{11} Servitore

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Mi svegliai come sempre, quasi completamente nudo e avvolto nelle coperte, come una crisalide che attende di evolversi in farfalla.
Sospirai e mi godetti quei pochi istanti di riposo che mi separavano dal suono della sveglia che sarebbe presto suonata.

Mi accarezzai il petto con le mani, ad occhi chiusi, immaginando che fosse Simon a farmi le coccole.
Spalancai gli occhi, ricolmo di energia in seguito a quel pensiero.
Presto ci saremo svegliati nello stesso letto, ci saremo coccolati al pensiero di quel che avremmo fatto la notte prima.

Mi diedi letteralmente uno schiaffo in volto e ridacchiai, stavo letteralmente impazzendo.
Simon mi stava facendo ammattire ed era così bello scivolare nella follia.
Il secondo schiaffo lo tirai alla sveglia, al primo ronzio.

Decisi che non c'era niente di meglio che andare a pregare nella Cappelletta di famiglia per ritornare sano di mente.
Così mi cambiai e preparai per bene.
Mi diressi così nella piccola chiesetta circolare.

A mia sorpresa quando aprii la vecchia porta di legno logoro vidi mia madre sulle panche infondo racchiusa in preghiera, con le mani giunte e il capo chino.
Si voltò verso di me, accorgendosi della mia presenza.
Anche lei non si aspettava di trovare qualcuno lì.

Alla fine fui anch'io rannicchiato sulla panca di legno e racchiusi le mani, pregai il signore per il suo perdono e la sua benevolenza.
I colori tenui e i dipinti sulle pareti mi infondevano tranquillità.

Quando mi sentii pronto mi alzai ed andai a chiamare gli ospiti per la colazione.
Ci fu conversazione e anche se si parlava della lunga mattinata era sensazionale la situazione.
Facevamo colazione e conversavamo amabilmente.
Sfruttai quell'occasione e con la scusa di prendere qualcos'altro dalla tavola imbandita strinsi la mano di Simon che mi rispose con un sorriso talmente ampio ed autentico che rischiai di bruciarmi, come se stessi osservando il sole estivo.

Dopo la colazione andammo a lavarci e prepararci, convocammo la parrucchiera che controllò Sara Linda e sistemò i capelli di Simon, spuntandoglieli un po'
Eravamo in una stanza apposta, lo vedevo che non si trovava a suo agio, forse in imbarazzo, mi avvicinai a lui e gli sussurrai quanto fosse bello, riuscì a rincuorarlo un po'.

Ora simon era rilassato e sorrideva e si lasciava pettinare ed adornare ed era veramente bellissimo.
La camicia, la giacca, la cravatta e i pantaloni che aderivano perfettamente alle sue gambe... il tutto lo rendeva ancora più Sexy.

Ancora un' ora ed arrivò la trup per il servizio.
Il palazzo aveva aperto i portoni, ma non solo per lo Staff televisivo, corsero l'occasione per essere al centro dell'attenzione, avevano invitato tante persone, le infinite sale del castello iniziarono a riempirsi.

Finalmente in quelle mura c'era un po' di rumore e non più il solito silenzio.
C'era pure la famiglia di Felice.
Ora Linda seguiva i camerieri, che portavano la cucina Venezuelana sulle tavole Svedesi, forse ci saremo resi conto che valeva la pena importare ed abbassare le tasse, sarebbe bastato trovare il giusto compromesso, importare ed esportare.

Poco prima eravamo stati con Sara, i miei avevano fatto le cose in grande, avevano organizzato una fiera di calvali, Sara portò dinanzi alla giuria uno dei nostri stalloni, fu bravissima.
Il cavallo dal manto fulvo la seguiva senza protestare sul terriccio del piccolo ippodromo e il legame che era riuscita a stringere con quell' animale commosse parte dei presenti.

Ora ci trovavamo all'interno, insieme a Felice, perlomeno qualcuno con cui si poteva parlare.
Inizialmente Simon era costretto a far avanti e indietro accanto a noi senza potersi fermare, ma Felice disse ad un cameraman con il cartellino con su scritto Jaff; che doveva lasciarci tregua e voleva chiacchierare con Simon, così poté unirsi a noi.

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