{14} Compenso

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Al mio risveglio ero sdraiato nel letto al contrario, Simon era accanto a me ed eravamo entrambi completamente nudi.

Necessitavamo di una doccia, mi sentivo però in colpa, all'idea di svegliarlo.

Il suo braccio era poggiato sul mio petto,  la sua mano ad accarezzarmi la guancia, la sua testa era sopra il mio braccio e mi accorsi di avere la mano dietro la sua schiena, probabilmente in un disperato tentativo di tenermelo stretto nel dormiveglia.
Le sue labbra erano poggiate sul mio costato.

Così con Simon mi sentivo profondamente leggero, stavo finalmente bene.
Mi voltai a guardare il suo viso addormentato e capii che era ciò che Necessitavo per vivere.
《Ciao Wilhelm》farfuggiò sopprimendo uno sbadiglio.
《Buongiorno》sussurrai.
《Buongiorno》 rispose alzando il viso verso il mio.

Il suo sorriso, più bello e raggiante dell'alba.

《Sta notte ho ripulito tutto》avvisò.
Aveva la voce ancora impastata dal sonno.
Sorrisi.
《Non serviva》
Rispose con un alzata di spalle.

Feci scorrere la mia mano per tutta la sua schiena, fermandomi una volta finita.
《Ci serve un bagno》

Poco dopo eravamo già nella stanza da bagno.
Simon si era portato la camicia ed i pantaloni dalla sera prima, che ora sarebbero stati sicuramente stropicciati.

Il bagno era grande e bianco, colorato da una parete di mattonelle blu, sparse di qua e di là, altre disegnavano vasi di fiori.
Al centro della parete vi era la mia grande vasca, ma per limitare le effusioni amorose scelsi la doccia.

Entrammo nel grande box di vetro, aprì l'acqua calda.
Abbracciai Simon da dietro e restammo lì per un po' a goderci il tepore, mentre l'acqua lavava le nostre zozzerie della calda notte che avevamo trascorso insieme.

Una volta lavati avvolsi entrambi in un asciugamano gigante.
La avvolsi ai nostri corpi e ci asciugammo.
I nostri corpi erano divenuti come la luce per le falene, non riuscivamo più a staccarci, era tutto così magico...
Era tutto così vero.

Quelle parti di noi che avevamo iniziato a conoscere la notte scorsa si scontrarono per la vicinanza, le labbra lasciarono qualche bacio sul collo, le mani pronte ad artigliarci, ma riuscimmo a trattenerci.

Simon rimise le mutande ed i pantaloni.
Io invece tornai in camera così com'ero, tanto il bagno era annesso alla stanza.
Aprii l'armadio.
Simon era dietro di me e sapevo esattamente dove gli fosse caduto lo sguardo.
《Cerca di non sbavare》Dissi scherzoso.
《Non sto sbavando》protestò divertito.

Indossai una semplice vestaglia di finta pelliccia, ma altrettanto morbida, che si avvolse al mio corpo pallido.
Legai con quello che pareva il nastrino dell' accappatoio.
Vestito così non solo stavo comodo e caldo, ma lasciavo anche parte del petto scoperto, così che Simon potesse fissarlo.
Indossai poi la collanina con la croce d'oro, ne avevo bisogno.

《Possiamo andare》avvisai.
E così facemmo il nostro scandaloso ingresso nella sala dei pasti e ci sedemmo vicini.
Tutti gli occhi erano riversi su di noi, da quelli genuini e caldi di Linda e Sara.
A quelli severi e freddi dei miei genitori.
Avrei tanto voluto che fossero ancora i genitori affettuosi di un tempo.

Svolti i saluti iniziammo la colazione.
I regnanti indossavano lussuosi abiti, le altre avevano delle felpe offerte dai nostri stilisti indossate sui pigiami.

Nessuno badò alla camicia stropicciata di Simon e non fecero commenti sulla mia vestaglia.
Il mio ragazzo aveva preso posto accanto a me, informati che quell'oggi mi sarei ritirato a studiare, i miei parvero rassicurati.

Mi dedicai allo smörgåsbord, la colazione a buffet sulla tovaglia bianca e adornata da cestini colmi di fiori colorati, la tenue luce dell'alba entrava dall'unica finestra non nascosta dalla tenda che richiamava lo stesso colore delle cornici al muro.

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