Capitolo quindicesimo : Qualcuno che possa farti del male .

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Arlene e Theodor avevano passato una di quelle notti .
Quelle notti in cui il freddo non si sente più, e il corpo umido dell'altro ti scalda molto più delle lenzuola.

Ma ora basta parlare d'amore, Arlene e Theodor hanno una vita lavorativa, ed è giusto parlare di come stiano andando le cose.

Arlene- Amore io vado in editoria . Ho il colloquio .
Theodor- Cosa scrivi ora?
Arlene- Non si dice, fin quando non mi daranno la conferma della pubblicazione...

Arlene aveva solo paura di dirgli la verità. Aveva intenzione di parlare riguardo una certa famiglia. Una famiglia potente, guarda caso inglese, che tenesse un segreto molto oscuro . Sapeva che Theodor non ne sarebbe stato contento, ma nonostante ció, Arlene gliene parló subito dopo aver avuto quella conferma.

Theodor- No! Scordatelo.
Arlene- Nessuno capirà che sei tu!!
Theodor- No. Mi stai solo usando.

Theodor aggricciava le sopracciglia , come fanno i bambini. E distoglieva lo sguardo dal volto di Arlene, che lo fissava con il naso arricciato e gli occhi socchiusi, in segno di sfida...

Arlene- Dammi solo una buona ragione!
Theodor- Non devi usarmi per scrivere un libro...
Arlene- ma non ti sto usando!
Theodor- Cosa vuoi sapere?
Arlene- Non lo so... quando vedete un uomo lo mangiate ? Cioè avete fame? Nel senso... vorreste mangiarlo?
Theodor- Arlene...
Arlene- I bambini? Li portate via? O preferite gli adulti ...
Thedor- Senti...
Arlene- Che sapore ha la carne umana?
Theodor- BASTA!

Theodor urla con la voce graffiata, in segno di sfinimento...

Theodor- Sai cosa mi sono sempre chiesto? Perchè sono nato così. Perchè non potevo giocare con i bambini della mia età all'asilo. E soprattutto perchè non mi portavano all'asilo. Lo vuoi sapere perchè? Perchè giocare con le macchine era una cosa da uomo, anzi da bambino debole... Io non potevo, perchè io ero un lupo, e quindi ad un anno dovevo correre per chiappare le lepri. E se non le squarciavo davanti gli occhi di mio padre, mi graffiava. E gli altri lupi  mi prendevano in giro.  Sai quanti pianti si è fatta mia madre prima di accettarmi? La mia mente animale ricorda le gocce salate che cadevano dai suoi occhi , mentre la sua testa umana si chiedeva perchè mai si fosse innamorata di un mostro come quello. Ecco cosa mi chiedevo Arlene, e tu cosa mi chiederesti ora?
Arlene- Theo...
Theodor- Ora sai perchè non voglio quel libro.

Theodor sbatte la porta e va via... a lavorare suppongo. Lui usava sempre la moto, oppure ora che aveva acquistato confidenza , la macchina di Arlene. Non si vedevano più le sue sembianze da lupo dal giorno del passaggio.

Arlene esce da casa, passa prima in editoria a disdire la pubblicazione dell'anteprima di quel libro e chiedendo una settimana di tempo ancora per scegliere di cosa trattare. Ormai Arlene era di casa, il suo contratto era stabile : grazie al successo dei suoi libri, poteva permettersi qualche sgarro ogni tanto. Dopo aver chiarito questo particolare, chiamó Lia ... era ora di parlare.
Parlare del perdono e del matrimonio.

Arlene- Lia?
Lia- Pronto?
Arlene- Mi senti?
Lia- Si ora sì, che c'è?
Arlene- In quale parte del mondo sei ora?
Lia- Ho preso casa qui Arlene... Arturo ha trovato lavoro e io ho lasciato quello da cassiera. Ma ne ho trovato un altro, e adesso sto lì... non posso parlare.
Arlene- Dove ?

Lia chiude la chiamata . Di bar ce n'era uno . E Arlene lo sapeva bene, conosceva di quella piccola città anche il numero dei san pietrini , conosceva i negozi , la biblioteca comunale , e il bar per eccellenza . Un piccolo bar all'angolo della strada : tra gli uffici degli avvocati e gli studi dei medici. Ecco perchè andava bene. La mattina ti accomodavi al banco e aspettavi la tua caffettiera calda, potevi aggiungere da sola il latte e anche lo zucchero : polvere o zollette. Per quanto riguardava il caffè era preparatissimo. Al massimo potevi trovare un tè caldo, o qualche birra sotto marca, non aspettatevi frappé o gelati :il vecchietto che lavorava lì non sapeva nemmeno cosa fossero .

Arlene entra, e ovviamente c'è Lia.

Arlene- Un caffè testa di zucca.
Lia- Fanculo, che ci fai qui. Sto lavorando.

Arlene cercava di scherzare come avevano sempre fatto. Il "testa di zucca" e il "fanculo" erano di rito .

Arlene- Allora ... il matrimonio?
Lia- Che ti importa?
Arlene- Ti vesti di viola o ce la fai a mantenere un minimo di tradizione?
Lia- Mi vesto come voglio.

Arlene la stava stuzzicando.

Arlene- Allora questo caffè?
Lia- Arlene... arriva.
Arlene- Sei sempre così lenta...
Lia- Arlene...
Arlene- Fammi finire. Sei così lenta... e maldestra. Pensi a tanti uomini e mai ad uno solo. Sei testarda . Vuoi il sesso feroce ,ma te la prendi se poi la mattina non ti abbraccia e non ti bacia in fronte. Sei estroversa, ma nessuno sa mai niente di te. Io so qualcosa...
Lia- Non sai niente.

Lia piano piano iniziava ad ammorbidirsi. Infondo Arlene con le parole era brava , e lei lo sapeva.

Arlene- Zitta e versami questo caffè. Non importa quale sia la tua scelta. Basta che ti renda felice. Vuoi sposarti? Saró la tua damigella, anzi la tua testimone addirittura. Vuoi scappare dalla chiesa? Saró fuori ad aspettarti con la macchina dei tuoi sogni e tue biglietti per LA. Basta che te la smetti di tenere il muso e di riempire la mia tazza con questo caffè amaro .
Lia - Hai detto che lo volevi...
Arlene- Dovresti sapere che mi fa schifo.

Arlene e Lia scoppiano a ridere, ah quanto mancavano quelle risate. Spontanee, vere, commoventi.

Lia- Sarai la mia testimone... ah...Arturo non ha nessuno qui, ti va se Theodor faccia il suo? Sai, non vuole invitare i suoi amici della Spagna, altrimenti verrebbe troppo in grande , vogliamo una cosa romantica e privata.

Arlene- Vabene , Vabene. Lo faró.

Ora doveva semplicemente tornare a casa, e chiedere ad un mezzo lupo incazzato se volesse fare da testimone a uno spagnolo sconosciuto che a mala pena parlava la loro lingua.

Arlene- Theo... sono a casa!
-Dove sei?
-Theodor?

Arlene fa squillare il suo telefono, che si sente dalla stanza accanto. La camera degli ospiti , con la terrazza: Theodor aveva spalancato tutta la finestra e si moriva di freddo.

Arlene andó ovviamente a chiuderla.

Theodor- Lascia, io dormo qui sta notte.
Arlene- Vabene . Anche io.

Arlene si rannicchia tra le braccia di Theodor, si tira su la coperta fino al naso . E inizia a parlare , come sempre.

Arlene- Ho disdetto il libro . Avevi ragione, sarebbe stato irrispettoso. Quindi... ho una settimana di tempo per trovare un nuovo argomento.

Theodor non risponde.

Arlene- La mia più grande paura Theo, ad oggi, è che qualcuno possa farmi del male . E sto con un lupo. Non ti sembra strano?

Theodor- Perchè dici questo?

Arlene- Ma nonostante ció sono innamorata di te.

Theodor- Arlene...

Arlene- Sì?

Theodor- Lo sono anche io...

Arlene- Allora facciamo la pace?

Theodor- Perchè mi hai detto quella cosa?

Arlene- Per non farti pensare al perchè tu fossi ancora arrabbiato...

Theodor- Tremenda proprio.

Arlene- Dormiamo?

Theodor- Buonanotte pallosa.

Alrene- Ah devi fare da testimone ad Arturo.

Theodor- A chi?

Arlene - È una lunga storia .... Buonanotte Theo.

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