Nel buio ci sono le stelle

103 12 1
                                    

  "Mi domando, 

- disse,

 - se le stelle  sono illuminate 

perché ognuno possa un giorno trovare la sua." 

                                                                                                                                                               Antoine De Saint

Arianna POV

"Guido io" 

 "Non se ne parla, la macchina è di mia madre" affermo decisa

"Guido io" dice Jared, sbuffo frustata sapendo che il ragazzo dai capelli neri non si muoverà di un passo se non gli darò le chiavi dell'auto così cedo e gliele lancio.

 "Allora andiamo?" ghigna.

"Su non fare quella faccia"   incrocio le braccia al petto e cerco di assumere una faccia da dura cosa che con lui non riesco a fare perché è vero che conosco Jared da poco, ma osservandolo ho notato che fa paura anche quando sta sulle sue, non so cos'abbia vissuto questo ragazzo, ma è stato lacerato da dentro come se tutto il buono che c'era in lui un bel giorno abbia deciso di andarsene in vacanza e non tornare più lasciando spazio soltanto alla rabbia e alla rassegnazione che per lui non ci sia più alcun sentimento. "Non farlo" sussurra a denti stretti stringendo il volante 

  "Cosa?" dico sorpresa

 "Non guardarmi così"  alzo un sopracciglio confusa

 "Non guardarmi con compassione" dice guardandomi con sguardo truce, il verde degli occhi è cupo  non vedo trapelare fragilità soltanto tanto freddo

"Non è compassione Jared" sospiro abbandonandomi sui sedili di pelle

"Cosa allora?" adesso mi guarda con una nota di stupore negli occhi

" Curiosità" dico facendo scontrare le mie iridi con le sue.

"Senti stamattina non volevo farti male è che mi arrabbio facilmente".

"Mmm" mugulo.

Mi risveglio a causa della musica troppo forte che proviene al di fuori dell'auto, "Mi sono addormentata" dico sbadigliando

 "Meglio così, almeno non ti ho sentita lamentare come fai sempre" dice il cafone che è intento ad uscire dalla macchina

 "Torna a casa Arianna" lo dice per la prima volta e forse se n'è accorto anche lui, eppure il mio nome suona così bene pronunciato dalle sue labbra che riversano ogni giorno parole di astio verso tutti. "Quello è il tuo dormitorio?"

"Si, vai a casa."

"Sembra ci sia una festa" affermo ovvia, mi guarda truce "sicuramente non è per te" dice avviandosi verso l'edificio di mattoni rossi lasciandomi intendere di andarmene via senza troppe storie. Lo vedo sparire in lontananza mentre viene avvolto dalle luci strobosforiche disposte nella palazzina.

Compongo il numero di Willow che mi risponde assonnata, in effetti è l'una e mezza : "Ehi hai da fare?" 

 "Veramente stavo dormendo" 

 "Ah, comunque c'è una festa al dormitorio" 

 "Sto arrivando!" Rimango perplessa non mi sarei aspettata una risposta del genere da parte sua evidentemente non la conosco abbastanza bene: "Potresti portami un vestito?" 

Phoenix - NascitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora