XII

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<<Quindi è stata come una specie di..illusione?>>

<<Direi di sì.>>

Il vento gelido di quello strano giorno d'estate, mi graffiò le guance arrossate, avvertendomi che non molto tempo mancava ancora alle foglie per colorarsi di colori caldi e cadere. Che cosa affascinante la caduta. Mi ha sempre attratta l'idea di cadere, in piena libertà, da un precipizio o da un grattacielo. La sensazione del vento che ti accarezza la pelle, facendo quasi male per la pressione, i capelli che si agitano nel vuoto, il cielo che viene catturato dalle pupille in una meravigliosa fotografia. Se avessi mai voluto morire in un modo, sarebbe stato questo. Venni risvegliata dalla voce stranamente calma dell'uomo dai capelli bianchi. Non riuscì a percepire le sue parole ma sono sicura che non gli sfuggì il fatto che la mia mente e il mio essere, si trovavano altrove. In un posto lontano, tranquillo, che dava la pace.

<<Beh direi che l'unica cosa da fare sia stare in guardia e indagare. Ci vediamo domani, ragazzi.>> un piccolo cenno. Un sorriso malinconico.

Noi tutti ci alzammo dai rispettivi posti, dirigendoci all'interno dell'edificio. Il problema è che non ci fu nessun "noi". Megumi si inoltrò nella foresta, Nobara si recò nella propria stanza ed io mi bloccai, sull'erba, ad osservare il cielo, lasciando che la pioggia mi avvolgesse. Itadori fu l'unico che restò al proprio posto, seduto, e lui, solitamente sempre rumoroso, stette in silenzio, lasciandosi trasportare dai propri pensieri.

Qualcosa stava cambiando nell'aria, che si stava facendo sempre più pesante, togliendoci a nostra insaputa, un respiro alla volta. Ignoravamo l'esistenza e la comprensione dell'enorme dilemma che ci piombava addosso. Ognuno di noi aveva il proprio flagello, la propria croce da portare sulle spalle.

Un urlo soffocato sfuggì alle labbra di Itadori, disperdendosi nell'aria. Un fulmine, a pochi metri da lui, si era scaraventato al suolo, bruciando ogni singolo pezzo di erba, che ora appariva solo come una piccola nube di fumo.

Il ragazzo dai capelli rosa non mosse un muscolo, paralizzato dal fenomeno.

<<STAI BENE?!>>

Lo raggiunsi immediatamente, avvolgendogli le mani con le mie.

<<Non pensi fosse un po' troppo..vicino?>>

Annuí per poi porgli il mio sguardo, cercando un qualche segno che stesse per crollare dallo shock. Una morsa mi avvolse il cuore: non sapevo perché, ma un tremendo senso di colpa mi stava attanagliando le viscere, distorcendone la massa.

<<State bene??>>

Una voce roca ci richiamò alle nostre spalle. Nel voltarmi, il cuore perse un battito. Incontrai nuovamente quei meravigliosi occhi blu che mi scrutavano con il terrore dipinto in quell'oceano. Megumi si avvicinò a noi, restando con gli occhi fissi su di me e spostandoli qualche volta sul ragazzo al mio fianco.

<<Si..ma Itadori ha rischiato davvero tant->>

Un altra saetta viola squarciò il cielo con violenza. Sembrava una guerra. Chi avrebbe vinto tra il vastò impero che aleggiava sopra le nostre teste e noi? Il nostro avversario nascondeva i propri assi fino al momento in cui scorgeva quell'attimo in cui abbassavamo la guardia, ed era in quell'esatto momento che colpiva. Il fulmine strappò ogni singolo colore del paesaggio che potevamo ammirare, proiettandosi sul terreno con tale forza da far tremare l'intero ecosistema. Dei brividi ci raggiunsero. Il fumo, questa volta, proveniva da un preciso punto pochi metri dietro il corvino, che era leggermente impallidito.

<<Decisamente non è normale.>>

Fummo entrambi d'accordo con le parole di Itadori.

<<Meglio entrare.>>

Ci dirigemmo in fretta verso l'edificio. Ci ritirammo dalla battaglia, la quale venne vinta dal cielo.

Non sapevo. Non ero a conoscenza della mente del professor Gojo, che lentamente cominciava a comprendere le cose strane che accadevano intorno a noi. Non riuscì a scorgere i suoi occhi azzurri che realizzavano l'orrore che si celava dietro a tutta questa storia.

Appena varcammo la soglia dell'entrata, Nobara ci piombò addosso, colma di preoccupazione, cominciando a bombardarci di domande.

<<Stiamo bene. È stato solo un po' sconvolgente.>>

<<È stata una figata però!>>

Gli occhi di Itadori cominciarono a brillare mentre quelli di Fushiguro rotearono esausti dal comportamento del ragazzo dai capelli rosa. La mora e io ci scambiammo uno sguardo di intesa, scoppiando, pochi secondi dopo, a ridere.

<<Cosa c'è da ridere?>> l'espressione del recipiente di Sukuna era talmente confusa che ci diede maggior materiale su cui ridere.

<<Perché ridete anche di me?! Che ho fatto?>> l'espressione offesa sul viso del ragazzo dei lupi, rincarò la dose, alleggerendo l'atmosfera.

<<In ogni caso, vi stavo aspettando. Che ne dite di fare una partita a carte?>>

La proposta di Nobara ci piombò addosso come una splendida sfida.

<<Va benissimo, vi batterò.>>

<<Itadori..mi piace la tua convinzione ma mi dispiace deluderti che sarò io quello che vincerà.>>

<<Ammiro il tuo essere un illuso, Fushiguro. Mi dispiace dirvelo così ma quando vincerò..non piangete.>>

Nobara scoppió a ridere avvolgendomi con un braccio le spalle.

<<Io sono con lei..anche se vi batterò tutti e tre.>>

Una serie di insulti partirono dalle bocche di tutti, indirizzandosi verso ognuno di noi. L'atmosfera tornò quella di un tempo. Mi sentivo nuovamente in quel luogo accogliente e caloroso che mi aveva ospitato. Mi sentivo nuovamente a casa.

Philofobia || megumi fushiguro Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora