{1} Vacanze

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La macchina procedeva imperterrita verso il castello; l'ultimo posto in cui sarei voluto stare.
Non potevo fare nulla per oppormi, il suv nero dai vetri oscurati inesorabilmente procedeva diritto, portandomi più lontano da Siomn ogni singolo maledetto secondo che passava.
Volevo stare ancora con lui, ma... quella frase... quella conversazione.
L'ultima conversazione che avevamo avuto mi aveva ucciso.

"Non voglio essere il segreto di nessuno"
Aveva detto.
Mi aveva trafitto il cuore con quella frase e vedere il suo volto, così addolorato mi aveva dato il colpo di grazia, ma ero ancora vivo, seduto su quel sedile, che non mi era mai sembrato tanto scomodo.
Al solo pensiero di aver fatto soffrire Simon, mi sentivo morire.
Morivo ancora e ancora, ogni volta che ci pensavo, ma quell'immagine era stampata in maniera indelebile nella mia mente, ogni volta che chiudevo le palpebre continuavo a vedere quella scena.

Mi venne caldo, mi sentivo mancare l'aria.
Con le mani tremanti cercai di scacciare il nodo della cravatta, mentre distendevo il collo alla ricerca d'aria.
Riuscì a salcciare la cravatta rossa e mi sfilai la giacca blu.
Volevo masaagirmi il petto come se quel gesto potesse alleviare il dolore.
Mi trattenni, ogni volta che lo avevo fatto era perché Simom mi aveva fatto battere forte il cuore.

Appoggiai la testa contro il finestrino e mi arresi al fatto che sarei tornato a casa.
Sobbalzai appena quando l'auto si arrestò, una volta conclusa la sua corsa.
《principe wilhelm va tutto bene?》
Chiese in tono apprensivo la mia segretaria.
《non si preoccupi》
Risposi a mezzo tono.
Non volevo parlare con nessuno, non volevo offendere certo, ma nemmeno avere gente attorno a 360°

Aprì la portiera e scesi dall'auto.
Il vento invernale prese a pungermi il viso.
Mi accorsi di quanto facesse freddo.
Avevo freddo senza Simon.
Strinsi i denti e andai avanti, raggiungendo il castello.
Iniziai a odiarlo, avrei voluto raderlo al suolo con tutte quelle sciocchezze dentro che ci davano una ricchezza immeritata era per colpa di tutto quello se non potevo avere una vita normale.

Mi accorsi di aver stretto i pugni, un comportamento normale se si pensa che avrei potuto tranquillamente amare, se non fosse stato per il mio futuro da re.
Se non fossi stato un principe a quell'ora sarei stato al caldo tra le braccia di Simon, nella sua umile e calorosa stanza e perché no magari saremmo stati sdraiati nel suo letto, con i videogiochi a tutti volume così da coprire i suoni delle nostre effusioni amorose.
Mi mancò il respiro, non dovevo pensarci.

Mi constrinsi ad avanzare.
Mia madre era davanti al portone d'ingresso, con le mani congiunte e appoggiate sul suo vestito blu.
Salì i primi gradini di marmo bianco e raggiunsi il suo stesso piano visivo.
Avanzai, ignorando i paparazzi che scattavano foto con flash accecanti e che a ogni scatto si sentiva il fastidioso tik-tik.
Come lo scorrere dei secondi che avrei potuto passare con Simon, il ragazzo che amavo ed invece ero costretto a stare lì.

Quando fui vicino alla ridicola regina le mostrai qualcosa di peggio della rabbia, la delusione.
Il mio sguardo supplichevole chiedeva di non parlare e di lasciarmi procedere.
《Abbracciami》mi sussurrò mentre mi fui avvicinato.
Rimasi paralizzato e con occhi sgranati.
《Tutta la Svezia ci guarda》
Con uno sguardo di puro disgusto la abbracciai, diedi le spalle ai fotografi, così che solo lei potesse vedere l'astio nel mio sguardo.

Quando mi diede un colpetto sulla schiena mi staccai ed entrai nel grande atrio.
Non guardai in faccia nessuno e mi diressi nella mia camera.
《Almeno sono qui ad accoglierti, non merito nemmeno un grazie?》
La guardai ancora una volta.
《Non ora》la mia voce risuonò Roca.
Era tanto che non parlavo e tutte quelle emozioni non mi rendevano certo un gran chiacchierone.

Arriavi barcollando in camera e mi buttai sul letto.
Sfilai le scarpe e con una piccola serie di tonfi ricaddero sul pavimento in parquet lucido.
Non riuscivo più a togliere il nodo della cravatta iniziai a tirare furiosamente la cravatta alla ricerca d'aria, riuscì ad allargarla e me la sfilai e tolsi velocemente la giacca.
Stavo morendo di caldo e capì che Simon era una ventata d'aria fresca.
Simon era tutto quel di cui avevo bisogno.

Rimasi steso a pancia in su, sul letto buttai a terra la felpa e rimasi con i pantaloni lunghi e la camicia bianca.
Le braccia ricadute sui fianchi e fissai il soffitto con i piccoli motivi dipinti negli angoli.

Stufo presi la sciarpa blu e me la posai sugli occhi come fosse una benda dovevo riposare gli occhi, non volevo più piangere avevo già dato abbastanza per un singolo giorno, però gli occhi continuavano a bruciare.
Rimasi li disteso immobile, non so per quanto tempo, ma abbastanza perché il bruciore passò.
Sentì la porta in legno bianco che si aprì sapevo che poteva essere solo mia madre, così tolsi la sciarpa.
《Wilhelm credi di passare così tutte le vacanze di natale? Devo ricordarti delle tue responsabilità, ancora o vuoi mettertele in testa una volta per tutte?》
Non risposi.

《Mettiti composto quando ti parla qualcuno》mi ammonì.
Stava già iniziando con le lezioni di galateo, no, non potevo reggere.
Mi misi seduto, così da guadagnarmi il diritto di parola.
《Ti prego non è giornata...oggi è andato tutto un disastro》feci grandi respiri, imponendomi di non tremare.
Sua maestà la regina si sedette accanto a me.

Mi sdraiai di lato, rannichiandomi appena, con le braccia incrociate e serrate attorno allo stomaco.
Non potevo reggere, la guardai mentre me ne stavo coricato.
Non sapevo che espressione avessi, ma la luce nei suoi occhi cambiò quando mi vide in volto, era forse compassione quella sul suo viso?
Non ne ero certo.
《Non vedevi l'ora di tornare al castello quando sei arrivato a Hillerska》
Non pareva stesse usando giochetti era una semplice affermazione, nessun secondo fine, nessuna frecciatina, niente di niente.
《Tornare lì non credo cambierebbe》
Ammisi con un saporaccio in gola, dovuto a quelle parole tanto vere quanto amare.

Dovevo sistemare le cose con Simon, ma lui avrebbe voluto?
Probabilmente per lui era finita così.
L'unica persona che non mi aveva fatto soffrire... si era ritrovata a soffrire per causa mia.
《Quel ragazzo...》
Disse mia madre, ma poi si fermò.
Stava per dire qualcosa, rimasi senza fiato per un istante, poi la vidi scuotere il capo, come se stesse scacciando una brutta idea dalla testa.

Era un inizio.
《Sei stanco e va bene, ma domani ti porterò il discorso che ti ho fatto preparare per gli auguri delle feste natalizie che pronunceremo il giorno di natale in diretta》
Si alzò e fece per andarsene.
《Grazie mamma》
Dissi sofferente.
Uscì dalla stanza senza voltarsi o dire altro.

Tirai un grande sospiro di sollievo.
Chiusi le palpebre e vidi il volto di Simon.
La sua pelle bronzea, i suoi morbidi capelli ricci.
I suoi occhi color cioccolato.
Le sue labbra calde.
Il suo sorriso puro.
Scossi la testa per far dissolvere quella visione, di certo pensare a lui non mi avrebbe fatto stare meglio.

I miei capelli erano in disordie, specie dopo quel gesto.
Li tirai nuovamente all'indietro e feci un grande respiro riportando le ciocche dorate dietro le orecchie.
Mi alzai e protesi il braccio verso il telefono che avevo appoggiato sul comò.
Mi fermai a pochi centimetri dal dispositivo.
Avrei fatto una cosa stupida come mandargli un messaggio, era stato proprio lui, poco tempo prima a porre distanze tra di noi.

Necessitavo di una distrazione, così uscì il più infetta possibile dalla mia stanza.
Indossando solamente la camicia bianca e i pantaloni neri.
decisi di fare una camminata per i labirintici corridoi del castello.
Passeggiando così sulla moquette azzurra dalle strisce bianche e superando le mezze colonne che reggavabo antichi vasi.
Sorridevo di tanto in tanto ai quadri dalle cornici d'oro che raffiguaravano i miei bizzarri antenati.
Fuori faceva troppo freddo per passeggiare così Dovetti accontentarmi dell'intenro, però ogni volta che superavo una finestra rallentavo per guardare fuori, così facendo incontrai la lapide di mio fratello.

Mi fermai, chiusi gli occhi, feci un grosso respiro e procedetti a passi trascinati... era ancora un argomento taboo.
Vagai un po' per il castello.
Un po' mi sentivo meglio ero riuscito a distrarmi, ma ancora avevo voglia di parlare con Simon.

Scrittore:
Si presumo un poco di depressione da parte del giovane principe, ma non può esistere solo tristezza, lo scoprirete nel prossimo capitolo.

Carissimi lettori.
Innanzitutto vi ringrazio per aver iniziato a leggere questa storia, spero possa piacervi ed essere degna della serie.

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