XVI

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La brezza notturna mi colpì in pieno volto, facendomi rinsavire. Pochi secondi passarono prima che mi rendessi conto di ciò che stava accadendo. Il mio corpo si girò lentamente, pronto ad aprire la porta. Eppure la mia mente non volle dargli ascolto.

La mia mano calò delicatamente sulla maniglia, su cui restò immobile. Il cuore mi martellava nella cassa toracica, cominciando a fare male. Un nodo si stava formando nella mia gola mentre una dose di acido veniva iniettata nelle mie vene. Il dolore era tutto ciò che riuscivo a sentire.

Un altro colpo alla porta e poi lo vidi. Il movimento della maniglia che si abbassava senza che io esercitassi alcuna forza.

Non feci neanche in tempo a reagire che la porta si aprì, mostrandomi il ragazzo. I capelli corvini del tutto scompigliati, le braccia tese, le vene del collo sporgenti, lo sguardo preoccupato, le labbra che tremavano. Mi sentì strana.

Le sue dita si serrarono in due pugni stretti mentre le sue iridi blu, che cercavano sempre di sfuggirmi, questa volta non si tirarono indietro, inoltrandosi nelle mie.

<<L'avevi promesso.>>

La sua voce era dura e severa, eppure nel suo tono era stanziato un piccolo tremolio, che lo ingannava. Il suo corpo era iniettato di una carica di elettricità spaventosa, che inondò l'intera stanza.

<<L'avevi promesso! Avevi promesso che ci saremmo visti in mensa! Ma non sei venuta.>>

Le sfumature del blu del suo sguardo si scurirono. Il terrore, la delusione, la rabbia, l'ansia vennero dipinti su quella meravigliosa tela del colore degli abissi.

Non una parola venne pronunciata dalla mia bocca. Ero totalmente ipnotizzata dal ragazzo. I nostri occhi erano incatenati tra loro in maniera indescrivibile. Le nostre labbra si bramavano o forse erano solo le mie che erano attirate dalle sue come una calamita.

La sua persona avanzò verso di me, chiudendosi la porta alle spalle. Pochi centimetri dividevano il mio corpo dal suo. I muscoli di entrambi erano tesi. Le membra non volevano allentare la presa e rilassarsi. I cuori non avevano intenzione di rallentare la loro corsa. I nostri occhi, ossessionati da ciò che intravedevano gli uni negli altri, non si sfuggirono.

Un sospiro frustrato uscì dalle sue labbra sottili, cominciando a vibrare nell'aria. La brezza notturna viaggiò nuovamente, superando la finestra e raggiungendo i nostri corpi. L'aura si inoltrò nei nostri capelli, sotto i nostri vestiti, accarezzandoci la pelle. Schiusi le labbra quando venni interrotta dalla voce profonda del ragazzo che ricominciò a riempire la stanza.

<<L'avevi promesso porca puttana!>>

Le sue lunghe ed esili dita attraversarono la sua nuca, accarezzandone violentemente la chioma scura. Intravidi il conflitto nelle sue iridi, l'indecisione e la rabbia sul suo volto, la paura sulle sue labbra. Un altro sospiro frustrato, seguito da un "tsk", fuggí dalla trappola della sua gola.

<<Sai una cosa? Ti detesto. Ti detesto in maniera indescrivibile. Detesto te e il tuo modo di farmi provare paura. Detesto le strane sensazioni che mi avvolgono quando ti vedo o ti penso. Non che io ti pensi. Starti vicino mi spaventa però non averti al mio fianco mi terrorizza ancora di più. Il non nutrirmi della tua presenza mi fa sentire come se un buco nero mi avvolgesse il cuore, stritolandolo. È come..morire. Mi spieghi che cazzo hai fatto?? Che cavolo è questa orribile sensazione?!>>

La rabbia e la paura presero il sopravvento del suo essere. Non riuscii a rispondergli. Il mio cuore era tanto bloccato quanto impazzito. I miei polmoni avevano smesso di raccogliere ossigeno e il mio cervello aveva cominciato a cercare furiosamente una spiegazione diversa da ciò che si poteva immaginare. Senza rendermene conto, percepì il calore avvolgere la mia pelle, tingendola di quel rosso fastidioso. Il mio volto si abbassò, cercando di nascondersi alla vista del ragazzo.

Non sapevo cosa dire. Non sapevo cosa pensare. Ogni mio singolo neurone stava lavorando come un pazzo, in cerca di una risposta distorta da dare alle sue parole. L'atmosfera era alquanto tesa. Cosa avrei potuto dirgli? Non mi venne in mente nulla e ancora oggi non saprei dargli risposta.

Un altro sospiro, questa volta più pesante e sofferente, si librò in aria.

<<Ayame..so che non ti fidi di me..come di nessuno..>>

Il suo intero corpo si abbassò grazie alla flessione che compirono le sue gambe. Curiosa, alzai appena lo sguardo quando me lo ritrovai davanti, quasi seduto per terra, in cerca del mio sguardo. Sono abbastanza sicura che i miei occhi cominciarono a brillare.

<<..ma io voglio aiutarti perché comprendo ciò che ti assale..>>

Il suo corpo si risollevò, avvicinandosi al mio. Il suo braccio mi avvolse la vita, attirandomi a se. Fu in quel momento che il suo volto affondò nell'incavo del mio collo.

<<..quindi ti prego..permettimi di starti accanto..permettimi di..>>

Le sue parole mi colpirono, nonostante vennero interrotte. Le sue labbra cominciarono ad accarezzarmi la pelle, lasciando che il suo respiro bollente mi solleticasse i sensi. Le sue dita esili, cominciarono a sfiorare appena la mia vita, facendomi rabbrividire.

Il mio corpo tremò sotto la pressione della sua anima intensa. Il mio cuore accelerò la corsa, facendomi sorgere la paura che lui udisse ciò che stava accadendo nel mio torace.

Senza pensare mi voltai verso il ragazzo. Uno scontro inimmaginabile, che mi sconvolse l'anima. I nostri occhi si incontrarono, annegando gli uni negli altri, stravolti dal fatto che entrambi, ci eravamo voltati nello stesso istante. Le nostre guance presero quel colore rosaceo che odiavo tanto.
Mi voltai immediatamente cercando di porre fine alla guerra che stavo combattendo all'interno del mio essere.

Eppure venni rapita, non portando a termine la mia fuga. Due delle sue lunghe dita, infatti, si posarono sotto al mio mento, facendomi voltare nuovamente verso il suo viso.

Le nostre iridi affondarono nuovamente le une nelle altre. Venni raggiunta da un'ondata di quel sentimento. Di quel dannato sentimento che si chiama amore, che mi stava avvelenando lentamente il cuore.
Un tormento interiore mi avvolse le viscere, stritolandole.

Fu nel momento esatto in cui i nostri occhi si persero nell'immensità di quelli dell'altro che ce ne rendemmo conto. Capimmo finalmente che la lotta che ci aveva coinvolti fino a quel tempo, era servita solo a nascondere qualcosa di più forte.

I nostri sguardi si spostarono tra di loro alle nostre labbra, più volte. Una tensione perennemente intensa si installò tra i nostri corpi.
I nostri volti cominciarono ad avvicinarsi, cercando di far incontrare le nostre bocche.

Una sensazione mai provata prima mi avvolse, prendendomi alla sprovvista. Le gambe cominciarono a tremare, rendendomi più instabile di quello che già ero.

I nostri corpi, i nostri cuori, i nostri organi, il nostro sangue, le nostre anime, le nostre iridi, le nostre labbra si desideravano, si bramavano e si nutrivano di amore.

Mentre i nostri corpi fremevano, pronti ad assaggiare le bocche per cui si struggevano da tanto, una figura ci raggiunse a nostra insaputa.

Fu infatti nel momento di maggiore tensione, nel quale ci stavamo finalmente unendo, che qualcuno, bussò alla porta.

Philofobia || megumi fushiguro Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora