IX

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Lapsus linguae
Errore di lingua

Alle nove del mattino seguente, bussarono alla porta di Iwaizumi. La risposta fu tardiva. Passarono due minuti prima che Iwaizumi scassinasse la serratura e aprisse la porta di un quarto per sbirciare nel corridoio. Non stava sorridendo, ma c'era un'insolita contentezza sui suoi lineamenti, in contrasto con il suo tipico cipiglio da riposo.

Quando vide l'identità del suo visitatore, il suo cipiglio tornò in piena forza.

"Mattsun", disse, con un nome secco.

Matsukawa sospirò, il respiro sospeso pesantemente nell'aria tra loro. "Iwaizumi. Dobbiamo parlare".

"Sono un po' occupato in questo momento".

Matsukawa guardò Iwaizumi, che era a torso nudo e vestito solo con un paio di pantaloni della tuta. "Non sembri occupato".

"Mi sto assicurando che il mio appartamento non vada a fuoco" disse Iwaizumi. "Oikawa sta smentendo l'idea che chiunque abbia un quoziente intellettivo di almeno cinquanta anni possa bollire un cazzo di uovo".

Una voce dall'interno gridò: "Ti sento, Iwa-chan! E' stato un incidente!"

Matsukawa sbatté le palpebre, sorpreso. "Oikawa è qui?"

"Sì. Hai qualche problema?"

Scosse rapidamente la testa. "No, certo che no. Sono contento che abbia funzionato. Ma io, umm. Ho davvero bisogno di parlarti, Iwa. Per favore."

Fu la quieta disperazione scritta di netto nelle linee del suo viso che fece cedere Iwaizumi.

"Bene," disse, facendo un passo indietro e permettendo a Matsukawa di entrare.

Matsukawa era stato nell'appartamento più volte di quante ne potessero ricordare. Eppure, sembrava del tutto fuori luogo mentre si toglieva le scarpe e si aggirava vicino alla porta. I suoi occhi continuavano a sfrecciare verso Oikawa, che teneva il broncio sulla sedia della cucina, vestito con un paio di pantaloni della tuta di Iwaizumi e una maglietta che gli pendeva un po' troppo grande sulle spalle.

"Se volevi invitare il tuo ragazzo", disse Oikawa, "potevi almeno aspettare che me ne andassi".

"Questo è Matsukawa".

Oikawa si sollevò dal suo broncio. "Matsukawa", ripeté. "Quello che ti ha pugnalato alle spalle e ha rigirato il coltello. Piacere di conoscerti, Mattsun".

Matsukawa trasalì alla stilettata.

"Possiamo avere un minuto?" disse Iwaizumi, lanciando a Oikawa un'occhiata appuntita.

Oikawa incrociò le braccia. "Mi dispiace, Iwa-chan, sono un inconveniente?".

"Oikawa, per favore. Solo per un minuto e poi preparerò del cibo che sia davvero commestibile".

"Così cattivo" sibilò Oikawa, dispiegandosi dalla sedia. "Forse me ne andrò a casa".

Eppure, quando si chiuse in camera da letto con uno sbuffo, Iwaizumi sentì distintamente lo scricchiolio delle molle del letto mentre Oikawa si lanciava sul materasso.

Matsukawa lo guardò andare via con una piccola dose di confusione. Probabilmente si stava chiedendo cosa diavolo stesse pensando Iwaizumi, permettendo a uno come Oikawa di stare con lui.

Iwaizumi fece un cenno con la mano verso il divano. Si sedette ad un'estremità e Matsukawa si sedette passivamente dall'altra. Per un momento il silenzio tra loro fu denso, quasi al punto di soffocare.

Matsukawa si strinse le mani in grembo, agitandosi con le dita e rifiutandosi di guardare direttamente l'altro.

"Mi dispiace", disse infine, con voce bassa, "di non avertelo detto".

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