XXVI

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Un piccolo formicolio mi pervase velocemente il corpo nell'esatto momento in cui riacquistai i sensi, che amplificarono il dolore su ogni centimetro della mia pelle.

Gemetti disperatamente, lamentandomi. I miei occhi ricaddero subito sulle mie braccia, le cui ossa erano state spezzate, facendo pressione dalla carne interna per uscire allo scoperto.

Il mio intero corpo si trovava incatenato a una sedia, la quale era posta contro un muro, così da impedirmi di fare un qualsiasi movimento troppo avventato.

<<Sapevo che saresti venuta. Non so se questa mia certezza sorgeva dalla speranza che riponevo in te o dal fatto che conosco fin troppo bene quel caotico arrogante.>>

Geto mi si avvicinò appena, riferendomi queste parole come un augurio di bentornato.

Non una parola abbandonò la trappola della mia gola. Cercai addirittura di impedire a ogni singolo lamento di dolore di aleggiare nell'aria.

<<Mi dispiace per le braccia ma è stato necessario. Mahito ci ha messo settimane per riprendersi dall'agire del tuo immenso potere.>>

Feci per ribattere. Se avessi voluto avrei semplicemente ridotto in mille pezzi quel luogo con la mia aura. L'uomo con la cicatrice sulla fronte, però, mi precedette.

<<Non riuscirai a usare il tuo potere, almeno non per qualche ora. Le tue forze saranno del tutto concentrate sul guarire quelle orribili ferite quindi, per il poco tempo che abbiamo, apprezzerei se ci ascoltassi.>>

Immediatamente mi preparai a controbattere ma l'uomo non mi diede alcuna possibilità di risposta.

<<Se proverai a fare una qualsiasi mossa, ci prenderemo l'impegno di ridurti in fin di vita. A quel punto non potresti fare altro se non usare le tue forze per curarti. Non vorrei giungere a usare metodi tanto crudeli ma se mi costringerai, sappi che non esiterò.>>

Le sue parole mi lasciarono a bocca asciutta: aveva ragione. Decisi di ascoltare l'uomo poiché, secondo il pensiero razionale, l'opzione di ascoltarli, fin quando le mie braccia non fossero tornate normali, era la più logica.

Dall'ombra, che celava la vista del luogo alle spalle dell'uomo, avanzò verso di me lo spirito maledetto dalla pelle grigiastra, che poco prima era stato nominato da Geto, mantenendo sul volto uno di quei suoi soliti sorrisi saccenti.

<<È stato talmente doloroso e piacevole dover ricomporre ogni minimo pezzo della mia carne. Davvero sublime. Sei una forza della natura, una cosa talmente anomala che vorrei catturare la tua anima, mutarla e distruggerla, finendo per assorbirti.>>

Rimasi completamente sconvolta dalle sue parole. Un senso di nausea risalì la mia gola, mostrandosi sul mio volto attraverso un'espressione sprezzante che, al contrario di ciò che si può pensare, emozionò ulteriormente lo spirito, che scoppiò a ridere gioiosamente.

La sua esile mano si inoltrò nei miei capelli, accarezzandoli delicatamente e giocandoci, facendo sorgere in me un istinto omicida. Avrei voluto vomitare ma, non riuscendo a far uscire niente dalla mia bocca, così da liberarmi della nausea opprimente, mi limitai a sputargli addosso. La mia reazione rafforzò nello spirito il sentimento di allegria, che lo attanagliò con più fermezza.

<<Sei così imprevedibile!>>

Una vigorosa risata abbandonò la trappola della sua gola, raggiungendo i miei sensi, che rabbrividirono al contatto.

<<Uh? Vorreste dire che è lei? Sarebbe questa ragazzina ad averti ridotto a meno che una poltiglia? Mahito..mi deludi..>>

Una voce roca e profonda mi raggiunse dall'oscurità, costringendo lo spirito a voltarsi, la cui espressione era completamente cambiata.

