da due giorni, ma il tuo amico Shade mi ha detto che sei protetta. Tra due settimane cambierete casa, abbiamo predisposto un appartamento più grande in modo tale che possiate stare tutti insieme, questi ragazzi sono in gamba. Ascoltami bene, ne usciremo. Sarà solo per questo mese, te lo prometto" e detto questo chiude la chiamata.

Porgo il telefono al ragazzo che mi guarda curioso e gli racconto quello che mi ha detto.

"Stare tutti insieme?" chiede sospetto, faccio spallucce di rimando

"Non pensarci per adesso" gli dico frettolosa per andare ad aprire a Carlos con le due pizze, rimane anche lui a mangiare e come promesso leggiamo un nuovo libro di Jules Verne.

Le due settimane passano in fretta, fuori fa più freddo, Jared qualche volta esce di casa per controllare il quartiere, non vuole che lo segua. "E' troppo pericoloso" ripete ogni volta come una cantilena, cupo in volto lasciandomi sola in quello che è diventato il nostro appartamento. E' come se vivessi in un sogno, protetto da una bolla di sapone pronta a esplodere da un momento all'altro. Ci siamo allenati, o almeno ci abbiamo provato, finivamo sempre in camera da letto o sotto la doccia, nudi insieme. Continua a stuzzicarmi e a farmi impazzire, ogni tanto non controlla i suoi scatti d'ira e la cosa mi manda in bestia, ma alla fine si fa perdonare. Ha provato a farmi cucinare, con scarsi risultati e con il pranzo bruciacchiato, la regola imposta il primo giorno vale sempre: lui cucina, io lavo. La cosa mi sta bene. Carlos, viene quasi ogni sera e migliora a vista d'occhio, ormai sono affezionata a quel ragazzino, mi sono chiesta più volte se i genitori fossero al corrente che loro figlio non era in casa.

E' un brutto posto

E' quello che rammentavo a me stessa per darmi una risposta, anche a Jared stava simpatico, ma non l'avrebbe mai ammesso, si punzecchiavano a vicenda tanto da sembrare fratelli delle volte.

Sospiro felice di quello che ho, Jared. A pensarci sembra la classica storia da romanzo rosa, il ragazzo cupo e ribelle e la ragazza ingenua e alle prime armi, sorrido all'idea e prego che tutto finisca con un lieto fine proprio come in un libro. Ho imparato a conoscere le abitudini del ragazzo che tanto mi stava antipatico, potrei descrivere a memoria i suoi tatuaggi, come la debole luce di novembre gli incupisca ancora di più gli occhi, rendendolo pericoloso e affascinate, come fuma una sigaretta appoggiato con fare annoiato sul ripiano della cucina, assorto nei suoi pensieri, a quanto gli piaccia quando passo le mie dita tra i suoi capelli. Non cambierei nulla, il mio cuore galoppa ancora al suo contatto, adoro come mi bacia, adoro le sensazioni che mi fa provare. Adoro il suo profumo: menta misto al fumo di sigarette.

"Ehi piccola" mi cinge la vita da dietro mentre levo gli ultimi residui del muffin appena mangiato, sorrido e mi gira, le sue dita si spostano sul bordo del mio labbro intrappolando una briciola di cioccolato che mangia. Lo guardo incantata.

"Che hai?" chiede curioso, lo bacio e mi poggia sul ripiano della cucina, si mette in mezzo alle mie gambe che non toccano terra e sussurra al mio orecchio "Ho qualcosa per te", lo guardo con un'espressione interrogativa e dalla giacca di pelle nera estrae una piccola scatola di velluto blu.

Phoenix - NascitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora