gun 6.

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I capelli del pittore sembravano l'inchiostro scuro di una lettera d'amore, erano lunghi e setosi, Holly si divertiva ad acciuffarli tra le mani

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I capelli del pittore sembravano l'inchiostro scuro di una lettera d'amore, erano lunghi e setosi, Holly si divertiva ad acciuffarli tra le mani.
Gli occhi di carbone dell'uomo vagavano sulla tela esperti, mentre la camicia bianca in cui era avvolto il suo corpo gli consentiva di muoversi agilmente.
La mano che non giocava sulla nuca dell'uomo era protesa in avanti, a toccare la tela nuda e spoglia, accarezzandola con un pennello in crine di cavallo intriso di colore.
Lei era seduta a gambe accavallate, adagiava su un piccolo sgabello in legno dalle gambe cigolanti, e di tanto in tanto buttava un'occhio al pittore dietro la sua schiena.
Holly era vestita tanto quanto la tela su cui lavorava, un suo polso veniva afferrato saldamente dalle dita del signore, avvolgendolo e indirizzandolo meglio sulla superficie biancastra; per la prima volta lo sentì sbuffare seccato.
La ragazza si ritrovò a pensare che molto probabilmente era insoddisfatto dell'opera, perciò schiuse le labbra rosee e martoriate dalla scorsa notte un po' scoraggiata.
Daisuke sembrò accorgersi del cambiamento improvviso della giovane ragazza, quest'ultima aveva irrigidito la schiena, ricurva solo in avanti, e si mordeva la bocca screpolata; gli strinse una spalla ossuta per rassicurarla.
Gli bastò strizzare gli occhietti infossati per comprendere che quella bellezza era vera, ed era vulnerabile, ed era sua. Fu come se quel breve gesto fosse riuscito
a risvegliare Daisuke, intento nel far scorrere sia le mani che l'attenzione sul corpo di Holly; mentre la pelle pallida era scossa da potenti brividi. La stanchezza presente sul viso giovanile della fanciulla acclamava con forte impeto la sua presenza, regalandole due mezze lune scure sotto gli occhi; le sue palpebre pregarono attimi di riposo.
In quel momento il suo cuore sembrò saltare qualche battito e la sua mente cominciò a vorticare come la giostra del luna park di Nikko, che allestivano ogni anno nonostante i tanti incidenti, e che lei odiava tremendamente. Eppure il mese prima Daniel l'aveva costretta a farci un giro, accecato dall'euforia della festa, e davanti ad un sorriso così genuino Holly non potè rifiutare.
Il silenzio era tanto profondo che non fu difficile per l'omega individuare il respiro caldo del maggiore, questo era di un caldo opprimente e si infrangeva senza troppo pudore sul suo collo, iniziò ad averne paura. Cercò di tranquillizzare i suoi pensieri mentre ascoltava il suo dolce respirare per chissà quanto tempo, nello stesso istante una mano dell'alpha scendeva piano sul suo petto, per poi posizionarsi definitivamente sul suo ventre nudo. Strinse i denti tanto da farsi male alla mandibola e inghiottì tutta quell'ansia che le si era accumulata in gola, come un grumo di nera bile venefica. Ora stava supplicando.
Fece scontrare lo sguardo con l'uomo un paio di volte, ma poi lo distolse vacuo come era suo solito fare. Daisuke allora capì che la donna amata era già fuggita via, molto probabilmente si sentiva minacciata da quel pensiero che aveva avuto, il desiderio che per un secondo l'aveva attraversato come un fiume in piena. La luce del salotto d'improvviso si accese, come soggetta ad una vampata di calore improvvisa, lampeggiò per qualche istante facendo voltare il capo al corvino e riposarlo sulla pancia di Olimpia.
La donna non aveva mai affrontato nulla di serio, era sempre scappata prima.
L'uomo posò un caldo, tenero e innocuo bacio sulla pelle di lei, candida e lattea come poche su questo mondo, ma ad Holly sembrò più che altro un pugno sferratole sul viso scavato.
<<Spero tu possa capire quanto sia importante per me.>>
Ebbe la terribile sensazione di essere esposta alla tempesta glaciale di quella persona ammaliante, senza nemmeno un ombrello con cui ripararsi.
Quel periodo di stordimento iniziale era sfumato via, non era più dolce e pacifico come lo era stato prima, e qualcosa in lei cercò di metterla in guardia.
Si toccò anche lei il grembo, un po' sopra la pancia ma sempre sotto il petto, un punto cavo, un punto in cui non vi era nemmeno un rumore.
I suoi occhi di vetro finirono ancora una volta in quelli plumbei di Daisuke, si strinse nelle spalle quando capì che non aveva scelta; che se non avesse avuto un pargolo dall'uomo poteva benissimo andarsene al Diavolo.
Holly scivolò via dalla villetta verso le sette di mattina, sentendo le sue guance bagnarsi di lacrime. Durante il tragitto aveva urlato così forte che i contadini dei campi si erano voltati a guardarla, avvolta da una nube di false speranze, e avevano gettato le zappe sul terreno arido per guardarla correre lontano.
Non aveva senso quella rabbia, non era vera, e soprattutto non era palpabile come aveva immaginato; galleggiava in una gelida e lacerante rassegnazione.
Ecco cos'era.
Nella luce fioca della mattina i capelli della donna sembravano fatti di rame e oro, un essere etereo; impalpabile e irraggiungibile. Forse Olimpia era veramente un angelo, magari era solamente morta da tempo e se ne stava in stato catatonico sul letto aspettando la fine dei tempi.
Ma ci pensò qualche altro secondo ancora e arrivò alla conclusione che gli angeli non sono soliti a comportarsi come lei.
Si immerse nei suoi stessi timori, e decisi che sarebbe stato meglio allontanarsi da tutti; o almeno dagli alpha della sua misera vita.
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La ragazza dai lunghi capelli scuri lasciò che la sua testa si abbandonasse completamente sul tavolo di casa, per poi strofinarsi visibilmente una mano sul volto sciupato dal lavoro.
Si ritrasse indietro sulla sedia di legno al sentire per la quarta volta, provenire dal pianerottolo, il bussare ripetitivo di nocche sulla porta nuova di zecca. Il fatto era che Valentina non percepì di avere le forze necessarie per fare anche solo un movimento.
Schiuse le labbra sottili ancora a contatto con il ripiano di lavoro, aveva la schiena irrigidita e stanca, ma si lasciò sfuggire un chi è? capace di arrivare oltre la soglia chiusa.

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