<<Se non hai informazioni su questa ragazzina e se non ne hai mai visto il potere, ti conviene restare in silenzio.>>

Un istantaneo trambusto. I movimenti vertiginosi sollevarono un vasto strato di polvere, che prese possesso dell'aria. Le due figure si superarono con una velocità surreale, ferendosi a vicenda, macchiando lo sporco pavimento di quel colorito rossastro, che tanto bramavo.

<<Suvvia signori, siamo in presenza di una fanciulla, non siate scortesi.>>

Una lamentela, alle parole di Geto, fuoriuscì dalle labbra del nuovo individuo, il quale, in meno di un secondo, mi raggiunse. Il suo respiro cominciò ad accarezzarmi il volto mentre i suoi occhi scrutarono il mio intero corpo, sondandone la mente e l'essere. Le sue labbra si curvarono in una smorfia disgustata, che ben presto si tramutò in un arrogante e saccente sorriso.

<<Mhmh..>>

Un piccolo mugolio abbandonò la sua gola prima che egli intrappolasse il mio volto nella gabbia delle sue dita, stringendo la mia carne e avvicinandomi a lui.

La rabbia prese presto il sopravvento sulla mia essenza e l'uomo, nel notare il fastidio possedermi, accennó una piccola risata, osservandomi con sguardo malizioso.

<<Una splendida creatura. Comprendo il perché Megumi si sia tanto invanghito di te, ragazzina.>>

<<Quando le tue braccia saranno guarite mi mostrerai il tuo potere, ciò che è in grado di scaturire dal tuo essere, dalla tua mente e dal tuo corpo. In fondo, dovrò pur testare la mia futura nuora.>>

Sgranai gli occhi. Come faceva a sapere di Fushiguro? Di cosa stava parlando? Nuora?

Il mio cuore smise di battere nell'esatto momento in cui realizzai.

Egli si piegò su di me, costringendomi a posizionarmi, in maniera contorta, sulla sedia. Trattenni il respiro, non osando prestare attenzione al dolore che mi stava attanagliando, completamente attenta all'individuo che mi stava sovrastando.

La mia mano venne presto rapita da quella dello sconosciuto, il mio braccio venne piegato così da permettere al mio polso di raggiungere il mio campo visivo. Il corvino rise appena, sorridendo arrogantemente, portandosi il dorso della mia mano alle labbra, su cui lasciò un delizioso bacio.

<<Toji, piacere di conoscerti..ragazzina.>>

Una piccola luce giunse a riflettersi su un pezzo di vetro rotto, illuminando l'uomo che stava gravando sul mio corpo. Restai colpita dai suoi occhi e dalla sua matura bellezza, che, a quanto pare, aveva trasmesso al figlio. Cominciai immediatamente a notare delle somiglianze tra i due soggetti di sesso maschile. Rimasi totalmente sconvolta, tant'è che non osai proferire parola.

Sulle sue labbra, le quali erano percorse da un lungo taglio all'esatta estremità, sorse un sorrisetto ancora più arrogante che mi fece tanto spaventare quanto irritare. L'uomo era particolarmente alto e muscoloso, tant'è che pareva risaltare nell'oscurità: indossava una semplice maglietta nera che lasciava quasi intravedere la pelle dell'addome, trattenuta tra i tessuti dei vari indumenti.

<<Huh?? Questa sgualdrina avrebbe catturato l'attenzione di Megumi? Di quel Megumi? Ma per favore..è solo una sciacquetta.>>

Un'altra voce giunse a contraddistinguersi nell'oscurità.
L'uomo, che si era rivelato essere il padre del ragazzo dei lupi, si spostò appena, così da liberare la visuale e darmi una tregua temporanea.
La figura avanzò verso di me lentamente, riflettendo la sua irritazione su tutto ciò che lo circondava.

Quando finalmente entrò nel mio campo visivo, rivelandosi alla poca luce che aleggiava nell'enorme stanza, rimasi sconvolta.

Com'era possibile che fosse con loro?

La sorpresa mi afferrò i polmoni, stritolandoli, così da impedirmi qualsiasi tentativo di respiro, che arrivò a pugnalarmi presto il cuore.

Philofobia || megumi fushiguro Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora