Capitolo 4

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Mi sveglio la mattina controvoglia.  Helene è gia sveglia e mi guarda male. -Le mie scarpe?- io abbasso lo sguardo,colpevole. -Trent era ubriaco...lo ho portato al dormitorio...ma con i tacchi non era facile...- Lei sospira esasperata, poi sorride. -Avete legato?- chiede. È per caso impazzita? -No. Non legherò mai con lui.- dico e vado in bagno. Mi metto un maglione e dei jeans. Entro in classe con un po' di ritardo. -Scusi prof.- dico e mi vado a sedere. Poi vedo che l'unico posto libero è accanto a...Trent. -Tu fai scrittura?- chiedo scioccata. Fa un sorriso sghembo. -Da quando ho scoperto che dipinto non è per imparare a fare i modelli per quadri...- Che razza di idiota. Mi siedo e cerco di andare il più lontano possibile da lui, che però avvicina la mano al bottone dei miei jeans. Gli infilzo la mano con le unghie. Lui la sposta via subito, con un ghigno sulla faccia. Io sospiro e chiudo gli occhi. Conto fino a dieci e li riapro. "Che diamine volevi fare?" gli scrivo sul banco. "Oh bè, sai ho fame volevo farmi delle frittelle. INDOVINA?" io rido,ma per poco. Devo essere arrabbiata. "non ti permetto di toccarmi in camera mia su un letto,figurati se te lo permetto qui!" Ride. Cavolo ti ridi? Io sono serissima! "Ti porterò a letto. Stanne certa. Nessuna mi resiste." Ridacchio."Per questo io ti resisto. Io sono nessuno" scrivo e lui sta ler rispondere, ma la campanella suona e corro verso l'uscita. Helene mi blocca. -Ti vuole parlare- indica Trent. Io sbuffo. -Che vuoi?- sbotto acida. -Grazie per ieri sera, comunque. Ah e tra parentesi, io dormo nudo, ma non volevo metterti a disagio- Mi accarezza la treccia. -Scioglila e ti ritrovi sterile, ti avverto- Le sue labbra si arricciano per un secondo. -Perchè è così importante la tua treccia?- chiede,curioso. -Non sono affari tuoi-rispondo acida, ma la voce trema un po'. -Che succede? Ho fatto qualcosa che non va?- Si, ma non lo hai fatto apposta. -Si, respiri. Ti prego, lasciami sola. Non sono dell'umore adatto a litigare, okay?- Lui sta per ribattere ma lascia perdere. -Okay- mi da un bacio sulla guancia e va via. Io rimango là impietrita, fino a quando qualcuno mi abbraccia da dietro. -Jordan!- urlo e lo abbraccio. -Ti voglio bene cuginetto- dico nel suo petto. -Tutto bene?-chiede, preoccupato. -Chi era quello che ti baciava sulla guancia?- io scoppio a ridere. -Sei geloso? Comunque un amico della mia compagna di stanza.- Lui mi sistema la treccia. -Perchè ancora la porti?- Saràa centesima volta che me lo chiede.-Lo sai perchè- Porta le mani sulle mie guance. -Devi andare avanti- Abbiamo fatto questo discorso per miliardi di volte, e ancora crede di potermi battere.-Credi che sia facile? Credi che non ci stia provando? Credi che basti il pensiero e l'immagine dei tuoi genitori e dei tuoi migliori amici morti passi?- Lui mi abbraccia forte. -Scusa. Ora vado, ho lezione- mi da un piccolo bacino sulla fronte e se ne va. Io mi avvicino a un angolo isolato per crollare in un pianto disperato.
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Ormai si è fatta sera, e io sono ancora a piangere. Non ho pranzato o cenato, e il mio telefono brulica di messaggi-insulti di Helene, che sta morendo di preoccupazione. Vorrei tornare e smettere di piangere, ma ogni volta che ci provo mi rivengono in mente loro. Le risate con loro, i litigi, le paci. Vedo le serate in cui tornavo a mezzanotte e trovavo papà addormentato sul divano. Vedo le cene passate a guardare film sul divano con i miei. Un'altra lacrima lascia il mio occhio. Sento un rumore alle mia spalle. -Alexis!- urla una voce conosciuta. Io mi asciugo in fretta le lacrime, quando Trent mi abbraccia forte. -Dico, hai idea di cosa hai fatto?Helene e tuo cugino stanno pensando al peggio!-poi mi guarda. -Ma...stavi piangendo?- chiede più dolce. -N-no. Io...mi ero persa e non sapevo come tornare- mento. -E questi occhioni lucidi?- Cazzo. -Non stavo piangendo!- Mi allontano un po'da lui, che peròi blocca. -Le tue guance sono bagnate- osserva lui. -Non stavo piangendo!- che palle questo oh.-Non piangere mai più okay?- sussurra passando un dito sulla mia guancia. -Fosse facile...comunque ti prego non dirlo a nessuno...- sorride.-il tuo segreto è al sicuro. Posso sapere perchè piangevi? È colpa mia?- chiede preoccupato. -No...tu non c'entri. E no, non lo puoi sapere- Lui annuisce sconfitto. -Hai fame?- Annuisco. Mi trascina fino a un bar. -Non ci sono ristoranti...- si scusa. -Grazie.- Prendo due tramezzini e una bottiglietta d'acqua. -Non bevi?- chiede. -No...io...non mi piace bere- Mi ricorda troppo l'ubriaco che uccise le persone più importanti della mia vita.-D'accordo- dice prendendo il mio tramezzino e dandogli un morso. -Ehy!-protesto io ridendo. Non è poi così male. Forse lo ho giudicato troppo presto.

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