XXXII

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La mia mano istintivamente si sollevò, non so se fosse per colpirlo o per prenderlo e baciarlo ma il mio movimento venne bloccato dalla stretta delle sue dita, che si immobilizzarono attorno al mio polso.
Il polpastrello del suo indice cominciò ad accarezzarmi delicatamente il palmo, solleticando la mia pelle e stuzzicando i miei sensi.
Dei brividi cominciarono a percorrere il mio povero corpo, la cui carne splendeva sotto l'influenza della luce lunare.
I nostri occhi restarono incatenati tra loro, non osando liberarsi da quell'accumulo di tensione che si stava velocemente creando all'interno delle nostre casse toraciche.

I nostri cuori impararono ad avvolgersi, accompagnati dall'incantesimo che alle iridi di uno sottoponevano quelle dell'altra e viceversa.

E come se venissi catapultata in un altro universo, dove la luna è sovrana, la sua voce roca e ammaliante, in un sussurro, si addentrò nella mia testa, stimolando le mie sinapsi.

<<Non lo avevo mai visto..mio padre dico.>>

Un silenzio misto alla brezza notturna invase la distanza che ci stava separando.

<<L'unica cosa che sapevo fino a poche ore fa è che mi aveva abbandonato con solo il mio nome.>>

Il mio polso, con delicatezza estrema, si liberò dalla stretta del ragazzo, lasciando che le nostre dita si intrecciassero. Cercai di dargli più conforto possibile, mostrargli che la mia attenzione era totalmente riservata a lui.
Non credo fosse necessario dirlo ma amavo ascoltarlo, annegare nelle sue parole, nelle emozioni e nei sentimenti che lasciava trasparire; amavo prestare attenzione alla sua persona e ascoltare la sua anima, il suo cuore e la sua mente.

<<È stato così strano vederlo. Davvero io..non saprei nemmeno descrivere come mi sono sentito.>>

Le sue dita si strinsero appena attorno alle mie mentre le sue iridi cercavano disperatamente una risposta nello specchio delle mie pupille.
Non sapevo cosa fare. Non sapevo se avrei dovuto aprirmi con lui o limitarmi ad ascoltarlo. Forse avrei potuto confortarlo o semplicemente l'avrei fatto sentire peggio ma il mio silenzio sarebbe potuto diventare la lama del boia.
La mia testa entrò in subbuglio e cominciò a surriscaldarsi sotto la pressione della mia indecisione e della mia ansia paranoica.
Cercai la calma in quelle onde azzurre che lentamente si quietavano, rasserenandosi.

Decisi di mantenere le labbra serrate, ponendo un freno alle mie corde vocali ma piuttosto prestando la mia intera attenzione al ragazzo che avevo di fronte, liberandomi dei dubbi che mi vorticavano ostentatamente in testa.

I nostri corpi, con una lentezza disperata, si unirono in un'assordante e silenziosa stretta.
Il suo volto poggiava sul mio petto e il suo orecchio coglieva ogni singolo battito del mio cuore. Temevo che udisse gli sbalzi che esso emetteva, troppo impegnato a godersi quel momento e a colmarsi di mille sentimenti.

Pausa. Un istante fugace che fermò la sfera temporale, rapendo quell'immagine sublime.

Le mie dita presto si addentrarono nella sua chioma corvina, giocando con ogni singola ciocca.

Non potevo udire il suo cuore, ne vedere il suo volto e ciò mi mandava fuori di testa. Volevo vederlo, volevo assistere alle sue emozioni, comprenderlo fino al midollo ed essere a conoscenza di tutto.

Improvvisamente, presa da una qualche forza estranea a me, che potrei definire con la parola coraggio si impossessò di me. Le mie labbra, come neve fresca che cala sul terreno, si posarono sul suo capo, su cui lasciai un delicato bacio.
Esso, successivamente, si sollevò, rivolgendomi il suo sguardo, permettendomi di affondare ancora una volta in quell'oceano burrascoso.

Un'attesa lunghissima intrappolò le nostre iridi che scrutavano l'anima e le labbra dell'altro. In un fugace istante il mio volto si avvicinò al suo, intrappolando la sua bocca nella mia, lasciando che esse si unissero, schiudendosi delicatamente per permettere l'incontro delle nostre lingue affamate.
I nostri respiri si mescolarono tra loro, mentre i nostri cuori si avvolsero al ritmo della danza delle nostre labbra. Il suo sapore mi inebriò presto i sensi e le endorfine che, libere dalla trappola del mio cervello, cominciarono a fluire nelle mie terminazioni nervose.
Un bacio eterno, colmo di passione e bisogno: le nostre labbra schioccavano le une contro le altre, i nostri polmoni si arrossavano a causa della mancanza di ossigeno, le nostre lingue si intrecciavano, le nostre anime si amalgamavano e i nostri cuori entravano in simbiosi, diventando un'unica cosa.
Anelai quello splendido incontro fino all'ultimo attimo in cui le bocche si separarono, permettendo agli occhi di aprirsi e ai polmoni di raccogliere finalmente aria.

Una strana sensazione calava sulle nostre pelli, rendendo la carne lucida e quasi brillante.
I nostri occhi si separarono per rivolgere l'attenzione all'unica cosa che allora governava su quella notte serena.

La luna era uscita allo scoperto e si era mostrata alle creature terrene. Lei, che splendeva di quel bianco candido e puro, che rischiarava il cielo e i cuori, mostrando le nubi scure che contornavano quel magnifico dipinto.
I suoi raggi, così potenti, raggiungevano i nostri corpi, penetrando la carne e accarezzando le nostre anime, che danzavano sotto quel paradiso notturno.

Fu così difficile allontanare le mie pupille da quell'astro celeste per rivolgerle a colui che mi stava di fronte ma nel momento in cui mi misi a guardarlo, il fiato mi si bloccò in gola.

Le sue iridi blu oceano riflettevano la luce lunare, che placava le onde burrascose che governavano il cuore del giovane. I suoi capelli corvini erano scompigliati e dei piccoli ciuffi ricadevano sul suo viso; la sua pelle bianca come la neve splendeva sotto l'influenza della regina delle notti. Infine le sue labbra schiuse, rivolte verso quella luce cristallina, bramavano la caduta degli astri e l'arrivo di una pace impossibile. 
Era meraviglioso. Davvero splendido.

Nel momento in cui tornai a posare gli occhi sulla mia favorita il cuore mi esplose in un eruzione di sentimenti. La mia anima assaggiò per la prima volta la libertà e la quiete più assoluta, scuotendomi piacevolmente le viscere, tant'è che pensai di poter volare.

La sua bellezza era divina e le mie iridi, su cui si rifletteva quello splendido astro, non riuscivano ad abbandonarla, lasciando che le mie pupille ne delineassero anche i tratti più celati.
Il cuore si colmava di quel sentimento di brama mentre i miei polmoni, in preda all'incantesimo più puro, dimenticavano il loro compito, lasciandomi, letteralmente, senza fiato.
Eppure mi sentivo bene. La luna alimentava le mie vene, i miei bronchi, i miei sensi e le mie sinapsi in maniera sconvolgente e mai, mai nella vita avrei smesso di ammirarla e di innamorarmi, ogni volta, di lei.

Quella sera, oltre a noi, sono sicura che tutti, nei vortici dei loro pensieri, la stessero guardando.

Philofobia || megumi fushiguro Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora